13. he is my home

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La luce che filtra dalla finestra mi costringe a girarmi su un fianco, appoggio la testa sul cuscino... che ha un battito cardiaco (?).
«Buongiorno.» dice Gus accarezzandomi i capelli e solo allora mi rendo conto che ho la testa poggiata sul suo petto. Apro un po' gli occhi, dato che mi dà comunque fastidio la luce che entra nella camera, e osservo i tatuaggi che coprono la sua pelle. Ne ha molti sul petto e anche due sulla pancia.
Senza farci troppo caso, e ancora in stato di trance, inizio a tracciare con il dito il tatuaggio a forma di foglia che ha sul petto, mentre lui continua ad accarezzarmi i capelli lasciandoci un bacio ogni tanto.
«Che ore sono?» chiedo poi dopo un paio di minuti. Si sporge verso il comodino e mi passa il mio telefono. Mi metto a sedere e poggio la testa alla finestra mentre controllo i vari messaggi. Fortunatamente mia mamma non sospetta nulla e Adeline l'ha rassicurata dicendole che sono a casa sua, adoro quella ragazza.
Mi fermo sulla chat con Lucas, l'ultimo accesso è di mezz'ora fa, ma non ha mandato nessun messaggio. Non dovrei pensarci, ma finché non finirà continuerò ad avere quest'ansia perenne.
Non mi parla da ieri e non mi ha contattata, nemmeno per chiedermi come sto o che cazzo ne so.
«Ancora nessun messaggio?»
«Mi leggi nel pensiero?» mi volto verso di lui e lo vedo sorridere.
«No, ma sei ferma sulla sua chat da qualche minuto. Non pensarci, appena te la senti ne parlerete e risolverai quello che c'è da risolvere.» mi rassicura accendendosi una sigaretta, ma non mi servono a un cazzo le sue parole. Le paranoie continuano a farsi strada per la mia testa. Spengo il telefono e guardo il panorama dalla finestra, è davvero bello...
«Sul serio stai guardando questa merda dalla finestra? Vivi in un grattacielo dal quale si vede tutta Manhattan, da qui puoi vedere solo quei palazzi squallidi difronte e la strada.» butta fuori il fumo inalato.
«Non è male sai? È un modo diverso di vedere New York, dopo un po' stanca vedere solo grattacieli. E poi mi piace casa tua, non so ha quell'aria di casa... davvero accogliente, dove ti senti a tuo agio. Vivo in quell'appartamento da quando sono nata, ma ogni tanto è come se fosse una grande stanza d'hotel qualsiasi. Non so se capisci ciò che intendo, la chiamo casa ma non la sento come tale.» annuisce cingendomi la vita con le braccia tatuate e poggiando il mento sulla mia testa. Mi passa la sua sigaretta e faccio un tiro, mentre lo ascolto parlare.
«Capisco ciò che vuoi dire, ma continua a non essere il panorama più bello di tutta New York, puoi avere e hai di meglio.»
«A me basta questo, non mi interessa vivere in un grattacielo in uno dei quartieri più gettonati di New York.» gli passo la sigaretta e fa un altro tiro.
«Mh.» risponde soltanto buttando fuori il fumo mentre in silenzio guardiamo il panorama. O almeno in silenzio finché il mio stomaco non emette un brontolio...
«Hai fame?» annuisco, del resto è l'una passata, sto morendo di fame.
«Ti vanno bene dei toast per pranzo?» mi giro verso di lui rivolgendogli uno sguardo da bambina.
«Ma li abbiamo mangiati ieri a cena.»
«Ti ricordo che nè io nè Tracy sappiamo cucinare.»
«Beh io si, vallo a svegliare vedo cos'hai in frigo.» fa come gli ho detto e mentre lui si dirige in camera di Tracy io vado in cucina e per mia fortuna trovo tre uova, potrei fare delle frittate, anche perchè non c'è molta altra scelta. In quel frigo c'è più alcol che cibo.
Gus e Tracy apparecchiano la tavola in modo tale che, una volta finito di cucinare, possiamo sederci a mangiare.
«Mhh...cazzo Gus falla venire più spesso, non mangiavo così bene da un secolo.» sorrido per il complimento di Tracy, sono delle semplici frittate, ma del resto penso che mangino panini e cibo in scatola tutti i giorni quindi è normale che gli sembri un chissà quale grande e fantastico pasto.
Una volta finito di mangiare passo un po' di tempo a lavare i piatti, non che ne abbiano molti da lavare, ma penso che quei poveretti siano lì a marcire nel lavandino da settimane.
«Ti diverti eh? Se vuoi puoi venire più spesso, almeno mangiamo come si deve e in più con le tue manie di pulizia questa casa non puzzerà perennemente come una fogna.» propone Gus mettendosi accanto a me e appoggiando il braccio sulle mie spalle.
«Non ho delle manie di pulizia, mia madre mi rompe il cazzo se non è tutto pulito e questa casa mi fa venire i brividi. Semmai dovesse entrare qui dentro penso vi farebbe una ramanzina da dio.» è vero, questa casa fa davvero pena. Ma non ci pensano mai a dare una ripulita? Non sono una maniaca dell'ordine, ma fa davvero schifo questa casa.
Il che mi fa riflettere molto, è combinata in maniere pietose, puzza da morire, è super disordinata ed è la prima volta che ci entro... eppure quest'appartamento mi fa sentire a casa più della mia attuale. Mi sento sicura, rilassata, come se potessi avere tutto ciò che desidero in questo piccolo appartamento situato nel Bronx.

Non riuscì mai veramente a capire cos'era che rendesse quella casa così importante per me, o almeno a quel tempo non lo capivo.
Anche se infondo una parte di me sapeva che quella casa mi faceva sentire così bene solo grazie alla presenza di Gus. Senza di lui quella casa sarebbe stata vuota, come lo è ora la mia vita senza di lui.
Era lui che riusciva a farmi considerare casa ogni posto in cui siamo stati insieme.
Lui era la mia casa, ma ora che non c'è più io non so dove e come abitare...

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mi faccio pena da sola, ho pianto scrivendo l'ultimo pezzo... bruh i'm such a crybaby

Skyscrapers // Lil Peep (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora