𝐓𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚

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Celeste

Eravamo tornati in casetta da circa un'ora, e io non avevo ancora rivolto la parola a Luigi, quella faccenda l'avevo presa veramente sul personale.

«Ma perché non gli parli? Non ho capito»

«Ma che non lo hai visto come si era incantato a guardarla Nic? Gli hai dovuto tirare una pizza sul braccio per farlo svegliare!» mi buttai di schiena sul suo letto sfinita, con ancora i capelli umidi per la doccia.

«Si e ok va bene, ma quella ragazza non la vedrà mai più, non è successo niente, ci sta magari dopo il bacio che vi siete dati, fargli una piccola ramanzina, ma non la tirare per le lunghe» rispose dolcemente sedendosi accanto a me.

«Mh poi vediamo, tu come stai?» le chiesi riferendomi al fatto che la prossima settimana, avrebbe dovuto affrontare una sfida.

«Sto bene tranquilla Lele» la nostra conversazione venne interrotta da qualcuno, che stava bussando alla porta della stanza, precedentemente chiusa da noi.

«Avanti» pronunciò Nicol alzandosi immediatamente in piedi, quasi come se sapesse chi era che bussava.

«Possiamo parlare?» distolsi lo sguardo dal soffitto, per puntarlo nei suoi occhi.

Annuii semplicemente, e a quel cenno Nicol corse via dalla stanza ridacchiando.

«Mi dici perché fai così?» mi disse mettendosi seduto accanto al mio busto, mentre ero ancora sdraiata.

«Che faccio io?»

«Non mi guardi nè mi parli, che ho fatto?» chiese prendendo ad accarezzarmi lentamente i capelli.

«Dovresti saperlo...» mi portai le mani sulla fronte, dato che solo a guardarlo mi sentivo sciogliere.

«È perché ho guardato la sfidante di Serena?» non dissi niente, ma annuii e basta.

«Che scema che sei, solo tu puoi fare così per una stronzata del genere» rise mente spostava la mano sulla mia guancia.

«Non sono stronzate, perché l'hai guardata fisso?» incrociai le braccia al petto, fingendomi ancora arrabbiata, visto che l'incazzatura si stava man mano affievolendo.

«Quando una persona entra nella stanza in cui sei tu non la guardi?»

«Si ma che c'entra non è che mi metto a fissarla con insistenza» sbottai ovvia.

«Stiamo veramente così per una cazzata Ce'» mi guardò con dolcezza, mentre continuava a passare l'altra mano su e giù sulla mia coscia.

«Era bella vero?» chiesi scoraggiata, riferendomi alla ragazza.

«Non era brutta, ma voglio dire... tu ti sei vista? Sei bellissima Ce' non devi preoccuparti di niente» parlò, mentre i nostri respiri si fondevano tra di loro, data la nostra vicinanza che stava diminuendo sempre di più.

«C'è di meglio fuori...» questo era un altro lato del mio carattere, l'insicurezza verso me stessa.

«Siamo tutti diversi, ed io non potrei chiedere di meglio, queste cose non dovresti neanche pensarle, non voglio sentirti mai più dire una cosa del genere capito?» continuò mentre si avvicinava sempre di più.

𝐓𝐢𝐞𝐧𝐢𝐦𝐢 𝐒𝐭𝐚𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 || 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐢𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora