Fare a meno di te - animedifferenti

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Ripensando a Caleb e a quella sera il mio cuore comincia a palpitare nel petto.

La nostra serata al parco, i nostri corpi così vicini... al solo pensiero sento gli occhi pizzicare per tutte le emozioni provate in una sola sera. E sembra passato solo qualche giorno, quando invece è accaduto molto tempo fa.

La proposta di mio padre è molto allettante, ma mi riprometto di non accettare.
Caleb non ci sarà di sicuro, l'ultima volta è stato solo un puro caso.
Comunque, non riuscirei a stare per più di cinque minuti in quel posto, circondata da tutta quella gente che non fa altro che giudicarti e squadrarti da capo a piedi.
《Ci devo pensare.》rispondo infine, lasciando la cucina.

Ripeto nella mia testa quelle tre parole che gironzolano ormai da qualche giorno e che non riesco a smettere di ripetere: non devi piangere.
Mi dirigo in bagno e sciacquo il viso, cercando di dargli un aspetto più gradevole.
Vado in camera e mi vesto con i primi vestiti che mi capitano sotto mano e mi siedo davanti alla toletta per domare i miei lunghi capelli biondi.
Dopo aver perso le speranze, prendo un elastico e faccio una crocchia disordinata che risulti decente.

Mi innervosisco e mi ripeto che più brutta di così non posso essere e che è inutile perdere tempo davanti allo specchio; oggi non è proprio giornata.
Dopo aver salutato i miei genitori e aver ricevuto un'occhiataccia da parte loro, esco di casa con la musica nelle orecchie.
Hanno sempre voluto che io dessi sempre una bella impressione, che il mio aspetto fosse sempre curato, che non avessi mai un capello fuori posto.
Ed è questa la motivazione delle loro facce.

Non me ne curo più di tanto e continuo per la mia strada, fino a che non arrivo ai cancelli della EastSide.
Lydia mi raggiunge entusiasta, mentre io sembro appena tornata dall'inferno.
《Allie, buongiorno mia cara.》dice, prendendomi sottobraccio.
Dopo aver ricambiato il saluto mi faccio trascinare fino al suo armadietto.
《Ti sei vista con quella ragazza immagino.》la precedo.
《Sì! Aspetta...》Mi guarda stranita per aver indovinato e poi scoppia a ridere.
《Intuito.》dico, facendo un'alzata di spalle.
《Mi ha parlato un pò di lei, è molto bella dal vivo...》dice, giungendo le mani e guardando il soffitto con occhi sognanti.
《Ha detto che le interesso e che presto vuole rivedermi.》dice infine, per poi chiudere l'armadietto.
Mentre continua a parlare ci dirigiamo verso il mio, di armadietto.
《Ronnie a ore tre.》mi dice Lydia, bloccando il suo discorso.

Involontariamente mi giro verso la sua direzione e noto che mi guarda con aria di sfida.
Io torno a guardare il mio armadietto indifferente alla sua presenza.
《Stavi dicendo?》dico poi a Lydia.
Afferro i libri di letteratura inglese e me li stringo al petto.
《Ops, il cattivo ragazzo ti ha piantata in asso?》borbotta la Barbie alle mie spalle.
《Andiamo, Lydia.》ringhio tra i denti alla mia amica, dando ancora le spalle a Ronnie.
Cominciamo ad allontanarci mentre quest'ultima continua con parole come codarda, invidiosa, illusa.

Ma non appena l'ultima parola esce dalla sua bocca, mi giro di scatto e questa volta non c'è Trevor a bloccarmi per le spalle.
Questa volta Lydia non riuscirà a fermarmi.

Mi dirigo verso di lei con passo felpato, lasciando cadere a terra tutti i libri e facendo piombare un silenzio assordante nel corridoio. Si sentono solo i miei passi e il fumo che mi esce dal naso per la rabbia.
Le punto un dito contro quel naso perfetto che ha e ad un centimetro dal suo viso le rispondo.
《Dici a me di essere di un'illusa, quando con te sta facendo lo stesso gioco? E poi, io, invidiosa? Di  te, poi! Non farmi ridere. Sai solo far questo: essere perfida con chi non è alla tua altezza. Ma non importa a nessuno, qui, di essere alla tua altezza perché siamo tutti sullo stesso livello e tu, Veronica, non sei nessuno per fare ciò che vuoi.》non appena pronuncio il suo nome per intero le sue mani mi prendono per le spalle e mi spingono violentemente a terra, facendo alzare un sospiro di paura da parte della cerchia che ci si è creata intorno.