26 . Concludi il compito

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Una freccia colpì il petto dell'ultima guardia davanti all'entrata del tunnel. Si accasciò sulle rotaie come un sacco di patate. Natasha si avvicinò quatta quatta. Si appiattì al muro con la pistola carica in mano. Si espose puntandola al buio. La torcia sul dorso illuminò i binari e il vuoto. Un leggero spiffero alitava dall'interno.

-Via libera.

Astrid uscì dal nascondiglio, ma come mise i piedi sui binari qualcosa di più consistente di uno spiffero la spinse via.

-Che caspita è stato?! - sbottò disorientata. Era finita col sedere nella neve.

-Dobbiamo entrare. - fece Natasha per niente rassicurata. Guardava tra gli alberi, cercando qualcosa o qualcuno. Non vedeva il terzo.

-Clint?

Si era nascosto dietro un albero. Aveva scoccato una freccia che non era arrivata da nessuna parte. E quando provò a lanciarne un'altra, qualcosa colpì anche lui, facendolo ruzzolare a terra.

-Ma che sta facendo?

Una sagoma si materializzò davanti alla sua. Non aveva l'imbracatura dei soldati, non sembrava nemmeno armato. E subito dopo, scomparve di nuovo. Le piante attorno fluttuarono come soffiate da un vento di contraccolpo.

Clint si alzò da terra, sfilò una freccia dalla faretra, fece per puntarla, ma il movimento attivò i sensori di una mitragliatrice nascosta, la quale lo colpì in pieno con un flash.

-Clint! - Natasha scattò verso di lui.

-Superpoteri in giro. - osservò il Capitano, come se avesse assistito alla scena anche lui.

-Clint è a terra!

Astrid chiamò Natasha per nome. Si mise a correre nella sua direzione, ma la terra davanti a lei esplose e dovette fermarsi, retrocedere e nascondersi.

-Stai lì! - le ordinò lei. Sfilò una siringa dalla cintura e si accucciò sul compagno ferito. - Chi si occupa di quel bunker?

Hulk apparve con un balzo. Prese la rincorsa e fece strike sul rifugio in mezzo ai soldati armati che sparavano, ma i loro colpi rimbalzavano come palline da ping-pong sulla dura pelle verde del bestione rabbioso.

-Grazie.

-Nat! Cosa devo fare? - domandò Astrid, rannicchiata alle radici di un albero, mentre attorno a lei tutto pareva pronto a saltare in aria.

-Concludi il compito. Infiltrati, trova lo scettro ed esci. Come ha detto il Capitano.

-Da sola?!

-Saranno rimaste poche guardie all'interno. Sono tutte fuori per respingerci!

Astrid si alzò in piedi. Sbucò con la testa dal tronco e schivò un flash per un pelo. Strinse i pugni. Prese coraggio. Scattò fuori dal nascondiglio e cominciò a correre, mentre la terra ai suoi piedi bruciava e s'alzava, negandole una visione completa. Raggiunse il tunnel col cuore in gola. Accese la fiamma in una mano e si fece luce con quella. Dovette spegnerla appena un paio di guardie avanzarono nella sua direzione. Si mimetizzò nel buio e le fece passare.

-Natasha, siete entrati? - la voce del Capitano ruppe il silenzio.

-Clint è ferito. È grave, devo riportarlo al jet.

-Sullivan?

-Sto risalendo il tunnel. - sussurrò, dopo essersi assicurata che fosse di nuovo sola. Davanti a lei si apriva un bivio. Le parve più saggio intraprendere la via da cui erano provenute le guardie.

-Non puoi farcela da sola. Stark, vai ad aiutarla.

Che ansia, Capitano. Continuò il percorso, accompagnata dalla voce di Stark che parlava un po' da solo e un po' con JARVIS. La cosa da una parte la rassicurava e dall'altra la metteva in agitazione perchè non sentiva i nemici arrivare. Un cancello chiuso le barrava la strada. L'afferrò dalle estremità, cominciò a piegarlo.

-Stark, lo sai che sentiamo tutto quello che dici, vero?

-Sì, sono fatti per questo quei gingilli che portate all'orecchio.

-Ecco, non per dire, ma... - Si sforzò. Modellò il metallo caldo e morbido, di modo che il suo corpo potesse passare attraverso. - Mi sa che il tuo si è rotto. Dovresti fare qualcosa.

-Non vuoi sentire la mia adorabile voce?

-Mi distrae.

Dovette nascondersi perché un gruppo di guardie passarono correndo proprio davanti al suo naso.

-Ti ricordo, ragazzina, che sei nella squadra per merito mio.

-Sono nella squadra per merito di Fury! - rettificò lei. Proseguì senza essere vista.

-Quell'aderente tutina fiammeggiante con cui ti pavoneggi, non te l'ha fatta Fury con le sue manine.

-Io non mi pavoneggio. - bontolò con fare un po' infantile.

-Non ho ancora sentito un "grazie" degno della mia opera.

-Te l'ho detto "grazie"! - esclamò, forse con troppa enfasi perché sentì le voci di due guardie e il passo veloce venire dritti verso di lei. - Oh, merda.

Corse dalla parte opposta, verso una serie di gradini. Sentiva i colpi rimbalzare sulle pareti, tra i piedi. Un paio la colpirono alla schiena, uno alla gamba. Inciampò, sfilò un coltello e lo lanciò dritto nell'occhio di quello più vicino che cadendo si scontrò contro quello dietro rallentando l'intero gruppo. Si risollevò, corse di nuovo, diede una spallata alla porta di metallo alla fine del corridoio e si ritrovò all'esterno. Le guardie continuarono a rincorrerla. Chiuse la porta e arroventò la maniglia fondendola con tutto l'ingranaggio. Una sagoma rossa le sfrecciò davanti come un razzo. Sobbalzò per lo spavento.

-Hey!

Quando un soldato in mezzo al cortile le sparò addosso, lei gli andò incontro avvolta tra le fiamme. Afferrò l'arma con una mano, la piegò su sé stessa, come se fosse stata fatta di pongo. Quello la lasciò a terra terrorizzato e se la diede a gambe.

-Scusa, non ti ho visto! - fece Stark, volteggiando sulla sua testa.

-Meno male che dovevi aiutarmi, sto facendo tutto io qui! Tu giù! - esclamò lei mentre tirava un calcio in faccia ad un soldato recidivo che non voleva saperne di stare a terra come tutti i suoi colleghi. Il tono tra il rimprovero e lo scherzoso: era evidente che tutti quei corpi non fossero stati stesi grazie a lei.

-Ho capito, stasera ti offro un drink per farmi perdonare.

-Anche due.

-Raggiungiamo l'edificio centrale. Sono sicuro che sia riservato a qualcosa di interessante.

-Bene. E come lo raggiungiamo? - Era piuttosto in alto.

-Io in volo! Tu potresti chiedere il passaggio a uno di loro. - e fece segno alle jeep che si facevano largo in fondo alla discesa.

-E non potresti darmelo tu?

-Si può fare, ma il taxi ha un prezzo.

Astrid scosse la testa.

-Alcolista.

-Ma io non intendevo in alcol...

Astrid fece una faccia strana, cercando di ignorare la proposta a cui poteva alludere. Si morse le labbra per non mostrare a Stark il sorrisetto che gli usciva per ogni stupidaggine che diceva.

-Un drink andrà bene.

-Stark, potresti parlare di queste cose senza auricolare? - fece la voce del Capitano, imbarazzato.

Astrid scosse le spalle.

-L'ho detto, io.

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