104

383 14 0
                                    

Mi alzai dal letto, ancora nuda, ed iniziai a rivestirmi con i pochi abiti ancora puliti a mia disposizione: notai, con orrore, che si trattava di un paio di bermuda di jeans e una maglietta rosa confetto con una scritta sciocca, mi osservai perplessa allo specchio: cosa diavolo pensavo, quando avevo infilato dentro alla mia valigia quegli obbrobri fuori moda che mi stavano malissimo?

Mi osservai con una smorfia allo specchio: non sembravo nemmeno io. Mi avvicinai alla mia immagine riflessa e mi accorsi che, per lo meno, ora sembravo molto più giovane, senza trucco e senza i miei soliti vestiti firmati.

Leonardo mi guardava ancora sdraiato sul letto, con un'espressione che era a metà tra il divertito e il perplesso.

-E ... così ... questa è la tua divisa del tempo libero? - chiese trattenendo a stento una risata bianca.

-Leo, smettila: stai mettendo a dura prova la mia pazienza – lo guardai male, infilandomi le scarpe da ginnastica, pronta per partire.

-Non te ne starai andando sul serio? - chiese sorpreso.

Mi voltai e scoppiai a ridere:

-Lo vedi che sei proprio un ragazzino? - corsi tra le sue braccia e lo strinsi forte, poi alzai il viso verso di lui e dissi: - Non ti avevo detto che ti avrei aiutato a fare la valigia?

Sorrise sulla mia spalla e borbottò:

-Sei in grado di farmi dimenticare tutto. - restituì l'abbraccio e mi persi per qualche minuto in quel contatto dolce e, al tempo stesso, coinvolgente – Non ci sono dubbi o paure: quando ti guardo mi sento al sicuro, come se fossi a casa, come se davvero, al mondo, non ci fosse altro posto per me.

Mi piaceva perdermi in quell'assoluta perfezione, perché più si cresce e più si sente il peso di ciò che si vive e io, in quel momento, stavo vivendo un momento da ricordare per tutta la vita, l'ennesimo che era in grado di regalarmi, in un attimo in cui avevo davvero bisogno di sentirlo mio, mio per sempre.

-Leo?

-Cosa? - chiese immerso tra i miei capelli.

-Dimmi che va tutto bene.

-Va tutto bene – rispose con sicurezza, senza esitare nemmeno un secondo, con una certezza che mi scaldò il cuore.

Così, dopo qualche secondo, mi ritrovai a fare la sua valigia con cura, a piegare le camicie, le magliette, i pantaloni, a riporre le scarpe con cura dentro ai sacchetti sterilizzati, a sistemare il suo beauty case con il profumo, il dopobarba, lo spazzolino e il balsamo.

Sistemai tutto con una cura quasi maniacale, perché volevo che trovasse tracce di me dappertutto, anche solo aprendo la sua valigia in un'anonima camera da letto, volevo che, domani, tra milioni di sconosciuti, sapesse che ero sua, che noi eravamo per sempre, che sempre saremmo stati una cosa sola, che mi sarei presa cura di lui per il resto dei miei giorni, che non ci sarebbe stato mai nessun altro.

Nel frattempo, mi guardava divertito ed intenerito per tutta l'attenzione che mettevo nel rifare quella stupida valigia, che sarebbe stata con lui, quando io sarei stata lontana.

-Ok – dissi infine richiudendo la cerniera, soddisfatta del mio lavoro. D'altra parte, dovevo iniziare da qualche parte e quella era una buona partenza. - Direi di aver preso tutto, è tutto in ordine: le magliette stirate sono sopra a tutto, le scarpe nella tasca davanti. Tutta la roba di igiene sono nel beauty case, qui al lato.

-Grazie – rispose con un mezzo sorriso, come se non mi stesse nemmeno ascoltando.

Alzai lo sguardo e mi sentii quasi in colpa per tutta quella felicità che aveva portato nella mia vita. Era come se un nuovo sole fosse sorto all'improvviso, spaccando tutto, facendomi dimenticare che cosa fosse il dolore, facendomi dimenticare anche che, negli ultimi tempi, le cose non erano andate propriamente bene per me.

TrentacinqueWhere stories live. Discover now