42. you promised you wouldn't leave again

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«I used to dream of you... lose my sleep from you... mh nah see right through, and everybody wanna fuck with me, but i'll fuck with you.» sento Peep canticchiare, apro lentamente gli occhi e il paesaggio scorre veloce dalla finestra del treno, non siamo ancora arrivati.
«Oh buongiono piccola.» dice non appena si accorge che sono sveglia. Si avvicina a me e lascia un bacio sulle mie labbra cercando di inquadrare la scena dal telefono, sta facendo una live su instagram, così sorrido alla telecamera.
«Saluta piccola.» avvicina il telefono a me e faccio un cenno con la mano abbozzando un sorriso, non sono ancora abbastanza sveglia da partecipare per bene alla diretta. Prima che allontani il telefono da me, riesco però a leggere qualche messaggio, ragazze più che altro, che scrivono cose del tipo "fortunata"; "cosa darei per essere lei in questo momento"; "quante canzoni hai scritto per lei?" e cose così. Forse dovrei essere gelosa, sapere che così tante ragazze vorrebbero essere al mio posto per stare con lui, chissà probabilmente vorrebbero solo scoparselo, mi ritengo fortunata a non dover stare lì a guardarlo da lontano. Sono abbastanza sicura che Gus mi ami e mi basta, le ragazzine che vorrebbero essere al mio posto sono un problema minore, forse nemmeno un problema vero e proprio, una delle poche cose su cui posso stare tranquilla.
Il treno inizia a rallentare provocando un rumore assordante causato dai freni, siamo arrivati, finalmente.
Peep termina la live per poi fiondarsi sulle mie labbra e riempirmi di baci.
«Hai dormito un sacco, sei bellissima mentre dormi.» dice sulle mie labbra continuando a baciarmi.
«Mi sei mancata.» rido alla sua affermazione.
«Sono stata letteralmente qui, che cazzo dici.»
«Si ma dormivi, non potevo abbracciarti, baciarti, accarezzarti, coccolarti, mi è mancato farlo, mi sei mancata.» continuo a ridere mentre lui torna sulle mie labbra, non riesco ancora a capacitarmi di come possa aver sentito la mia mancanza se ero lì accanto a lui.
«È il momento di andare.» borbotta qualcosa per poi staccarsi da me e insieme ci dirigiamo verso l'uscita.
Fuori dalla stazione c'era già Tracy ad aspettarci, carichiamo in fretta le valigie così da dirigerci subito verso l'hotel.
Nella hall c'era altra gente che a quanto pare Peep conosceva, dopo aver preso le chiavi e salutato alcune di queste persone, ci dirigiamo verso la nostra camera.
Peep apre velocemente la porta per poi entrare e gettarsi sul letto, entro le valigie e le lascio in un angolo a caso della stanza per poi andare a sdraiarmi accanto a lui.
Mi cinge i fianchi con un braccio così da tirarmi a sè per avermi il più vicino possibile.
«Stanco?»
«Da morire.» risponde chiudendo gli occhi, ne approfitto per lasciargli qualche bacio partendo dalla fronte per poi scendere fino al petto.
Mi osserva compiaciuto per poi tornare a chiudere gli occhi godendosi il momento.
Gli sfilo la maglia tracciando i suoi tatuaggi con i polpastrelli, mentre le mie labbra sono intente a lasciargli più macchie violacee sul collo.
Mormora qualcosa cercando di trattenere un gemito mentre le sue mani scorrono sul mio corpo fermandosi sui miei fianchi.
Dopo aver finito mi sdraio nuovamente accanto a lui che mi guarda confuso.
«Perché ti sei fermata?» chiede leggermente infastidito dalla mia azione.
«Hai detto che eri stanco, ti lascio riposare.» dico cercando di trattenere un sorriso per la sua espressione.
«Ma vaffanculo torna qui.» dice prendendomi dai fianchi per farmi sedere a cavalcioni su di lui.
Fa incontrare le nostre labbra mentre mi sbottona in fretta i jeans per poi sfilarli del tutto.
Fa lo stesso con i suoi mentre io mi levo la maglia cercando di far interrompere il meno possibile il contatto tra le nostre labbra .
«Mh ti amo Amelie.» dice tra un bacio e l'altro e nel frattempo ci priva della poca stoffa rimasta a separare i nostri corpi.
Mi limito ad intensificare il bacio, ma vengo bloccata, si stacca leggermente dalle mie labbra per guardami negli occhi.
«Ehi ti ho detto che ti amo.» mi fa notare e sorrido abbassando la testa.
«Lo so Gus, scusa è solo che... ogni tanto mi viene così difficile esprime a parole quello che provo per te. Ti amo anch'io, te lo giuro non hai idea di quanto ti amo, non sono la migliore nel dirlo, ma ti assicuro che faccio di tutto per dimostrartelo.» mi accarezza la guancia con il palmo della mano lasciandomi un dolce bacio sul naso.
«Tranquilla, so che mi ami e so che anche tu sei consapevole di quanto io ti ami, volevo solo ricordartelo prima di fare l'amore con te, solo ricordarti che non è una semplice scopata qualunque, con te nulla è mai semplice o banale.» annuisco posando la testa sulla sua spalla mentre lui ne approfitta per riempire il mio collo di marchi viola.

***

Allungo il braccio dall'altra parte del letto, ma Gus non è qui, apro leggermente gli occhi, abbastanza da intravedere una sagoma in piedi davanti all'armadio.
Mi metto a sedere tirando il lenzuolo fino al collo per coprire il mio petto nudo, cercando poi di mettere a fuoco la figura di Gus.
Non sembra essersi accorto di me, prendo la sua maglietta dai piedi del letto e la indosso per poi alzarmi.
Poso la testa sulla sua schiena facendolo sussultare e girare di scatto, sento qualcosa cadere dentro l'armadio e lui imprecare, ma il suo corpo mi impedisce di vedere cosa succede.
«Cazzo, da quando sei sveglia? Mi hai spaventata.» dice cercando di calmarsi.
«Scusa non volevo, mi sono appena svegliata. Cos'è caduto?» chiedo sporgendo la testa sperando di vedere qualcosa, ma lui mi copre la visuale spostandosi ancora di più.
«Niente di che, saranno caduti dei vestiti.»
«Oh aspetta li sistemo.»
«No no no tranquilla, faccio io non ce n'è bisogno.» ripete impanicato cercando di non farmi passare.
Lo guardo confusa spostandolo leggermente.
«Amelie davvero ti prego non-» smetto di ascoltarlo quando i miei occhi intravedono una busta di plastica contenente della polvere bianca.
Non riesco nemmeno ad aprire bocca, parlare e chiedergli spiegazioni, il massimo che riesco a fare e guardarlo delusa cercando di non scoppiare a piangere mentre lo spintono per vedere meglio sperando solo di essermi sbagliata. E vorrei tanto poter dire di essermi sbagliata.
Prendo in mano la busta di coca, vorrei chiedergli perchè, perchè non me lo ha detto? Da quando ha ricominciato? Mi ha mentito? Erano tutte cazzate le sue? Perché lo sta facendo? Perché?
L'unica cosa che riesco a dire è un "vaffanculo" con la voce spezzata dalle lacrime, gli torno la busta dirigendomi verso la porta e sento i suoi passi mentre corre per bloccarmi piazzandosi davanti l'uscita.
«Lasciami passare.» non so quanto le mie parole siano comprensibili tra il pianto, ma sembra aver capito.
«Ti prego Amelie lasciami spiegare.»
«Spiegare cosa Gus? Cazzo.» mi asciugo le lacrime riprendendo fiato e cercando di mantenere un tono di voce comprensibile.
«Quando smetterai di raccontarmi cazzate? Porca troia mi avevi detto di aver smesso, avevi detto che ti bastavo io per stare bene, erano tutte minchiate, non cambi mai, dovevo aspettarmelo.» le lacrime non cessano di scendere, anche i suoi occhi diventano lucidi, mi guarda disperato senza allentare la presa sul mio braccio per impedirmi di andare via.
«Amelie io ti giuro che quando sto con te quella roba nemmeno la tocco, non ti ho raccontato delle cazzate, non lo farei mai. È solo che quando sono sul palco tu non ci sei, non posso deludere le persone che sono venute a vedermi e senza di te non riesco ad avere la forza per esibirmi, solo per questo ho bisogno di tirare qualche striscia, sballarmi abbastanza da avere la forza di salire lì e dare il meglio di me stesso. Ti amo Amelie, te l'ho detto mille volte e non mento quando dico che mi basti tu per stare bene.» spiega velocemente e in preda al panico, abbasso la testa lasciando che le lacrime cadano sui miei piedi nudi.
Mi dirigo verso la valigia e indosso velocemente un paio di jeans, un top nero e una giacca probabilmente sua visto quanto mi sta grande. Prendo il telefono e il mio zaino per poi piazzarmi davanti la porta.
«Mi avevi promesso che non te ne saresti andata di nuovo.» dice con la voce incrinata dalle lacrime, odio vederlo così cazzo devo uscire da questa stanza il prima possibile.
«Non me ne sto andando Gus, mantengo le mie promesse, ho solo bisogno di un po' di tempo da sola, per pensare e imparare a convivere con questa situazione.» annuisce facendosi da parte per farmi passare, gli rivolgo un ultimo sguardo prima di lasciare la stanza, gli occhi rossi per il pianto (e probabilmente non solo per quello), le mani che tremano e il respiro affannato.
Quand'è che finiremo di farci del male?

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ao sto capitolo dura tre anni wow, comunque niente io odio scrivere CERTE scene perchè its very uncomfortable però il mio cervello alle quattro del mattino ha deciso di essere ispirato quindi u.u

Skyscrapers // Lil Peep (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora