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I giorni successivi furono una conferma di ciò che già sapevo: lui era perfetto.
Perfetto per me, sotto ogni angolazione, aspetto o prospettiva: era perfetto perché lo vedevo così, perché aveva reso la mia vita un sogno, aveva materializzato e reso concrete tutte le mie fantasie, trattandomi come la principessa che mi avevano raccontato fossi, ma che non mi ero mai sentita, prima di lui. Riuscì, in pochi giorni a realizzare tutti i miei sogni, sorprendendomi come quelle caramelle con l'interno morbido, quando le spezzavi coi denti era una sorpresa e lui, ovviamente, riusciva a sorprendermi ogni volta.
Non mi ero mai ubriacata, ma, con lui, sapevo di essere ubriaca d'amore: non riuscivo a respirare, a dormire, era pazzesco ciò che scatenava nel mio cuore, di volta in volta, riuscendo ad essere pericoloso, romantico, divertente, eccessivo, sopra le righe, delicato ed anacronisticamente galantuomo.
Correre, baciarsi, tenersi per mano, ridere come pazzi per nessun motivo preciso, passeggiare in bilico su un muretto, mentre lui mi controllava per prendermi al volo, semmai avessi perduto l'equilibrio.
La strana sensazione di avere la febbre, di essere costantemente sovreccitata.
La voglia di fare le cose più stupide, fuori di testa.
Di contro, il desiderio di stare ferma, tra le sue braccia, mentre il tempo scorreva e guardavamo le nuvole formare segni del nostro amore in cielo.
Mani intrecciate.
Respiro corto.
Il cuore in gola.
In bilico tra una risata e un bacio mozzafiato.
Mi prendeva in giro.
Gli spiegavo l'epica greca.
Mi guardava con occhi pieni d'amore, mentre tutto il resto del mondo scompariva.
Sentivo caldo.
Giocavamo a nascondino, nel nostro parco preferito, finivo quasi sempre a chiamare il suo nome, finiva quasi sempre per cogliermi di sorpresa, facendomi prendere un colpo, per poi ridere di cuore, per nulla, per il suo sorriso, per il mio spavento.
Perdutamente ubriaca d'amore: una bella definizione per il mio stato animo di quei giorni giallo limone in cui mi portò in cima al mondo, facendomi scoprire angoli di Milano che non avevo mai visitato.
E, in ogni angolo, c'era un bacio, una sorpresa.
Una visita guidata, di notte, al Castello Sforzesco, non avevo idea di come fosse riuscito a farci entrare fuori dall'orario canonico.
Una passeggiata tra i Navigli, ascoltando il rumore ipnotizzante dell'acqua che scorreva a pochi metri da noi.
La partita, allo stadio, un'amichevole perché il campionato era finito. Non impazzivo per il calcio, ma vedere San Siro dall'interno era sempre stato il mio sogno e il suo entusiasmo infantile fu impagabile. Un concerto, suonavano alcuni suoi amici, in una chiesa sconsacrata. Esperienza strana, ai limiti del blasfemo, che mi lasciò un po' turbata. I suoi amici erano bravi, comunque.
Mi portò fuori a cena. Di nascosto, a tarda ora, dopo aver sbocconcellato svogliatamente qualcosa con i miei che mi osservavano perplessi.
Andammo al cinema. Alla seconda programmazione, pessimo film d'orrore, ma nessuno dei due, alla fine, aveva seguito più di cinque minuti della trama.
Una lunga passeggiata in un centro ormai semi-deserto per le vacanze estive, inframmezzata da mille baci, al chiaro di luna.
Una festa, questa volta, nessun dramma.
Un lento a lume di candela, nella mia stanza, senza musica.
Cose da noi.
Ogni volta, sfuggendo da un controllo opprimente, quasi non fossi a casa con i miei genitori, ma sorvegliata in una prigione.
Era il migliore, impossibile da battere, aveva superato tutti i test, era decisamente il ragazzo ideale e non dovevo perderlo per niente al mondo, quindi mi ripromisi di non rovinare le cose: questa volta non avrei allontanato da me la persona che più mi volevo tenere stretta al cuore facendo la fredda, la sciocca, l'orgogliosa, l'imbranata.
Questa volta, sarei stata semplicemente me stessa, senza farmi condizionare da nessuno.

Avrei dovuto tenermelo stretto, avrei dovuto dirgli quanto lo amassi, quanto fosse importante, quanto avesse reso la mia vita meravigliosa, anche solo guardandolo negli occhi.
Era il miglior ragazzo che si potesse desiderare, non solo il più bello, il più affascinante, quello che ci sapeva fare meglio, l'unico che riuscisse ad annullare le mie insicurezze, le paure, che riuscisse a riportare alla memoria un'immagine di Claudio che credevo ormai assopita, che mi parlava di lui come se, ogni volta, mi raccontasse una storia meravigliosa, fantastica. Quando mi parlava di mio fratello, riusciva a riportarlo in vita, quasi fosse ancora accanto a me.

Un gioco da ragazzi - PRIMO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz