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-Andiamo?
-Andiamo dove? - chiesi, senza capire.
-Accompagnami a fare questo tatuaggio – disse semplicemente, mostrando il disegno delle mie iniziali che avevo vergato sul suo braccio.
-A quest'ora? - alzai un sopracciglio, perplessa: ormai ero abituata a rientrare agli orari più assurdi, poco prima che il sole sorgesse, ma, con lui, ogni giorno era una novità.
-Se chiamo il mio amico, me lo fa anche subito, non è certo la prima volta che faccio una cosa così. Un tatuaggio dovrebbe ricordarti un momento importante della tua vita e io voglio fermare il momento in cui mi hai detto che mi ami, in cui ti ho detto che ti amo.
-Dici sul serio? - sgranai gli occhi, incredula – Non dicevi che bisogna pensarci bene, prima di farsi un tatuaggio? Non dicevi che forse io non avrei voluto tatuarmi il tuo nome addosso?
-Tu sei minorenne. E io voglio tatuarmi il tuo nome addosso.
-E vuoi che ci sia anche io?
-Beh, se ti va. Insomma... - si mosse a disagio, pensando di aver fatto una proposta assurda.
-Certo che mi va.
Mi alzai da terra, ridendo, perché ogni volta, con lui, era tutto strano, improvviso, inatteso: quel senso di euforia disorientante, di batticuore ubriaco, di gioia senza fine e senza motivo non mi lasciava mai. Con lui ero la persona più stupidamente felice del mondo.
Sgattaiolammo nel buio, fino ad un appartamento poco distante da casa di Gabriel.
Il ragazzo che lo doveva tatuare mi spaventò a morte: era più alto di Gabriel, quindi quasi due metri di carne muscolosa con spalle larghe e una sfilza di tatuaggi colorati che gli segnavano il corpo, perfino il cranio rasato. Grossi piercing luccicanti al naso, alle orecchie, sulle sopracciglia, anche dentro alla bocca.
Il ragazzo esaminò il mio disegno sull'avambraccio, ne ricalcò le forme su un lembo di carta trasparente e si mise al lavoro, azionando un piccolo trapano che emetteva un ronzio quasi ipnotico: non ci mise neanche troppo, una mezz'ora e Gabriel fu marcato in nero con le lettere del mio nome.
-Pazzesco – commentai osservando il risultato, mentre l'amico di Gabriel copriva il tatuaggio con della pellicola trasparente, per evitare infezioni. Gli raccomandò di tenere il disegno idratato, di evitare esposizioni al sole, lampade e il cloro della piscina per qualche giorno.
Poi lo lasciò andare, ci accompagnò alla porta e ci salutò, dando una pacca sulla spalla a Gabriel che quasi lo fece rotolare per terra.
-Ti piace? - mi chiese, divertito dal mio entusiasmo.
-Lo adoro! - lo guardai come se fosse capace di tutto, volare, camminare sulle acque, sconfiggere la morte: ai miei occhi, Gabriel era un supereroe senza macchia e senza paura, l'essere più perfetto che avessi mai conosciuto -È la cosa più stupida che qualcuno abbia mai fatto per me – dissi, infine, mentre mi riportava verso casa.
-Grazie, sono felice che apprezzi il mio gesto – ribatté sarcastico.
-Sai quello che voglio dire – agitai le mani, come per allontanare i pensieri negativi o la frase appena detta che, in effetti, non suonava molto carina.
-No. Spiegati meglio – mi provocò con un mezzo sorriso così affascinante che, per qualche secondo, persi il senso dello scorrere del tempo e anche di ciò che volevo dirgli.
-Non riesco ancora a credere che porterai un disegno che ti ho fatto sul braccio una sera, che quel segno ti rimarrà per tutta la vita. Pensa se ti avessi disegnato qualcosa di stupido, non so, un fiorellino o una mucca – Gabriel scoppiò a ridere – sono seria! Quando sarai vecchio guarderai il tuo tatuaggio e mi sarai grato per non averti disegnato una mucca. O un fiocco. Sono molto brava a disegnare fiocchi. Meno male che ho fatto qualcosa di vagamente virile.
-Ho conosciuto e frequentato davvero un sacco di ragazze, ma nessuna è mai stata come te.
-A proposito di complimenti, spero davvero tu lo intenda come un complimento... - chiesi alzando un sopracciglio.
-Certo che lo intendo come un complimento: sei così impeccabile, coniughi tutti i tempi verbali alla perfezione, sei dolce, fragile, sei così minuta che sembri sempre sul punto di spezzarti. Sembri non sapere nulla della vita reale, arrossisci sempre ad ogni complimento che ti faccio, come fosse la prima volta. Poi esci indenne da due aggressioni e ti preoccupi di mille cose, perfino di chi ti ha fatto male, ma non ti preoccupi della tua incolumità, come se, in realtà, non avessi paura di niente. Sei sensuale, forse non te ne rendi neanche conto, ma lo sei. E anche molto, tanto che sta diventando un bel problema starti accanto. L'altra sera, hai chiuso gli occhi mentre ti accarezzavo e non avevo mai visto niente di più bello al mondo. E non eri solo bella, eri anche... seriamente sexy. Ah, non so neanche perché ti sto dicendo questa cosa, ma non so come ho fatto a non saltarti addosso.

-Avresti dovuto farlo – lo interruppi, maliziosa.
-Ecco, vedi come fai? - chiese esasperato – Dici cose alla leggera, dovrei fare finta di niente, ma la verità è che non so quanto ancora posso... insomma..
-Prima di te non ho mai avuto un ragazzo. Non so cosa voglia dire avere una relazione sentimentale. -alzai le spalle, senza pensare alle mie parole - Dico solo quello che mi passa per la testa, anche se, poi, mi sento sempre un'imbranata.
-Non lo sei, non sai che effetto mi fai... - scosse la testa, quasi allontanasse un pensiero.
Oh, un soldino per quel pensiero!
Mi sentii estremamente bella ed importante, poi, con un sorrisetto malvagio sulle labbra, mi sporsi verso di lui, lasciandogli un lieve bacio sul collo, poi un altro e un altro ancora.
-Donna, smettila, sto guidando – mormorò con un filo di voce – sono fatto di carne e sangue come tutti gli altri, non mettere alla prova il mio sangue freddo. Con te non esiste sangue freddo.
-Bene – risposi rimettendomi seduta composta – visto che decidi sempre tutto tu, che sei il maschio alfa, il capobranco, organizza qualcosa di carino per me. E vediamo come va a finire la serata.
Distolse un secondo l'attenzione dalla strada, rallentando, mi guardò per accertarsi che non stessi scherzando o lo prendessi in giro.
Ma ero serissima.
-Non sarò mai all'altezza delle tue aspettative – scosse la testa rassegnato, mordendosi l'interno del labbro inferiore.
-Sono vergine, ma ho parlato di sesso con le mie amiche, sai com'è, sono una ragazza che ama documentarsi. Non è che caschi proprio dalle nuvole e grazie ai loro racconti ho un quadro piuttosto realistico e completo. Hanno detto tutte che la prima volta fa schifo, dura due minuti e ti ritrovi sporca, dolorante, frustrata ed insoddisfatta, con un tizio molto sudato addosso che, se va bene, ti schiaccia ed ansima nel tentativo di riprendere fiato, se ti va male, cerca di alimentare la propria autostima e si avventura in un discorso imbarazzante, ti chiede se ti è piaciuto e tu non hai il coraggio di castrare la sua virilità dicendo che a malapena ti sei accorta della sua presenza, per cui finisci per raccontare un sacco di stupidaggini. Tutto questo ammesso che tu sia molto fortunata e non ti faccia un male cane, roba da film splatter, con sangue ovunque, lacerazioni, contusioni e cose del genere.
-Ma che diamine di esperienze hanno avuto le tue amiche? - trasecolò incredulo.
-Beh, ognuno vede le cose dalla propria prospettiva e ti sto raccontando quello che dicono le ragazze. Non ce n'è nessuna che mi abbia raccontato di notti indimenticabili e orgasmi multipli: immagino che, ascoltassi un discorso simile tra voi ragazzi, sareste tutti amanti esperti. Nessuno potrebbe mai ammettere di essere una frana, no?
-Tra essere un pornodivo e un completo inetto c'è una bella differenza...
-Non so perché, ma qualcosa mi dice che tu non sia un completo inetto.. - mi morsi il labbro inferiore, soffocando un sorriso malizioso.
-Grazie per la fiducia – rispose piccato.
-Comunque, tutto questo per dirti che le mie aspettative sono molto basse, anzi, dopo tutto quello che ho sentito, sono parecchio disillusa. - feci spallucce, perché, in realtà, dopo tutto quel pensare al sesso, il risultato finale non importava molto, a patto che non fosse del tutto disastroso. E sapevo che con lui, l'uomo che amavo con tutto il cuore, non poteva andare male - Quindi basterà poco per sorprendermi. -Oh, signore, Chloé, ma ti insegnano queste cose al tuo collegio super elegante? - fece una smorfia, senza sapere se scandalizzarsi o scoppiare a ridere.
-Sono sincera.
-Alla faccia della sincerità!
-Io non so niente, quindi per me è come parlare di un argomento sconosciuto, come la fisica quantistica o l'arabo. Parlo di cose che non so. Vorrei avere più esperienza, perché so che tu ne hai tanta, quindi, semmai sono io che vorrei essere alla tua altezza. Sei tu quello che hai avuto centinaia di donne...
-Sì, centinaia, perché non migliaia? - fece una smorfia, scuotendo la testa.
-... vorrei poterti dire che non avrò paura, che non sarò stressata o nervosa, che non mi preoccuperò, ma lo sarò. Sappi che sono un'incapace. Non so niente, non mi hanno mai detto o spiegato nulla in materia, se non di prendere precauzioni e che la prima volta fa schifo. A me piacerebbe tanto che non facesse proprio schifo, anzi, vorrei fosse proprio bello e romantico, non dico come nei film, ma qualcosa di almeno decente. Vorrei che, fra dieci anni, quando, si spera, avrò un'esperienza in materia, possa ricordarmi di quella sera e pensare che non avrei potuto avere niente di meglio.

-Io...
-Aspetta, non ho finito – lo interruppi con un sorriso – sappi che io già da adesso so che non potrei mai avere niente meglio di te. Sei la cosa migliore che ho, so che mi appartieni, so di appartenerti: io sono tua, saremo per sempre la stessa cosa, molto strana e confusa ed insolita, ma saremo sempre io e te. Noi siamo due persone molto sole, ma, insieme, siamo una forza, quindi sarò nervosa e avrò paura di fare la figura di un pesce morto, ma so che posso affidarmi a te con gli occhi chiusi e non mi deluderai. Perché, comunque vada, tu sei l'unico al mondo con cui... vorrei.. fare... questa cosa.
Il sorriso che vidi comparire sul suo viso mi ripagò di tutta l'ansia, le corse, le cose di nascosto che ero stata costretta a fare anche solo per vederlo un minuto.
Un esercito di due persone, ecco ciò che eravamo. 

Un gioco da ragazzi - PRIMO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉWhere stories live. Discover now