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Non mi rimane altro che aspettare e sperare.

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Mi sto incamminando verso il parco con le cuffiette nelle orecchie. Oltrepasso l'enorme cancello e mi ritrovo dentro al parco. Mi tolgo le cuffiette, spengo la musica e infilo il telefono nella tasca della mia giacca.

Mi alzo in punta di piedi e mi guardo intorno cercando il ciuffo biondo e ricco di Jay. Appena lo vedo lo raggiungo e mi siedo accanto a lui sulla panchina.

"Hey!" mi dice lui.
"Ciao, come va?" gli chiedo io.
"Bene, tu?" mi chiede lui.
"Bene..." gli rispondo io.
"Allora, perché mi hai chiesto di vederci?" Gli chiedo io.
"Volevo conoscerti meglio, credo che potremmo diventare ottimi amici!" Mi risponde lui sorridendo.
"Oh, lo credo anche io!" Gli dico io.

Cominciamo a parlare di quello che ci piace, di quello che odiamo, dei nostri colori preferiti, di quello che pensiamo sui prof...Ogni tanto fa delle battute veramente squallide ma io rido lo stesso, non il perché ma lui mi fa ridere.

"Allora, ce l'hai il ragazzo?" dice con un sorrisetto malizioso dandomi qualche gomitata.
"Sì, si chiama Benjamin..." Dico io sorridendo a trenta due denti pensando al ragazzo che mi ha fatto perdere la testa.
"Tu, invece?" Gli domando io.
"Oh...ehm...Per ora no...." dice lui giocando con l'anello argentato che porta al dito.
"Mi nascondi qualcosa..." gli dico io assottigliando gli occhi.
"Quando sarà il momento te lo dirò..." mi dice lui sorridendo debolmente. Io annuisco e gli sorrido.

Posso capirlo, non ci conosciamo bene e lui si fida ancora poco di me. Vorrei sapere quello che mi nasconde, si è comportato in modo davvero molto strano. Cosa avrà di così importante o imbarazzante da nascondere?

Ad un tratto il telefono di Jay inizia a squillare, lui lo afferra e risponde.

"Pronto?...Oh, ciao Zio...no, sono al parco....perché?...Ok, arrivo!" dice lui per poi attaccare.

Mette il telefono in tasca e mi guarda.

"Scusami, ma devo scappare! Stanno organizzando un festa e hanno bisogno di me!" mi dice lui.
"Oh, certo! Che festa?" gli chiedo io.
"dopodomani c'è uno sciopero a scuola quindi volevano organizzare una festa nel grande capannone della scuola domani sera...Se ti va di venire con il tuo ragazzo sei la benvenuta!" Mi dice lui.
"Certo! Ne parlerò con Benjamin...." gli dico io.
"Ora scappo, ciao!" dice lui alzandosi dalla panchina. Gli faccio un cenno di saluto con la mano e lo vedo allontanarsi sempre di più.

Mi alzo dalla panchina, mi infilo le cuffie nelle orecchie e comincio a passeggiare nel parco guardandomi intorno. Ci sono bambini che giocano sullo scivolo, bambini che giocano con il pallone, bambini che vanno sull'altalena e bambini che semplicemente si ricorrono.

I bambini mi sono sempre piaciuti, sono gentili, teneri e vogliosi di scoprire cose nuove e di esplorare il mondo. Mi ricordo quando io e mio padre andavamo al parco, lui faceva finta di volermi prendere e io scappavo. Mi ricordo anche di tutte quelle avventure nel bosco con mia sorella e di quando raccoglievamo i rami più grossi per provare a costruire una capanna o un fortino che poi ci cadeva in testa perché i rami non erano fissati, così ricominciavamo da capo.

Mi ricordo anche tutti i momenti passati con mia sorella. Mi ricordo di quando la spingevo sull'altalena, di quando le tenevo la mano mentre passava sopra alle griglie perché aveva paura che potessero cadere giù, di quando la ricorrevo facendo finta di non riuscirla a prendere, di quando le facevo il solletico per farla ridere un po', di quando la aiutavo ad allacciarsi le scarpe, di quando si sbucciava il ginocchio e io le mettevo un cerotto o di quando era lei a mettermi un cerotto perché si credeva un'infermiera.

Mi ricordo anche delle innumerevoli litigate per la camera che condividevamo, per le magliette che lei mi rubava anche se erano troppo grandi, dei pupazzi che mi prendeva senza permesso e delle litigate sulle cose più stupide e sciocche. Tutte queste litigate venivano risolte con un abbraccio e con le stesse parole. Io le dicevo sempre "Sei una stupida!" e lei mi rispondeva sempre "Ti voglio bene anche io sorellona!".

Non credo di averle mai detto esplicitamente un "Ti voglio bene" e di questo me ne pento amaramente, me ne pento veramente tanto.

E ora che non c'è più, mi manca veramente molto. Era la mia piccola principessa, la mia piccola esploratrice. Era una parte di me.

Ad un tratto una piccola bambina viene a sbattere contro le mie gambe. Alza lo sguardo e mi guarda.

Ha gli occhi azzurri come li aveva mia sorella. Malgrado in famiglia nessuno ha gli occhi azzurri lei li aveva, erano stupendi e sinceri.

"Oh, scusami!" Mi dice la bambina.
"Tranquilla piccolina!" Gli dico io abbassandomi alla sua altezza e togliendomi le cuffiette per poi mettere il telefono nella tasca della giacca.
"Perché piangi? Ti sei fatta la bua?" mi domanda lei piegando la testa leggermente da una parte.

Non mi ero neanche accorta di aver iniziato a piangere. Mi asciugo la lacrima che mi sta rigando il viso e sorrido leggermente alla piccola bambina davanti a me.

"Non è niente! Piuttosto, come ti chiami piccolina?" le domando io accarezzando leggermente le sue guance rosse per il leggero freddo.
"Valentina..." Mi risponde lei giocando con le sue piccole dita.
"E quanti anni hai?" le chiedo io.
"Ne ho sei..." mi risponde lei.
"E la tua mamma dov'è?" le chiedo io guardandomi intorno.
"Non lo so, non la trovo più!" Mi risponde lei sull'orlo di piangere.
"Hey, non piangere! Andiamo a cercarla ok?" le chiedo io alzandomi e porgendole la mano.

Lei afferra il mio dito e annuisce. Cominciamo a camminare. Ad un tratto lei mi tira il dito.

"Come ti chiami?" mi chiede lei.
"Elisa..." le rispondo io sorridendo.

Camminiamo per un'ora senza trovare la mamma di Valentina. Non mi posso arrendere, ho promesso a quella bambina di aiutarla a cercare sua madre e non posso abbandonarla.

Il parco velocemente si è svuotato e non c'è più nessuno.
Ci sediamo su una panchina e Valentina comincia a piangere.

"Hey, non piangere!" le dico io facendola sedere sulle mie gambe. Lei appoggia la sua testa sul mio petto e io le accarezzo i capelli.

Ad un tratto vedo una signora abbastanza preoccupata guardarsi intorno.

"Hey piccolina, guarda lì!" dico io indicandole quella signora. Lei guarda in quella direzione e scende di scatto dalle mie gambe cominciando a correre.
"Mamma!" urla la bambina abbracciando sua madre. Io le corro dietro fino a raggiungerla.
"Piccola mia, non ti allontanare mai più!" le dice sua madre stringendola forte. La bambina annuisce.

Io sorrido, è una scena veramente bellissima. La madre si alza, prende per mano sua figlia e mi guarda.

"Sei stata tutto il tempo con mia figlia?" Mi chiede lei.
"Beh, sì. Non la trovava più e non potevo lasciarla sola!" le rispondo io.
"Grazie mille!" dice abbracciandomi.
"Davvero, è stato un piacere!" le dico io.

Mi abbasso al livello di Valentina e gli stampo un bacio sulla guancia.

"bene, io vado! Ci vediamo in giro!" dico io girandomi. Ad un tratto Valentina mi afferra il bordo della giacca e io mi giro. Mi abbraccia le gambe e poi mi fa un segno di saluto con la mano. Io le sorrido e mi allontano dirigendomi verso casa con le cuffiette nelle orecchie.

Non so esattamente perché mi sono comportata così con quella bambina, sarà che è davvero molto dolce o sarà che mi ricorda molto mia sorella, ma mi sono sentita bene ne farlo. Spero di rivederla, è una bambina molto gentile e vogliosa di esplorare. Da piccola avevo lo stesso carattere.

Spero che il mondo di oggi non rovini i suoi sogni perché si sa, il mondo può essere splendido e può essere una vera m***a. Anzi, la maggior parte delle volte il mondo é una m***a.

Ecco il nuovo capitolo! Scusate il ritardo! Non credete che questo capitolo sia particolarmente dolce? comunque, spero che vi piaccia! Non è strano che fili tutto liscio? Bah...A voi tutte le ipotesi!

Ciauuuuuuuuuuuuuuu

28/11/2016

Per Sempre? Per Sempre! ||Benjamin Mascolo|| (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora