𝐐𝐮𝐚𝐫𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨𝐯𝐞

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Celeste

«Scema, oggi tocca a te a cantare in studio» mi disse Maria, mentre finivo di ripulire il bancone.

«Davvero?» chiesi euforica e felice allo stesso tempo.

«Si davvero, quindi preparati e vai in sala relax. Ci sono anche gli altri, poi vedi tu chi portare...»

«Va bene Maria, grazie mille!» lanciai un bacio alla telecamera, saltellando felice.

«Di niente» ridacchiò come al solito, per poi interrompere il collegamento.

Velocemente andai in camera per cambiarmi, ed indossai un semplice leggins nero e una felpa lilla, con le solite air force bianche.

Presi una mascherina nuova e andai in sala relax.

Speravo di non trovarci Luigi, almeno per il momento; ieri sera alla fine non avevamo più parlato, o perlomeno lui mi ha chiesto due volte di parlare, ma io testarda come sono ho rifiutato entrambe le volte.

Avevo bisogno del mio tempo, come io ho sempre rispettato il suo, oggi l'arrabbiatura di era affievolita diciamo... sicuramente avremmo trovato il tempo e il modo per parlare.

Entrai in sala relax, e visto che la fortuna non era mai dalla mia parte, Luigi era lì...

«Celeste!»

«Si Maria?» alzai lo sguardo, dopo aver posato il giacchetto nell'armadietto.

«Inizia a venire e porta chi vuoi»

«Va bene! Allora chi vuol venire venga» alzai le spalle, mentre tutti iniziarono a seguirmi in studio.

Avrei cantato per la prima volta davanti a loro "glicine", ci tenevo davvero tanto a questo pezzo, proprio come per il primo inedito, era un'altra piccola parte di me.

I ragazzi si sistemarono ai loro banchi e tra loro c'era anche lui, ovviamente.
Raggiunsi il centro dello studio con il microfono in mano, e chiedi alla produzione di mandarmi la base.

"...Ricordo ancora quella sera guardavamo le
Le code delle navi dalla spiaggia sparire
Vedi che son qui che tremo
Parla, parla, parla, parla con me
Ma forse ho solo dato tutto per scontato e
E mi ripeto: che scema a non saper fingere
Dentro ti amo e fuori tremo
Come glicine di notte
Ora che non posso più tornare
A quando ero bambina
Ed ero salva da ogni male
E da te, da te, da te..."

Quando terminai di cantare, sentii i ragazzi dietro di me iniziare ad applaudire.

«Grazie grazie» ridacchiai e feci un inchino, facendo finta di tenermi i lembi di una gonna tra le mani.

~

«Secondo voi devo andarci a parlare?» chiesi ad Alex e Nicol, che in quel momento erano fuori in veranda con me.

«Secondo me si, almeno gli fai capire cosa ti da fastidio di quello che fa e cerca di limitarsi...»

«Si anche secondo me, chiarite subito e tornate quelli di sempre» rispose a sua volta Nicol.

«Ma adesso?» li guardai confusa, dopo che loro ebbero fatto allo stesso con me, ma con insistenza.

«No domani»

«Ok ok ho capito, adesso vado» sussurrai alzandomi dal divanetto.

«Brava, poi facci sapere come va eh» mi incoraggiò scherzosamente Alex.

Cercai Luigi per tutta la casetta, ma sfortunatamente non lo trovai...

«Oh eccoti! Possiamo parlare? Riguardo quella cosa di ieri...» gli chiesi subito, dopo averlo visto rientrare dalle lezioni.

«Si aspetta un attimo che vado a posare lo zaino di là» annuii e lo guardai andare in camera sua.

«Andiamo fuori?» mi chiese dopo essere tornato in cucina.

«Si, però andiamo sul retro»

In silenzio allora, camminammo l'uno accanto all'altra per andare fuori. Le nostre mani si sfiorarono svariate volte, ma dovetti fare violenza psicologica su me stessa, per non prenderla ed incrociare le nostre dita.

«Allora?» chiese, dopo aver passato qualche minuto in silenzio.

«Ieri ci sono rimasta male, perché stavamo insieme noi due, finalmente, e appena Elena è venuta a chiederti della cover, tu hai accettato quasi subito; come se il fatto che fino a quel momento eravamo insieme, non ti importava più di tanto, capisci?»

«Si certo, ma lo sai come sono fatto, cerco sempre quando posso, di essere disponibile per tutti»

«Ho capito, ma mi ha fatto rimanere male il fatto che tu abbia preferito stare con lei che con me, che sono la tua ragazza...»

«Non è che ho preferito stare con lei Cele, aveva solamente bisogno di aiuto per la cover, niente di più!»

«Certe volte me pari n'salame... c'era anche Luca in casetta ieri, però ti sei chiesto perché è venuta a chiamare te anziché lui? Anche perché a quanto pare c'hanno n'impiccio» mischiai il mio dialetto con l'italiano, e speravo riuscisse a capire quello che avevo detto.

«Non lo so... magari non lo sapeva che c'era anche lui?»

«Come sei ingenuo certe volte... ma non hai visto come ti guarda? No perché io l'ho visto molto bene, ma non ho mai detto niente per non creare discussioni inutili» buttai finalmente tutto fuori, sentendomi finalmente più leggera.

«Ma io non faccio caso a come mi guardano le altre, vedo solo come mi guardi tu e basta, perché del resto non me ne faccio niente...» mi guardò serio negli occhi, e lì sentii un calore espandersi nel mio basso ventre.

«Va bene, ma lei non ti guarda come io guardo Luca o Alex, ti guarda quasi come io faccio con te!» abbassai il tono della voce, volgendo lo sguardo verso il basso, sentendomi tutt'un tratto insicura.

Elena era una bella ragazza e questo lo sapevamo tutti, tanto che a volte mi sentivo in soggezione a stare accanto a lei, vedendola più carina di me...

«Te lo ripeto non ci ho mai fatto caso, perché di lei non mi importa. È solo un'amica... e tu non devi aver paura davvero Cele, anche perché lo sai che sei la persona più importante per me qui dentro» concluse il suo discorso, accarezzandomi una guancia.

«Lo so, però a volte è inevitabile non sentirsi così... lei è letteralmente perfetta, non le si può dire assolutamente niente, piace a tutti...»

«Ma non a me. Dovresti smetterla di pensare queste cose, siamo tutti diversi e anche tu sei perfetta e non dovresti mai paragonarti alle altre, perché sei unica, sei bella, ma specialmente perché sei tu, Celeste e basta» puntò il suo sguardo nel mio, facendomi arrossire. Mi slanciai verso di lui e lo strinsi in un abbraccio bisognoso.

«Se il fatto che Elena mi chieda di passare del tempo con lei tu da fastidio, la prossima volta le dico di no, così stiamo insieme ok?» mi sussurrò all'orecchio, e io in risposta annuii con il volto immerso nell'incavo del suo collo.

«Sei speciale Lu' davvero» soffiai sul suo collo, facendolo rabbrividire.

«Anche tu, tanto»

Sentivo, dopo tanto tempo, di aver finalmente, trovato la mia persona nel bene e nel male...

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nota autrice

Pace fatta! Ma non bisogna cantar vittoria troppo presto...
All'inizio abbiamo Celeste che canta per la prima volta "glicine", la canzone dedicata al fratello.
E infine abbiamo la coppietta che si riunisce, e finalmente Celeste confessa a Luigi di esserci rimasta tanto male per il gesto che aveva fatto, e lui se notate gli dice la fatidica frase che avevo scritto quando ho presentato i personaggi nella prima parte.
Chi pensate abbia ragione, Celeste o Luigi?
Se vi ha fatto piacere leggere il capitolo, lasciate una stellina!

𝐓𝐢𝐞𝐧𝐢𝐦𝐢 𝐒𝐭𝐚𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 || 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐢𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora