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Rimasi di fronte a lui guardandolo come se fosse stato il più incredibile fenomeno da baraccone del mondo, come se fosse stato un pazzo, insensato, o avesse parlato qualche strana lingua sconosciuta.

-Che diavolo stai dicendo? - chiesi aggrottando la fronte.

-Quello che ho appena detto – rispose semplicemente, allargando le braccia. -Francesco, vattene per favore, è meglio. - dissi scuotendo la testa, senza lasciare la presa sul palo della luce, improvvisamente stanchissima, stufa di tutto, esausta anche di lui.

Volevo andarmene, volevo diventare trasparente, staccarmi da quel palo e scomparire per sempre: eppure rimanevo lì, le unghie quasi conficcate nel metallo, la borsetta stretta nell'altra mano con una forza tale che mi facevano male le dita. Avrei voluto dimenticare, avrei voluto mandarlo al diavolo una volta per tutte, volevo cancellare ogni singolo giorno che avevo trascorso al suo fianco, far finta di non averlo amato mai, mai, nemmeno per un secondo.

Tutto il mondo mi sembrava in sospeso, congelato, mentre io mi sentivo così male ed ero così confusa che la vista mi si annebbiava.

-Meglio per chi? - mi fissò con quei suoi occhi verde smeraldo, occhi grandi, limpidi, occhi che mi avevano fatta tremare e dubitare, che mi avevano convinta ad amarlo, ad amarlo con tutto il cuore e con l'anima, occhi in grado di farmi tornare indietro di dieci anni, fino al tempo in cui quegli occhi erano tutto, per me.

Ma quelli erano altri anni, era un'altra vita ed ero un'altra me.

-Meglio per me, soprattutto meglio per me, è chiaro. Lasciami libera, lasciami andare, adesso è troppo tardi, è finita e non si può tornare indietro: non possiamo fingere che non siano passati dieci anni o giù di lì. Non si possono cancellare anni di rancori e sofferenze, sono troppo... è inaccettabile. Non vale la pena credere alle tue lacrime, non posso vedere che stai tremando: perché mi sei venuto a cercare fino a qui e che cosa vuoi da me? Questa storia è malata ed è finita da un secolo.

-Sai benissimo che non è mai finita. Anche dopo tutti questi anni – mi interruppe facendo un passo verso di me, stesi il mio braccio, usando la borsetta come uno scudo, come se potesse ancora essere l'unica cosa a cui aggrapparmi per salvarmi la vita.

Scossi la testa con violenza e lo guardai come si guarda un alieno: non sapevo chi fosse, ma sapevo che aveva preso tutto ciò che ero e mi aveva lasciata senza nemmeno chiedermi che ne sarebbe stato di me, senza preoccuparsi, senza pensarmi, senza pensare che, allontanandosi, avrebbe distrutto tutto il mio mondo.

-No, è finita. Mi hai lasciata una vita fa e in una vita si cambia, credimi. Ma perché sei venuto fin qui? Pensi... pensi davvero che sia possibile, che tutto torni come prima, che ti possa ancora credere, dopo tutto quello che mi hai fatto passare? Dopo che mi hai lasciata così, come una cartaccia, come qualcosa di inutile – mi inceppai leggermente sull'ultima parola, ma feci finta di niente, perché non volevo dargli il tempo di pensare, non volevo abbassare la guardia, non volevo pensasse che avessi perso le parole - Pensi sul serio che ora che ho una storia con un'altra persona, tu possa venire qui e far finta di niente, farmi credere che tutto possa tornare come prima? Che bastino due parole a cancellare anni di tormenti, di dolore, di sofferenza, anni passati a chiedermi quale fosse il mio problema quando il solo problema era tuo? Niente potrà mai tornare come prima, niente sarà mai come prima. Vederti qui mi fa stare solo male e non sono nemmeno capace di convincermi che sto molto meglio senza di te. Lasciami libera, lasciami andare, io... io so che non posso restare, non posso proprio. - abbassò con forza il mio braccio teso come un'arma e mi riprese tra le braccia, ma non ero la ragazzina spaventata ed innamorata di lui che ero stata dieci anni prima: non mi sarei arresa a quelle sue braccia forti, non lo avrei ripreso, non avrei indugiato un secondo in più in quella follia sbagliata e dannosa. Avrei fumato l'ultima sigaretta e avrei aspettato il mio taxi, lasciandomi Francesco alle spalle, con tutti i ricordi dolorosi dolci e tristi legati a lui: dovevo andarmene, doveva lasciarmi andare.

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