48. we could runaway

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Gus's pov

Era strana, non era più lei, non era la Amelie di sempre.
Ha sempre avuto alcuni alti e bassi, anche lei aveva i suoi momenti bui, soprattutto quando si trattava di mangiare, ma non l'ho mai vista comportarsi così, si isolava da tutto e tutti senza alcuna ragione apparente.
E ogni singola volta che provavo anche solo ad aprire il discorso, tutti sforzi invani, non so come riusciva anche a capire quand'era che mi avvicinavo per parlarle di ciò, per chiederle che aveva, riusciva quasi a leggermi nella mente, sviava la discussione, cambiava argomento, era il suo modo di dire "no, non voglio parlarne".
Ma perché? Era l'unica domanda che mi ponevo, non era nuovo il fatto che non si lasciasse aiutare, ma non mi ha mai nascosto un suo problema, soprattuto quando la cosa era grave.
Qualsiasi cosa abbia sembra inseguirla e tormentarla ogni giorno. Passa le giornate a fumare, non è nemmeno questa una novità, non so perchè mi sorprenda, eppure sembra quasi strano questa volta.
L'altro giorno ha avuto un attacco di panico perché aveva dimenticato le sigarette nella camera d'hotel, le avremmo potute ricomprare in un tabaccaio, non sarebbe stato un problema, ma era come se le mancasse il respiro, come se quelle cazzo di sigarette la tenessero in vita.
Non fanno altro che ucciderla lentamente, come la droga con me del resto, anche io ne sono dipendente tanto quanto lei lo è dal fumo.
Eppure questa situazione continua a non quadarmi, Tracy mi prende perennemente per il culo: "Amico ti preoccupi se fuma qualche sigaretta in più quando tu tiri coca e prendi xanax dal giorno alla sera?".
Ha ragione, è tutto così giusto e normale eppure sembra comunque che qualcosa vada storto.
Forse è stata la discussione di qualche giorno fa con Adeline a crearmi tutte queste paranoie.
Non siamo particolarmente amici o altro, ma conosce Amelie da più tempo di me e probabilmente anche meglio di me.
La sua reazione non mi aveva convinto, le avevo semplicemente chiesto se aveva parlato con Amelie di recente, le avevo raccontato i miei dubbi.
"Niente di che è solo stressata, siete in tour, cambiate città quasi ogni giorno, sai com'è".
Si aveva ragione, era una motivazione plausibile, del resto anche io mi riempio di xanax ogni giorno a causa dell'ansia per i concerti.
Era tutto a posto eppure i conti non tornavano, avevo un sesto senso, qualcosa mi diceva che non andava tutto bene come sembrava.
Ma per quanto mi scervellassi non riuscivo a capire, Amelie non mi parlava, o almeno non di questo.
La nostra relazione andava avanti normalmente, insomma scopavamo, ci baciavamo, ci amavamo, tutto come abbiamo sempre fatto, non abbiamo mai smesso di amarci nemmeno un giorno da quando quel giorno tornai a New York da lei.
Ma tutto sembrava scomparire con una sola domanda: "Amelie che hai?".
Una domanda normalissima, mille volte le ho posto domande del genere.
Eppure il suo volto cambiava a quelle parole, diventava pallida, i suoi battiti acceleravano, il respiro le diventava affannoso, le mani tremavano, aveva sempre bisogno di sedersi, calmarsi e riprendersi, quasi come se avessi invocato qualche suo demone del passato. Come faceva quella domanda a traumatizzarla così tanto?
Cosa aveva?
Cosa aveva ridotto la mia piccola in queste condizioni?
"Non preoccuparti per me, hai tanto a cui pensare, non farti carico anche dei miei problemi. Sei in tour, ci sei riuscito, vivi la vita che hai sempre sognato, io sarò sempre qui al tuo fianco."
Le sue parole mi rassicurarono quel giorno, ma non abbastanza.
Qualcosa continuava comunque a tormentarmi, forse aveva ragione però, dovevo concentrarmi sulla mia musica, stavo riuscendo a creare quello che ho sempre desiderato, non dovevo lasciarmi distrarre.
«Ehi.» non avevo nemmeno sentito la porta aprirsi, ero troppo perso nei miei pensieri.
Posa le mani sulle mie spalle dando un'occhiata ai fogli che tengo sulla scrivania.
«Stai ancora lavorando? È tardi, andiamo a dormire?» chiede poggiando il mento sulla mia testa mentre mi abbraccia da dietro.
Sposto i fogli, giusto per evitare che si perdano e mi godo il suo affetto.
«Si, sono stanchissimo.» ammetto alzandomi dalla sedia per buttarmi a peso morto sul letto.
Viene a sdraiarsi accanto a me rifugiandosi tra le mie braccia.
«Quando dobbiamo partire?» chiede cercando di tenere gli occhi aperti, sta morendo di sonno.
«Per ora abbiamo finito, quello di ieri era l'ultimo.» avevo bisogno di una pausa, per fortuna il tour era finito. Almeno avrei avuto ansia in meno per una cosa.
Credo che il management lo avesse notato, mi procuravano sempre nuova roba.
"Ti vedo preoccupato Peep, ti abbiamo portato queste." mi riempivano di droghe, mi sedavano come se fossi un animale da circo. Avrei bisogno di una pausa da tutta questa merda, vorrei tanto andare via da qui, con Amelie, solo io e lei da qualche parte in europa.
Sposto lo sguardo verso di lei, dorme di già, era davvero stanca, più di me quasi.
La puzza di fumo che emette è forte, chissà cosa la porta a fumare così tanto ogni giorno, penso consumi minimo due pacchetti alla settimana.
Ho spesso notato che ha sempre avuto qualche problema a respirare, nulla di troppo serio, ma ogni tanto si facevano vivi quei piccoli attacchi e immagino che fumare così tanto non faccia altro che peggiorare la situazione.
Mi chiedo cosa abbia, è un dubbio che non vuole abbandonare la mia testa. Forse dovrei lasciarlo andare, dovrei abbandonare questi pensieri, dovrei abbandonare tutto e andare via.
Dovrei prendermi una pausa da tutto ciò, concentrarmi sulla mia musica, ho una mezza idea per un nuovo album, ne ho parlato con il management.
Secondo loro potrebbe spaccare, solo una cosa non mi ha convinto del loro discorso: "Se vuoi lavorare bene all'album dovresti allontanarti dalla GothBoiClique, rallentano il tuo lavoro".
Non nego che in questi ultimi mesi sono stati anche loro causa del mio stress, ma come potrei mai abbandonarli o anche solo allontanarmi da loro, sono la mia famiglia, se sono arrivato a questo punto nella mia vita lo devo anche a loro.
Inoltre non penso prenderebbero la notizia tanto bene.
Agh fanculo ho bisogno di tempo, tempo per me, per pensare, ragionare, scrivere, ho bisogno di un paio di mesi da solo.
Vorrei fare la valigia e prendere il primo volo per Londra, ma lei è l'unica cosa che mi tiene ancora qui, non posso abbandonarla qui, non voglio, ho bisogno di lei.
La osservo dormire, finalmente il suo volto è rilassato, è così tranquilla solo mentre dorme.
Durante la giornata la guardo negli occhi e mi sembra di vivere lo stesso inferno che vive lei durante quel breve contatto visivo.
Quei suoi occhi verdi... non sono più accesi come una volta, come quando l'ho conosciuta, quando mi sono innnamorato di lei, ora sono spenti, sono morti lentamente senza che me ne accorgessi.
Sarei disposto a mandare a fanculo tutto, il tour, la musica, l'album, il contratto, tutto pur di aiutarla.
Ma sembrano non esserci speranze, sembra tutto così inutile, ogni sforzo sembra vano.
Non riesco a vederla soffrire, la vedo sgretolarsi davanti a me ogni giorno, ogni ora che passa e non posso far altro che guardarla morire sotto i miei occhi.
Asciugo velocemente una lacrima, non voglio svegliarla.
La avvicino a me sprofondando il viso tra i suoi capelli, aveva fatto da poco il rosa, insieme a me. Era avanzato colore dalla mia tinta così ha deciso di passarlo sui suoi capelli. Non è più accesso come prima, ma non è male, sembrano zucchero filato.
La stringo più forte, senza farle male, fino ad addormentarmi abbracciato a lei.

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stamattina una mia amica (anche crush tipo) mi ha portato la birra prima di scuola e di pomeriggio siamo andati in uno skate park a farci le canne e skateare u.u tell me if i'm not the main character

Skyscrapers // Lil Peep (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora