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Caleb entra nel piccolo magazzino con il fiato corto.
Si chiude la porta alle spalle, dandomi la visuale delle sue spalle ampie e muscolose.
Ancora non si è accorto di me. Quando si gira e mi nota, fa una risatina.
《Non posso crederci.》dice mostrando la sua dentatura.

So di non essere una compagnia così interessante, ma almeno tienilo per te!

Si appoggia alla porta. Ha i capelli fradici e l'addome scolpito pieno di goccioline che si fermano sull'elastico del costume.
Deglutisco per tale bellezza.

Si siede nella panca davanti alla mia e strofina una mano sui capelli per farli asciugare.
《Perché sei qui? Mi hai seguita?》dico, coprendomi meglio con l'asciugamano.
《Cosa? No. La pioggia è fitta, non ti ho vista entrare.》dice reggendosi il mento con una mano.
Lo guardo assottigliando gli occhi e poi torno a prestare attenzione a un filetto del mio asciugamano.

Intorno a noi c'è silenzio. Solo il rumore delle gocce che sbattono violentemente sul vetro.

《Allora, perché sei venuta al mare con Trevor?》mi chiede.
È così annoiato che vuole avere una conversazione con me?
《Perché se fossi rimasta a casa sarei dovuta uscire con i miei.》dico.
《E tu?》
《Diciamo un pò come te.》
《Sicuramente te non scappi da qualcuno di violento.》aggiunge guardandomi negli occhi.

I suoi genitori sono persone violente?

Decido di rimanere in silenzio.
Sto per dirgli "Mi dispiace" ma mi sembra quel tipo di persona a cui non piace fare compassione.
《Vietarmi di mangiare cioccolatini può essere definita una forma di violenza?》ridacchio.

Ripensando a quello che ho detto rido ancora di più: un pò per la frase in sè e un pò per la vergogna.
Che stupida che sono.

Sul suo volto si forma un sorriso sghembo; almeno l'ho fatto ridere.
《Sei simpatica, delle volte.》dice.
《Grazie, lo so.》mi guardo le unghie con aria altezzosa.
Poi mi ricompongo.

《Perché sabato sera mi hai baciata?》chiedo improvvisamente. Non so cosa mi passi per la testa, ma devo capire in qualche modo cosa nasconde dietro quelle pozze nere.
《Perché quando ho voglia di fare qualcosa, la faccio.》afferma serio.
《Quindi volevi baciarmi?》
《Sì.》afferma.
《Ma non farti strane illusioni.》

Le sue parole mi destabilizzano, rimango pietrificata.
Questa volta ci sono rimasta male? Sì.
Mi sono lasciata andare come una stupida, proprio io che mi ero ripromessa di non cadere nella sua trappola, proprio io che ho detto di odiarlo.
Ho lasciato che si prendesse gioco di me in un momento di debolezza. Si è approfittato della mia fragilità.

《A cosa pensi, Melody?》dice mentre con una mano avvicina la mia panca alla sua.
Le mie esili ginocchia si toccano con le sue.
《A niente. E comunque "Melody" non esiste più.》dico facendo delle virgolette in aria.
《Peccato. Quella Melody mi piaceva, sai...?》
Mi guarda con uno strano luccichio negli occhi.

Così poco distante da me.
Così vicini ma così dannatamente lontani.

《Mi dispiace per te allora.》con una spinta delle gambe allontano la mia panca dalla sua e mi alzo, dandogli le spalle. Devo allontarami da lui.
Ma Caleb afferra il mio polso e mi spinge verso di sè, facendomi sedere sulle sue gambe.
《Lasciami il braccio. Subito.》dico dimenandomi.
《Lo so che ti piace.》sussurra sul mio collo.
E di nuovo il mio stomaco si contorce, il cuore batte a mille nel petto e il suo tocco mi procura dei brividi lungo la schiena.
Ma nonostante tutto cerco di ignorare i segnali che il mio corpo mi sta mandando.

Voglio fare il suo stesso gioco.

Così con la mano libera passo un dito sulla lunghezza del suo braccio, fino ad arrivare al viso.
I suoi occhi seguono ogni mio movimento.
《Quindi non stai giocando, eh...?》dico, cercando di assumere un'aria provocante.
《Sei sicuro di farmi un certo effetto, sei così pieno di te...》
Passo l'indice sulle sue labbra morbide e poi sulla sua piccola cicatrice.
《Ma io ho capito il tuo gioco. Ho capito chi sei.》
Mi avvicino a due centimetri dalle sue labbra.
《Sei solo un'egoista.》sussurro.

Mi allontano velocemente da lui mentre sorrido.
Dovreste vedere la sua faccia ora.

Si aspettava un bacio, o magari un servizietto dalla sua nuova conquista.

Mi dispiace, mio caro Caleb. Non sono nè un trofeo nè una conquista.

Mi sciolgo dalla sua presa e ripiego l'asciugamano nella borsa perché con mio grande piacere il tempo si è calmato.
Apro la porta della piccola baita lasciandolo lì, da solo, a realizzare quanto successo.
Perché sono sicura che nessuna delle ragazze con cui è stato si sia comportata come me.

Non lo sento seguirmi: è ancora seduto sulla panca, con lo sguardo perso e i pugni stretti lungo i fianchi.

Fare a meno di te - animedifferentiWhere stories live. Discover now