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Un fruscio, proveniente da fuori, mi mise in allerta: mi alzai di scatto da letto e raggiunsi la finestra in punta di piedi, i capelli ancora bagnati, i piedi nudi, poco vestita e le guance in fiamme, mi affacciai al davanzale, tentando di capire da dove provenisse il rumore di foglie scosse, di erba calpestata e altri che non riuscii ad identificare.

Abbassai lo sguardo e, appeso alla grondaia, vidi una figura maschile che si arrampicava lentamente e a fatica, facendo leva su braccia e gambe muscolose.
Trattenni a stento un grido di paura, che soffocai non appena fui in grado di riconoscere mani, braccia, occhi, bocca, ricci e sorriso colpevole.

-Gabriel! - sussurrai tendendo un braccio verso di lui, nell'irrazionale tentativo di aiutarlo a salire, senza pensare che, se mai si fosse aggrappato a me, mi avrebbe di certo trascinata di sotto.
-Ssssh! - sibilò facendo leva sugli avambracci e raggiungendo con un ultima spinta il davanzale, al quale si aggrappò con forza, per sedervisi sopra dopo qualche secondo, le gambe penzoloni nel vuoto, l'aria da farabutto, le mani appoggiate sui fianchi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-Che fai qui? - chiesi senza riuscire a togliergli gli occhi da addosso: era lì davvero, era davvero, realmente, a due passi da me, a cavalcioni sul mio davanzale?
-Volevo rivederti – disse semplicemente.
-Come hai fatto...

-A sapere del buco nella siepe? - mi chiese con una smorfia, alzando le spalle con noncuranza, quasi fossi una ragazzina alle prime armi. Rimasi sorpresa, non pensavo che Claudio ne avesse parlato con qualcuno. Per certi versi, rimasi delusa, perché quello era il nostro segreto – So che era una cosa tra di voi, ma quel buco ci è tornato spesso molto comodo per entrare ed uscire senza farci vedere. Mi aveva fatto comunque giurare che non l'avrei mai raccontato a nessuno. L'ho detto a te solo perché so che avresti capito.

Il suo sorriso sicuro, mi fece sentire scema anche solo per essermela presa.
-Non mi hai ancora detto come mai sei qui – chiesi scrollando i capelli e abbassando il mio braccio: era evidente che Gabriel non avesse bisogno di aiuto, perché aveva scalato quella finestra mille altre volte e chissà quante volte si era intrufolato in casa nostra, nella camera di Claudio.
Il pensiero mi metteva a disagio, per quanto fossi attratta da lui, quello era decisamente troppo.
O forse no.
Mica sapevo come mi sentissi, riguardo al fatto che poteva agilmente entrare nella mia camera da letto, sorprendendomi al mio meglio, al mio peggio.
Forse ero solo a disagio perché mi sentivo così... incapace, rispetto a lui, che non aveva paura di nulla: se voleva fare qualcosa, la faceva e basta, senza pensarci troppo e senza valutare le conseguenze o i pericoli.
-Te l'ho detto – rispose lanciandomi un'occhiataccia – volevo rivederti. In un modo o nell'altro dovevo farlo e questo era il modo più semplice
-E hai commesso un'effrazione per rivedermi? - sgranai gli occhi incredula.
-Sarebbe? - chiese perplesso.
-Sarebbe che sei entrato di nascosto in una proprietà privata, senza autorizzazione, utilizzando un ingresso non ufficiale, probabilmente danneggiando qualcosa. Se qualcuno, oltre a me, ti avesse visto, poteva denunciarti.
-Beh, ma mi hai visto solo tu – fece alzando le spalle – e non credo che mi denuncerai. Almeno spero: non ho bisogno di una denuncia adesso, ho un sedere troppo bello per il carcere.
-Certo che non ti denuncerò, che discorsi, ma... – ma, in effetti, non sapevo che obiettare.
Ero felice che fosse lì con me, ma questa era una di quelle cose che non potevo certo dirgli.
-Se ti disturbo, me ne vado, posso sempre fare un bel salto all'indietro e tuffarmi nel tuo giardino, con, chessò, un doppio carpiato.
Fece per sporgersi all'indietro e mi precipitai a trattenerlo per la maglietta. Lo afferrai, credendo davvero di salvargli la vita, sentii il suo profumo buono e pensai che, se si fosse buttato all'indietro sul serio, mi sarei tuffata con lui, anche solo per sentire ancora quel profumo assurdo.
Osservò con un sorriso sornione le mie mani sulla sua t-shirt, ormai un po' sollevata a scoprire un addome perfetto.
Letteralmente perfetto.
Porca miseria.

Un gioco da ragazzi - PRIMO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉWhere stories live. Discover now