53. maybe one day...

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La voce metallica rimbomba in tutto l'aereo avvisando l'arrivo a destinazione, ben tornata a New York Amelie.
Riesco finalmente a scendere dall'aereo e prendere i miei bagagli anche se ancora molto assonnata, arrivata all'uscita dell'aeroporto cerco con lo sguardo i ciuffetti fucsia di Adeline, ha insistito per venirmi a prendere.
Prima ancora che potessi trovarla vengo scaraventata a terra avvolta in un abbraccio.
Rimango in silenzio finché Adeline non si stacca da me, rimaniamo a guardarci per qualche secondo per poi scoppiare entrambe a piangere.
«Ehi ehi che cazzo piangi cogliona.» le chiedo ridendo mentre cerco di asciugarle le lacrime che le rigano il volto.
«Mi sei mancata, cazzo.» riesce a dire tra un singhiozzo e l'altro mentre si butta nuovamente tra le mie braccia per calmarsi.
Dopo un paio di minuti riusciamo a raggiungere la sua auto e caricare tutta la mia roba.
«Vuoi che guido io? Vorrei durare almeno un paio di giorni qui.»
«Sei sempre simpatica eh?» mette in moto l'auto e, stranamente, riusciamo ad arrivare a casa mia sane e salve.
«Tutto ok?» mi chiede mentre siamo in ascensore.
«Si, si. Solo un po' in ansia tutto qui.»
«Sei mancata a tutti, in ansia di cosa? Il peggio che può succedere è che ti trattengano a casa per tutto il weekend costringendoti ad ascoltarli parlare.» mi rassicura ridendo, cerco di farmi calmare dalla sua risata contagiosa e faccio un respiro profondo.
L'ascensore si ferma e Adeline mi fa cenno di passare avanti così da aprire la porta di casa. Esito un po', vorrei scappare e tornare in aereo porto, inizio a chiedermi per quale motivo io abbia deciso di venire qui.
«Se vuoi possiamo andare a casa mia e passiamo quando te la senti.» mi propone vedendo la situazione.
Senza risponderle inserisco la chiave nella serratura aprendo la porta.
Mi guardo un po' intorno, la casa è identica a come l'ho lasciata eppure sembra così diversa.
«Amelie» dice mia madre con un filo di voce scendendo le scale, infatti non appena arriva davanti a me scoppia in lacrime.
Si butta tra le mie braccia accogliendomi con un abbraccio forse fin troppo lungo. Cerco di lasciarmi andare e non essere troppo fredda con lei, nonostante tutto quello che ha detto e fatto è pur sempre mia madre e, da quel che ha detto Adeline, ha sofferto molto la mia mancanza in questi mesi.
Ci fa finalmente accomodare sul divano iniziando a riempirmi di domande, faccio un bel respiro e mi preparo a, come minimo, una dura oretta di domande assillanti da parte sua.

***

«Sicura che non vuoi nemmeno un biscotto?» ripete mia madre per la quinta volta nell'ultimo quarto d'ora, faccio cenno di no con la testa e si decide finalmente a riporre al suo posto quel pacco di biscotti, probabilmente anche quasi scaduti.
«Oh ma non mi hai detto, com'era il tempo lì? Dev'esserci sempre aria d'estate a Los Angeles, sei andata a mare? Non ti sarai mica lasciata sfuggire quest'occasione, dovremmo andarci a Los Angeles una di queste estati. Stavo pensando magar-» la voce di mia madre inizia a diventare ovattata, non ha smesso di parlare nemmeno per un secondo da quando sono arrivata, riesco a capire a mala pena le domande che mi fa, la stanchezza sta prendendo il sopravvento, spero solo di riuscire a sfuggire dalle sue grinfie il prima possibile.
«Signora, forse è meglio che Amelie vada a riposarsi» sussurra Adeline a mia madre, interrompendo finalmente quel monologo insopportabile.
«Hai ragione, scusami. L'accompagni tu?» Addy annuisce per poi venire verso di me aiutandomi ad alzarmi, arriviamo finalmente in camera mia dove mi butto nel letto a peso morto.
«Questa camera era vuota senza di te, sono felice che tu sia qui.» sono sicura parlasse fra sè e sè, ma ho avuto modo di sentire ugualmente, nonostante i miei occhi si chiuderanno fra cinque minuti.
Adeline è probabilmente l'unico motivo per cui sono felice di essere qui, avevo bisogno di lei e, a quanto pare, lei aveva bisogno di me.
La osservo gironzolare per la stanza finché la sua figura non diventa offuscata e i miei occhi si chiudono lentamente.

***

Il ticchettio della pioggia sulle finestre mi costringe a svegliarmi, a quanto pare è già notte.
Cerco Adeline con lo sguardo finché non la trovo sdraiata accanto a me. Prendo il telefono abbassando velocemente la luminosità, cazzo ci rimarrò cieca qualche giorno.
Sono le tre di notte...
Fuori sta piovendo e Adeline dorme, non voglio svegliarla. Potrei uscire e raggiungere il mio piccolo posto sicuro, anche se piove siamo a marzo, non penso ci sarà troppo freddo.
Mi alzo velocemente dal letto cercando di non fare troppo rumore, pessima idea Amelie.
La testa inizia a girare e la vista diventa offuscata, mi siedo nuovamente nel letto massaggiandomi le tempie con una mano.
Ok, ora con più calma.
Mi alzo di nuovo dal letto, sta volta più cautamente, prendo dei vestiti puliti dalla valigia e mi dirigo in bagno.
Dei mom jeans, un maglione a righe e una felpa in cui ci entro tre volte, niente di che ma non voglio morire di freddo.
Levo i vecchi vestiti gettandoli nel pavimento del bagno e mi sciacquo la faccia giusto per darmi una svegliata.
Appena alzo la testa il mio sguardo cade sul riflesso nello specchio.
Non mi guardavo seriamente allo specchio da fin troppo, le costole erano in rilievo, come il resto delle ossa, la pelle pallida e fredda, i capelli arruffati tra di loro...
Distolsi velocemente lo sguardo e tornai a vestirmi, cercai un elastico e iniziai a pettinarmi i capelli per poi farmi una coda, pessima idea, di nuovo.
La quantità di capelli nelle mie mani e sul lavandino era incredibile, da quando perdevo così tanti capelli? Cercai di non pensarci, sarà per le decolorazioni, prima o poi cercherò di curare meglio i miei capelli.
Uscì dal bagno e presi il mio zainetto sperando che dentro ci fosse tutto quello di cui avevo bisogno.
Cercando di non svegliare nessuno uscì di casa gettandomi di corsa dentro la mia auto prima che la pioggia potesse lavarmi da capo a piedi.
Sono le quattro di notte e sono finalmente arrivata a destinanzione, mi mancava questo posto.
Mi getto nel materasso buttato a terra e di colpo tutti i ricordi iniziano a farsi strada per la mia testa.
Ricordo la prima volta in cui io e Gus siamo venuti qui, come tutte le altre volte in cui mi addormentavo fra le sue braccia mentre mi cantava una delle sue tante canzoni.
Questo vagone è pieno di ricordi, tutti ricordi con Gus, sapevo avrebbe fatto male venire qui, ma in qualche modo ricordare di quelle volte in cui lui era ancora qui mi rassicura.
Magari tornerà prima o poi, magari avremo modo di sdraiarci nuovamente in questo materasso e cantare fino a esaurire le energie, magari un giorno tutto questo dolore riceverà la sua ricompensa.
Gia, magari un giorno...

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io giuro che se siete ancora qui nonostante non aggiorno da secoli vi meritate una statua.
davvero se siete ancora qui e non avete levato la storia dalla libreria e continuate a sperare che io aggiorni e tutto vi amo, comunque giuro che proverò a aggiornare ogni tanto. voglio finire la storia quindi eheh spero di riuscirci <3

Skyscrapers // Lil Peep (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora