8. that shitty camera

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«Addy forse non hai capito, se esco di casa quelli mi squartano.» le dico per telefono, non mi farò convincere da lei di nuovo. Riesce sempre a convincermi per qualsiasi cosa, ma se dovessi uscire i miei mi ucciderebbero.
«Ma dai Amelie, sono solo le sette! Il tempo di un giro in skate e ti prometto che per le nove siamo a casa, anche prima se vuoi.» insiste, effettivamente abbiamo ancora due ore, potrei benissimo uscire e tornare in tempo, i miei non sono nemmeno a casa quindi non se ne accorgerebbero.
«So che ci stai pensando.» interrompe i miei pensieri.
«Se non vuoi che ti chiuda il telefono in faccia con un "no" lasciami pensare»
«Hai il ciclo?»
«Adeline...»
«Okok, pensa pure.» dò un'occhiata all'orologio appeso in camera mia: sono le sette e un quarto. Potrei prendere i primi vestiti che mi capitano, magari truccarmi giusto un po' per non sembrare un mostro e uscire. Sto fuori un'oretta circa e torno a casa, senza creare problemi. Del resto sono già due settimane che non esco di casa dopo le cinque, il coprifuoco è alle nove quindi perchè no.
«Ok dammi mezz'oretta che mi preparo, dove ci vediamo?» le chiedo.
«Lo sapevo che ti saresti convinta. Comunque mh... ci vediamo a Central Park? E poi magari da lì facciamo un giro nei dintorni che ne dici?» propone.
«Va bene ci vediamo lì per le otto meno un quarto, vado a preparami.»
«A dopo» dice e sono sicura stia sorridendo, sbuffo e la salutò chiudendo la chiamata.
Bene, ora cosa cazzo mi metto?
Non ho molto tempo da spendere in questo e inoltre dobbiamo solo fare un giro in skate. Prendo un paio di pantaloncini neri di jeans e una maglietta oversize dei pink floyd, infilo le mie vans ed entro in bagno. Non ho nemmeno tutta questa voglia di truccarmi, ma direi che almeno un po' di correttore serve. Già che ci sono aggiungo anche del mascara e passo un burro cacao, tanto per trattenermi dal staccare le pellicine dalle labbra.
Metto il telefono in tasca, prendo lo skate e, dopo essermi assicurata di aver spento tutte le luci, scendo di sotto.
Sono le sette e venticinque.
«Per le nove meno venti sono a casa.» prometto a me stessa e, dopo aver preso chiavi e giubbotto di jeans, esco di casa.
Mando un messaggio ad Addy per dirle che sono appena uscita e che entro un quarto d'ora sarei arrivata a Central Park. La metro più vicina è a 3 minuti a piedi da qui, con lo skate dovrei risparmiare un po' di tempo, sperando di non cadere.
Arrivata alla stazione della metro, per mia fortuna, devo solo aspettare un paio di minuti. Prendo il telefono e mi metto a giocare a tigerball, penso sia l'unica cosa che posso fare dato che qua sotto non prende.
Cazzo questo livello è difficile...
Smanetto un po' e proprio nel momento in cui riesco a passare il livello arriva la metro, tempismo perfetto. Poso il telefono in tasca e prendo lo skate che avevo appoggiato a terra per poi salire in metro.
Dopo due fermate arrivo alla stazione più vicina a Central Park, cinque minuti in skate e sono arrivata.
Prendo il telefono per mandare un messaggio ad Adeline e dirle che sono arrivata, ma perdo il controllo dello skate e finisco per sbattere contro qualcuno.
«Ahia cazzo.» alzo lo sguardo e riconosco le ciocche fucsia di Addy.
«La prossima volta evita di uccidermi con quello skate.» le dico visto che anche lei lo stava usando quando ci siamo scontrate.
«Simpatica, se guardassi la strada invece di stare al telefono.» ribatte
«Ma ti stavo mandando un messaggio per dirti che ero arrivata! Non apprezzi nemmeno il fatto che sia puntuale per una volta.» controlla il telefono e fa un'espressione sorpresa.
«Oddio Amelie sei davvero puntuale sta volta! Complimenti.» dice applaudendo.
«Alza il culo piuttosto.» la incinto dopo essermi alzata da terra.
«Dove vuoi andare?» le chiedo prendendo lo skate.
«Che ne dici del parcheggio qua vicino? Quello dove non ci sta mai nessuno.» propone pulendosi i pantaloni.
«Quello dove la gente posteggia per fare sesso in macchina?» chiedo ridendo e lei annuisce facendo lo stesso.
«Andata.» prendiamo entrambe gli skate e ci avviamo. Non è molto lontano da qui, ci siamo state altre volte, considerando che non ci va, quasi, nessuno è un buon posto per fare skate.
Una volta arrivate, fortunatamente, non c'è nessuna macchina, tutto vuoto come sempre.
La cosa utile di questo posto è che ha dei rettangoli di cemento che inizialmente sarebbero serviti per segnare la distanza tra un posto e l'altro e che sono perfetti per fare qualche trick.
Iniziamo a girare un po' e allenarci mentre cala il sole.
«Sei riuscita a convincere i tuoi per dimezzare la punizione?» chiede e faccio di no con la testa.
«Mancano solo altre due settimane alla fine, posso resistere e comunque non sono totalmente rinchiusa in casa. Posso uscire comunque come ora, solo con dei limiti. Non è troppo male.» le spiego e fa spallucce.
«Come vuoi, rimango del parere che dovresti parlarci però. Se vuoi posso provare io a convincerli, mi conoscono da tanto, magari riesco a farti levare una settimana di domiciliari.» dice ridendo.
«Adoro il tuo umorismo sai?» annuisce e torna ai suoi trick, che non le riescono...
Il sole inizia a tramontare così poso lo skate e cerco una buona angolazione per catturare quei colori nel cielo. Era da tanto che non scattavo una foto al tramonto, non ho la mia fotocamera con me quindi dovrò accontentarmi della scadente qualità del mio iphone, ma sempre meglio di niente.
«Scommetto che ti mancavano di più questi tramonti che l'uscire con me.» dice Addy e non posso darle torto. Insomma da casa mia la vista non è male, ma spesso i grattacieli rovinano il panorama, da qui invece è fantastico. Il parcheggio si trova sopra un'altura un po' lontana dalla strada, così quei cazzo di grattacieli non mi rovineranno la foto.
«Com'è venuta?» chiede.
«Beh...» guardo la foto, è un po' sgranata, ma questa maledetta fotocamera non riesce a fare di meglio.
«Non è il massimo, ma meglio di niente.» le dico posando il telefono in tasca.
«Ehi girati, quello non è il ragazzo che ha picchiato Lucas qualche settimana fa?» mi giro di scatto e Gus insieme ad un altro ragazzo, entrambi con i loro skate, stavano facendo ingresso nel parcheggio. Cazzo, non l'ho più visto nè sentito dall'ultima volta. Cosa ci fa qui? Insomma abita nel Bronx, è parecchio lontano da qui, non avrebbe senso venire a Manhattan solo per un parcheggio dove fare skate.
«Si è lui.» dico prendendo il mio skate e tornando da lei.
«Com'è che si chiamava?»
«Gus...Lil Peep.»

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ma salve, oggi ho avuto una festa è non ho aggiornato rip (vabbè che sta storia se la cagano in pochi) quindi ecco a voi un capitolino ehehe

Skyscrapers // Lil Peep (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora