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Con le dita premute contro il finestrino, osservavo Milano che viveva un altro venerdì sera come tutti gli altri, ragazzi per strada, rumore, luci neon lampeggianti, macchine in fila, ferme ad un semaforo, studiai attentamente le espressioni degli occupanti, felici, elettrizzate, annoiate, perse in pensieri che non avrei mai saputo, che potevo solo immaginare.

Ci allontanammo dalla zona elegante in cui vivevo, grandi viali fiancheggiati da alberi verdi, per raggiungere una periferia un po' triste e silenziosa, in cui le strade, via via, diventavano sempre più strette e soffocanti.
-Come vedi, non è esattamente lo stesso ambiente dove vivi tu – commentò Gabriel leggendomi nel pensiero.

Le strade erano poco illuminate e deserte, se si escludevano alcuni sparuti gruppetti di gente losca, vestita di scuro, che trafficava furtiva agli angoli delle strade.
Decisamente non era l'ambiente dove ero nata e cresciuta.
Parcheggiò in un piccolo spazio asfaltato e buio dove erano ferme altre macchine dall'aria dimessa e polverosa.

Il quartiere, malgrado il degrado, pareva parecchio tranquillo, immerso in un'acustica così strana e particolare, un palazzo talmente attaccato all'altro, che sentii i miei passi rimbombare nel silenzio, una specie di eco senza fine che faceva risuonare rumori da angolazioni inaspettate.
-Per di qua – disse nervosamente, facendomi strada verso un palazzone grigio, con un ingresso a scaloni e un corrimano rosso fuoco.

-Abiti qui? - chiesi, guardandomi intorno.
-Già – ammise a disagio.
-Mi piace questo rosso – mormorai rapita, sfiorando il corrimano con la punta del dito – è così vivace. -Già – ripeté scuotendo la testa – proprio vivace. È esattamente l'aggettivo ideale per descriverlo. Io avrei detto squallido. Triste. Povero. Misero.
Scandì le parole lentamente, scuotendo la testa.
-Cerca di capire ciò che voglio dire – cercai i suoi occhi e continuai: - So che casa mia è più elegante. Più ricca. E più scenica. Ma posso assicurarti che non è un bel posto dove vivere. Si può trovare più amore in un sasso calciato per terra, sotto ad un ponte o in una baracca senza riscaldamento, piuttosto che a casa mia, nella mia bellissima villa, con il bellissimo giardino, le bellissime stanze, i saloni, i marmi e le statue. Io sono stanca di una vita di apparenze perfette. Ora voglio la realtà, voglio le cose concrete, anche se non sono ricoperte di smalto, o ottone, o chissà cosa. Anche se è un corrimano rosso e un po' scrostato. Perché non è una villa elegante che ti rende felice. Si può trovare più amore in un posto senza speranza, piuttosto che a casa mia.
Presi fiato, mi morsi un labbro e distolsi lo sguardo, mentre lui cercava di assorbire ciò che avevo appena detto:
-Non volevo..
-Già. Non volevi. - annuii, prendendogli la mano, stringendola forte, posando un lievissimo palmo sul dorso di quella mano grande che amavo come parte di lui - Lo so. Non lo voglio nemmeno io. -Nemmeno tu, cosa?
-Non voglia ti senta a disagio, o in difetto, perché non sono il tipo che guarda queste cose, anche se tutto lascerebbe presumere il contrario. So che, in apparenza, le ragazze ricche hanno la puzza sotto al naso, so che vengo da un ambiente diverso dal tuo, so che i nostri mondi raramente si incrocerebbero. Ma io sono la sorella di Claudio e tu, Claudio, lo conoscevi bene. E io so fin da quando ti ho conosciuto chi sei e cosa sei, so il tuo ambiente e tu conosci me, molto più di quanto io stessa mi conosca, perché hai anche la versione dei fatti di mio fratello. Ci siamo incontrati a metà strada e va bene così. Io non voglio un altro Daniele, non voglio qualcuno che è stato scelto perché simile a me. Voglio te perché sei tu. E non mi importa da dove vieni, non mi importa dove sei cresciuto o quale strano giro abbia fatto la tua vita prima di arrivare da me, l'unica cosa che importa davvero è che tu sia qui, adesso.
Gabriel sorrise, fossette agli angoli della bocca, ogni dubbio sparito dal suo viso meraviglioso, mi bloccò contro al muro, all'ingresso del palazzo grigio, col corrimano rosso.
Alzai lo sguardo verso di lui, bellissimo, impossibile, così perfetto da non sembrare neanche vero.
Mi baciò con un trasporto che non parve reale.
Un bacio nella notte, dietro ad un portone chiuso.
Lontana da casa anni luce e non solo per lo spazio che mi divideva da casa, ma per tutto il lungo percorso che mi aveva portato lì.

Un gioco da ragazzi - PRIMO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉWhere stories live. Discover now