Fu un pensiero fulmineo, quanto la rapità con cui lavoravano le sinapsi nel suo cervello percorrendo quei lunghi metri di suicidio. Probabilmente non glielo avrebbero nemmeno fatto un funerale come si deve. Chi sarebbe venuto? Non aveva nessuno oltre a loro. Avrebbero scavato una buca e sarebbero rimasti dieci minuti a meditare sui propri errori. Con che parole l'avrebbe descritta Natasha, lei che aveva sempre una parola buona su tutti, lei che l'aveva capita al primo sguardo, dopo aver saputo fino a che punto potesse spingersi il suo egoismo? Stark l'avrebbe onorata con la sua fiaschetta per poi congedarsi verso un altro gala di beneficenza con la sua elegantissima consorte. Steve avrebbe fissato la bara concentrando tutto il rimorso sulla mandibola, facendo trasparire i suoi rimproveri al discorso di Natasha attraverso le pupille. E Clint... non poteva pensarci a lui. E Wanda? Oh, Wanda... Avrebbero dovuto ascoltarla. 

Due metri. Il suolo ostile l'attendeva paziente. Il volto di Loki era ancora visibile mentre tastava già un terreno diverso. Thor caricava verso di lui orizzontalmente, Iron Man inseguiva la traiettoria perpendicolare a velocità turbo. Astrid chiuse gli occhi, attendendo la colluttazione, ma quella tardò ad arrivare rispetto ai suoi calcoli. Pensò che la paura avesse falsato i tempi, ma allora le sembrò ancora più strano quando si sentì inciampare contro qualcosa che aveva una solidità differente dal cemento, spinta da un'energia rallentata. 

Il corpo emise un rumore di ferro. Astrid impigliò le dita in quella che sembrava una corazza, trovando ad un tratto che essa finiva dove iniziava del tessuto. E odorava d'incenso. Spalancò gli occhi con l'istinto di allontanarsi e non si accorse che i suoi piedi stessero ancora fluttuando. I primi colori che vide furono un intenso verde bosco e dell'oro lucido. Il secondo fu il nero dell'oscurità e della menzogna. 

Atterrò sul pavimento duro e bagnato, rotolando sdegnosamente come un cane calciato in mezzo alla strada. Si contorse per tutti i terminali nervosi che stridevano unanime. Non sapeva quale parte del corpo non le facesse male. L'ustione era passata in secondo piano e per un attimo le parve di non saper più respirare. Tossicchiò a fatica mentre cercava di capire se avrebbe camminato ancora. Nel frattempo una corona di ombre si ammassò tutt'attorno a lei, circondandola. Le teste dalle forme più strane - giurò di vedere anche un paio di corna - si inclinavano di lato per studiarla. Qualcuno le accese una torcia proprio davanti al muso e lei non seppe se imprecare o stupirsi di avere ancora un braccio vivo con cui coprirsi.

-E questa chi diavolo è?! – esclamò un ragazzo.

-Ma è viva? - domandò una voce che non doveva aver passato la pubertà.

-Certo che è viva, idiota!

-Che caspio ha al braccio? - fece una voce rude, ma non abbastanza profonda per provenire da un uomo.

-Aspettate! Fermi tutti! Io l'ho già vista!

-Dove?! - fecero quasi tutti in coro.

-Era in TV! Con Captain America, Iron Man e tutti gli altri!

-Un Avenger?! - sussultò qualcuno.

-Chi ha detto Avenger?! - sbottò una voce ostile che era tutta di gola. 

-Poverina, sembra spaventata! - fece preoccupato il ragazzino.

-Siete tuonati?! Ma lo sapete chi è questa? È quella che ha provocato quella strage in Canada qualche giorno fa! - esclamò la voce rude.

-Ne sei sicura?

-Sicurissima. C'è la sua faccia ovunque. Gli hanno messo anche una taglia sulla testa.

-Fossi in voi non le starei così vicina. - borbottò una voce tanto grave e calma che pareva provenire da sottoterra. La corona di ombre e di voci si ammutolì, come se avesse parlato il più saggio o il più temibile del gruppo.

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