𝐓𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨𝐯𝐞

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Celeste

Erano precisamente le 23:59 del 24 novembre, aspettavo con ansia la mezzanotte solo per potergli dire due parole...

«È appena scattata la mezzanotte, questo vuol dire che è un anno che non ci sei più, Lollo.
Passano i giorni, i mesi, gli anni e tu continui a non esserci. Io ti aspetto comunque anche se so che non tornerai, anche se il tuo cuscino non porta più il solco della tua testa, anche se la polvere continuerà ad accumularsi sui tuoi vestiti. Passano i giorni, i mesi, gli anni ed io provo ad essere forte, dico a me stessa che sono una roccia imbattibile, ma la verità è che mi basta sentire il tuo nome, vedere il tuo sorriso, ripensare ai tuoi capelli, per morire di nuovo, ancora un'altra volta e tornare ai miei diciassette anni, quand'ero ancora la tua sorellina» parlai con un tono a malapena udibile, senza bloccarmi, lasciando che le lacrime scendessero liberamente sul mio viso.

«Ho tatuato il tuo nome sul braccio, forse stupido, vero? Ma sento di volerti portare con me sempre, come se fossimo insieme. Una piccola scia che di nascosto mi fa sentire protetta e al sicuro, come succedeva in passato. Sarò forse patetica, ma sai che in fondo, sono sempre stata una debole piagnucolona e che certe cose proprio non posso fare a meno di lasciarle indietro. E tu, sei una di quelle» dissi passando i polpastrelli della mano destra sull'avambraccio sinistro, dove c'era tatuato il suo nome, da più di sei mesi ormai.

«Mi manchi tanto» terminai con la voce spezzata, passandomi le mani sulle guance per asciugarle.

Subito dopo sentii la porta dietro di me chiudersi piano, cercando di non far rumore. Successivamente sentii rumore dei passi...qualcuno era uscito in veranda e si stava mettendo seduto accanto a me, sul gradino.

Non provai neanche a voltare lo sguardo verso sinistra, sapevo già chi era seduto accanto a me, d'altronde era l'unico che sapeva di Lorenzo...

«Grazie» dissi appoggiando le testa sulla sua spalla, coperta da una giacca in pelle.

«Di cosa?» chiese piegando la testa in avanti, cercando di guardarmi in faccia.

«Grazie perché anche se ti dico di lasciarmi stare tu ci sei sempre, ogni volta»

«Mi viene naturale venire a cercarti ogni volta che non ti vedo, o parlarti quando stai male. Grazie te lo dovrei dire io a te, perché anche se ti ho detto quelle cose non mi cacci via. O perlomeno lo fai ma indirettamente» scherzò facendomi ridacchiare.

«Non volevo dirti quelle cose, perché non sono per niente vere Ce'» perché stavamo parlando di questo adesso?

«E allora perché le hai dette?»

«Perché l'amore mi mette una paura fottuta; è l'unica emozione che non riesco a controllare. Ti ho detto quelle cose semplicemente per questo, ci sono stato male anche io, non volevo dirti quelle cose ma il cervello in quel momento, mi aveva detto che era la cosa giusta da fare»

«Ma perché ti ostini a dover controllare le emozioni, non capisco questa cosa»

«Per il diabete, devo dosare tutte le emozioni, non posso piangere, non posso arrabbiarmi o essere nervoso e non posso esaltarmi più di tanto»

«Oh non lo sapevo, però questo non giustifica la tua paura dell'amore, se ti va ne possiamo parlare»

Stavamo chiacchierando come se tutto quello che c'era stato tra noi, non fosse mai successo.

«Diciamo che è stata un po' colpa della mia ex, certo è stata una parte della mia vita, che non rinnego sia chiaro, però non è stato facile.
Anche perché poi, ci si erano messi in mezzo anche i suoi genitori e visto che io queste cose non potevo reggerle, ci siamo lasciati; adesso ho il terrore che possa succedere di nuovo, per questo ho paura ad innamorarmi...»

«Tu hai paura io invece, non auguro a nessuno di innamorarsi di me. Insomma, faccio fatica a tenermi testa io figurati qualcun altro...
Non auguro a nessuno di avere a che fare con le
mie paranoie, con l'ansia che mi toglie il sonno.
Non auguro a nessuno di assistere alle mie crisi,
quando sembra che tutto vada bene e dal nulla
scoppio; tra le note di una canzone, tra un ricordo, tra le pagine di un libro, scoppio, e sembro così drammatica che neanche nei film...
Sono esagerata, non ho limiti, non so vedere le sfumature, neanche nell'amore.
Non auguro nessuno i miei pensieri più negativi.
Io non auguro a nessuno di portarsi dietro un pezzo di me, perché non avrà solo un pezzo a cui badare, perché ho paura ad amare per completo, perché ho paura di buttarmi nel vuoto ad occhi chiusi stringendo in mano la speranza.
Io ho paura di lasciarmi andare, di avere altre
sensazioni che non siano la rabbia perché so quanto sia dannatamente difficile per me, avere il controllo su tutte le altre emozioni. Quindi no, io non auguro a nessuno di innamorarsi di me. Ma spero con tutto il cuore in quella persona che
sappia avere il mio cuore in mano e vederci la
sfumatura chiara tra mille toni scuri»

Forse avevo parlato troppo, come al solito...

Luigi fissava il cielo in silenzio, senza dire niente.
Si sentivano solamente i nostri respiri disperdersi nell'aria fresca...

«Arriverà... arriverà quella persona che saprà custodirsi il tuo cuore, quella persona che anche se senti il suo nome, ti verranno le farfalle nello stomaco, ne sono sicuro. Che ne sai magari potresti avere la tua persona a pochi metri da te e non accorgertene nemmeno»

Mi fece staccare dalla sua spalla, per portarmi tra le sue gambe divaricate a terra, così potevamo essere faccia a faccia.

«Sai all'inizio volevo solo cercare di proteggere i miei sentimenti...» iniziò tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi e una presa salda sui miei fianchi.

«Ma non hai bisogno di proteggerti da me» parlai a bassa voce, mentre portavo le braccia attorno al suo collo.

«Lo so... E quando l'ho capito non ho fatto altro che pensarti tutto il giorno. Così mi sono nascosto per proteggere te»

Ci stavamo avvicinando ogni secondo di più, ero tornata a sentire il suo respiro sulle labbra...

«Ma proteggermi da cosa Lu'?»

«Da me» alternai lo sguardo, facendolo passare dai suoi occhi alle sue labbra, arrossate per i morsi che gli stava dando.

«Non ho bisogno di essere protetta da te... Semmai ho bisogno di stare con te!»

Non appena finii la frase sentii le sue labbra premere sulle mie, subito ricambiai posandogli una mano sulla guancia fredda.

Se mi bacia muoio, se non lo fa muoio lo stesso, due volte.

Dovevo ancora capire perché tra le sue braccia si stesse così maledettamente bene; tanto da spingermi a restarci tutta la vita.

«Adesso sto bene, finalmente» disse dopo essersi staccato.

Allora con gli occhi lucidi e le labbra arrossate, gli afferrai il mento e lo baciai con foga, perché volevo trasmettergli un po' dei miei battiti in eccesso.

E adesso cosa sarebbe successo?

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nota autrice

Capitolo decisamente triste...
Abbiamo Celeste che parla rivolgendosi al fratello, Lorenzo. Poi arriva Luigi, che la consola un po'.
C'è anche un discorso sull'amore di Celeste e infine qualche bacio tra questi due scemi.
Cosa succederà?
Se vi ha fatto piacere leggere il capitolo, lasciate una stellina!

𝐓𝐢𝐞𝐧𝐢𝐦𝐢 𝐒𝐭𝐚𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 || 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐢𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora