41. i love you more

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«E se ti accompagnassi?» propone Adeline dall'altro capo del telefono.
«Non lo so, più che altro ho paura che riesca in qualche modo a non farmi partire.» le confesso giocherellando con i capelli di Gus che ha la testa poggiata sulle mie gambe.
«Domani a che ora parti?»
«Alle dieci del mattino.»
«Cazzo, mh potresti andare sta sera a cena da loro. Parlate ne discutete e-»
«No Adeline.» la interrompo «Hai idea del casino che succederebbe se andassi a cena da loro?» sospiro guardando Gus, sembra così calmo mentre dorme, quanto darei per rilassarmi accanto a lui e mettere da parte i miei problemi per un po'.
«Ok allora passo a prenderti tra un'ora e andiamo da loro solo per salutarli, una cosa da dieci minuti non di più. Ti va bene?» sbuffo accettando, non ho altra scelta e ha ragione, devo almeno salutarli di presenza. Sta volta non so quando tornerò.
Chiudo la chiamata e cerco di spostare Gus senza svegliarlo. Mormora qualcosa ma torna a dormire, così prendo dei vestiti decenti e cerco di sistemarmi il più possibile.
Dopo essermi truccata e vestita sento dei rumori provenire da dietro di me, Gus posa le mani sui miei fianchi per poi abbracciarmi da dietro.
«Dove vai?» chiede con la voce ancora assonnata.
«Vado con Adeline dai miei, per salutarli.» mormora qualcosa di incomprensibile per poi posare la testa sulla mia spalla.
«Stai bene vestita così.» lo guardo confusa dallo specchio, ho solo dei jeans a vita bassa neri e una canottiera rossa... probabilmente o è fatto o è ancora addormentato.
«Hai preso qualcosa?» chiedo confusa e fa segno di no con la testa.
«Da quando sei di nuovo qui prendo solo lo xanax, non ho più bisogno di tutta quella roba per calmarmi, sballarmi eccetera, mi basti tu per stare bene.» sorrido alla sua affermazione accarezzandogli il palmo della mano con le dita.
Non pensavo sarebbe mai successo, sapere che la mia presenza riesce a farlo stare bene è probabilmente una delle cose più belle che potesse mai dirmi. Non so se riesce effettivamente a stare meglio, ma se la mia presenza può fare la differenza anche per una piccola parte sono contenta di riuscire ad aiutarlo.
Mi giro per fare incrociare i nostri sguardi e posa la fronte sulla mia per poi lasciare una scia di baci che parte dal naso fino alle mie labbra.
«Posso venire con te?» spalanco gli occhi confusa, lo ha chiesto sul serio?
«Gus lo sai...» annuisce lasciandomi un bacio sulla fronte per poi tornare a sdraiarsi sul letto.
So quanto lo fa stare male tutto ciò, sapere che i miei lo odiano, non lo hanno nemmeno mai conosciuto davvero, ma lo giudicano in base alla sua apparenza, una sua grande insicurezza...
Mi sdraio accanto a lui e rimaniamo in silenzio per parecchio tempo, non ho cosa dirgli, alla fine ha ragione. Non oso immaginare quanto possa fare male , è sempre stato giudicato per la sua apparenza e, per quanto ora abbia davvero tante persone che lo adorano così per com'è, ha sempre dato peso a chi lo criticava.
La vibrazione del mio telefono richiama l'attenzione di entrambi.
«È Adeline, è arrivata.» lo avviso mettendomi a sedere, annuisce.
«Vai pure.» A mio dispiacere si stacca da me per poi sporgersi e lasciarmi un bacio.
«Ci vediamo stasera?» ridacchia alla mia stupida domanda.
«Dove vuoi che vada?» abbozzo un sorriso, ha ragione, che domanda inutile..
«A dopo allora... ti amo.» dico leggermente insicura, che sia troppo esagerato? Forse non è il contesto migliore, o quello giusto, eppure ci siamo detti ti amo altre volte, perché devo farmi paranoie?
Sorride alla mia dichiarazione per poi rispondere con un:
«Ti amo di più, ora vai.» annuisco cercando di scacciare le paranoie dalla mia testa per poi dirigermi verso la macchina di Adeline, altri problemi mi aspettano.

***

Un silenzio imbarazzante cala nella stanza, non riesco a credere che non abbia niente da dire, insomma forse meglio così no? Ma le ho appena detto che partirò domani mattina, non può avere niente da dire cazzo.
Forse mi aspettavo una reazione diversa, forse è perché avevo proiettato nella mia testa l'immagine di lei che sbraitava cercando di convincermi a restare, forse avevo sbagliato a farmi troppi film mentali. Eppure sono quasi delusa, che si sia arresa? Che abbia capito che non riuscirà a strapparmi via da Gus? Agh non ne ho idea, so solo che fa male, un senso di delusione strana, ma fa male.
«Sicura di avere tutto, hai bisogno di soldi?» chiede mio padre per rompere il silenzio, mi limito ad annuire a testa bassa guardando mia madre con la coda dell'occhio. Nessun movimento, nessun cenno, niente di niente..
Mio padre torna con la schiena poggiata al divano, in silenzio come sua moglie.
Adeline mi guarda quasi con pietà, non dev'essere divertente assistere ad una scena del genere, non era di certo così che si aspettava ci saremo salutati e, ad essere sinceri, nemmeno io.
«Credo tu possa andare adesso, si sono fatte le otto, devi cenare e andare a dormire presto per non perdere il treno domani. Mi raccomando stai attenta e se hai bisogno chiama, non penso lo farai, ma ricorda che siamo la tua famiglia e siamo sempre qui per te Amelie.» riesco a sentire il dolore nella voce di mia madre, mi sento così tanto una merda, che figlia pessima che le è capitata...
Annuisco per poi farci scortare verso l'uscita, credo che mi mancherà questa casa, l'ho già abbandonata una volta, ma qualcosa mi dice che ora sarà per sempre, e mi mancherà New York, anche se senza Peep questa città era diventata bella solo nei giorni di pioggia.
Prima che possa uscire definitivamente da quella casa, mia madre mi intrappola in un abbraccio, lascio che mi stritoli perché, per quanto odi ammetterlo, ho bisogno di questo abbraccio, un ultimo abbraccio. Adeline ha già sceso la prima rampa di scale, così da lasciarci sole.
«Amelie, so che le cose tra di noi non sono andate per il verso giusto ultimamente, ma ricorda che ti voglio bene, sei sempre mia figlia e scusami. Scusa se ti ho portato ad odiarmi, immagino quel ragazzo valga molto per te, non ti sto chiedendo di perdonarmi, anzi non farlo, ricorda solo che ti voglio bene e mi pento per averlo giudicato, averti trattata male e fatta allontanare da me. Avevo le migliori intenzioni del mondo, semplicemente erano sbagliate per te.. ma va benissimo così, tranquilla. Scusa, ti voglio bene Amelie.» i suoi grandi occhi verdi si riempiono di lacrime, odio vederla così, soprattuto se sono io la causa delle sue lacrime, odio vedere la gente soffrire per me.
Vorrei dirle che la voglio bene, che la perdono, che non la odio, ma i miei pensieri rimangono nella mia testa rifiutandosi di convertirsi in parole, pensieri mai detti ad alta voce, mai ascoltati da altri se non da me, pensieri che diventano un cenno del capo perché altro non riesco a dire o fare in questo momento. Giro i tacchi lasciando mia madre in lacrime sul ciglio della porta senza una risposta da sua figlia, consapevole che non avrà più modo di vederla per mesi e mesi.
Perché è così difficile parlare?

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ciao ciao ciao mi odiate perché non aggiorno da secoli lo so anche io mi odio perché avevo così tanta voglia di scrivere ma poca voglia di farlo ceh ok si sono incoerente però ecco a voi u.u inoltre i actually like this chapter so yaas

Skyscrapers // Lil Peep (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora