16 . L'asso nella manica

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-Ehi, bamboccione! Ti vedo un po' accaldato! Dovresti rinfrescarti le idee!

Iron Man spezzò la testa di un idrante e direzionò la spinta dell'acqua sul muso del gigante.
Captain America dall'altra parte lanciò il suo scudo che rimbalzò e tornò dal mittente il quale saltò tra i detriti per arrivare più in alto possibile e raccogliendo tutta l'energia che aveva in corpo lo conficcò nella nuca del mostro.
Il gigante emise un urlo grave e si scrollò. Il Capitano rimase appeso finché la sua presa glielo poté permettere e poi rovinò giù. Cercò di aggrapparsi ad un insenatura nella pelle della schiena maestosa, ma si ustionò una mano e si lasciò cadere. Una volta atterrato, si sfilò il guanto che aveva ormai perso la sua funzione: il tessuto si era bruciato e decomposto lasciando scoperta la pelle sensibile.

Prima che potesse informare gli altri, la Vedova Nera si lanciò sparando cavi dai bracciali, gli fece un giro attorno e poi tirò con l'aiuto di una spinta da parte di Thor e del suo martello.

Il gigante barcollò all'indietro e disintegrò un edificio come fosse fatto di wafer.
L'essere infernale si rialzò iracondo, tirò i cavi. Un momento dopo Natasha si ritrovò a strisciare verso di lui, finchè la fibbia scattò e lei riuscì a liberarsi prima che potesse farla volare via come la terminazione di una frusta. La mano del gigante la sorprese provando a schiacciarla come una pressa. Riuscì a rotolare via prima che diventasse parte del cemento gretolato. Un fulmine andò a colpire la faccia rugosa del mostro. Quello, disorientato, agitò le braccia possenti alla cieca come per acchiappare una mosca. Afferrò per caso l'omino di latta che gli ronzava intorno incautamente troppo vicino.

Stark accusò dolore mentre l'armatura si accartocciava su se stessa e lo schiacciava. Sparò un raggio che sparì nella corazza rovente come risucchiato.

-Ragazzi, non mi dispiacerebbe un aiutino!

Il Capitano recuperò lo scudo e lo lanciò di nuovo, magari con l'intenzione di tagliare l'arto in due, ma esso rimase intatto, mentre lo scudo deviò la sua traiettoria.

Il Falco gli rifilava una freccia dopo l'altra, dall'alto del tetto di un condominio. Alcune rimbalzavano sulla corazza. Altre si ficcavano tra le pieghe di essa e si scioglievano. Quelle esplosive si accendevano come lampadine per poi degradarsi.

-Le mie frecce sono inutili. Non lo scalfiscono. – informò il Vendicatore avvilito.

-Ci penso io! – tuonò la voce di Thor ritentando un ennesimo agguato.

Il Dio del Tuono fece roteare il martello con l'energia di un tornado. Fece un balzo, le nuvole si raggrupparono sopra di lui e una scarica elettrica scese pallida e fragorosa colpendo il capo del gigante, il quale vacillò e crollò a terra un'altra volta e per un attimo parve finita. Stark si sfilò dalla morsa. I propulsori danneggiati scoppiettarono e lo fecero atterrare goffamente.
Era troppo presto per cantare vittoria. Il gigante sbuffò e il fumo tossico dalla sua bocca si sollevò in aria. Le braccia tozze spinsero contro il terreno in una trazione. Gonfiò il petto mirando i moscerini che lo stavano attaccando. Thor ebbe un cattivo presentimento.

-Attenti! State lontani! Via! Via!

All'interno delle fauci feroci si addensò una palla luminosa e si trasformò in una palla di cannone.  Una fiammata dal diametro di un'autobotte andò a incenerire tutto ciò che occupava spazio davanti a sé per venti metri.

Natasha riuscì a mettersi in salvo per poco, correndo verso il Capitano e rannicchiandosi dietro il suo scudo. Thor e Iron man schivarono la morte in volo.

-A chi va una grigliata?

Tony udì una risatina alla sua battuta e si chiese chi fosse tra le due donne.

-Ti stai prendendo una pausa, Stark? - chiese il Capitano con voce irritata. Lo scudo era rovente.

-Ho un problemino tecnico.

Tony dovette scendere dalla sua posizione di vantaggio perché i propulsori smisero di funzionare all'improvviso. Cercò di riattivare l'armatura che sfavillava per via dei contatti elettrici dislocati, spezzati e fusi. Si fece sfuggire qualche imprecazione, prima di riuscire a rimettersi in piedi.

-È impossibile avvicinarsi. Ha una corazza incandescente. - esclamò Natasha, scappando dall'esplosione di un'automobile in fiamme. Tossì qualche volta prima di riprendere fiato. Poi si sedette a terra, per riprendersi, riparata da un muro di pietra ancora in piedi.

-E io sono completamente inutile. – aggiunse Burton innervosito – Nat, tutto ok?

-A posto. Solo un po' intossicata. Sembra di stare all'inferno.

-È come se emanasse del calore. – commentò Steve, senza accorgersi della banalità della sua affermazione.

-Che attenta capacità di osservazione! Come hai fatto a notarlo? – lo prese in giro Stark nell'armatura ammaccata, deformata nella forma di tre enormi dita.

-Ci serve un piano. - tagliò corto il Capitano, ignorando commenti inutili. - È ovvio che non possiamo avvicinarci troppo, altrimenti ci ustioneremmo.

-Voi di certo.

Thor sferrò un altro colpo lanciando Mijolnir contro il faccione come se fosse un gioco. Il mostro lo schivò, ma non previde il suo ritorno e venne colpito pesantemente. La pelle di carbone fece un rumore croccante, di rocce sgretolate. La lega del martello suonò come il batacchio di una campana e tornò nel palmo del padrone, fumante.

-Thor, questo coso non viene dal tuo mondo? - chiese Steve, cercando una soluzione.

-Non da Asgard, no... Sembra un demone di fuoco di Muspellheim.

-Di cosa?

-È un regno fatto di fuoco e lava. La loro corazza è praticamente indistruttibile.

-Capitano, che facciamo? Chiamiamo il Verde? – chiese Natasha.

Il Capitano portò un dito all'auricolare.

-Banner...

-Capitano, abbiamo un'arma molto meno ingombrante che potrebbe rapidamente raffreddare i bollenti spiriti del nostro amico e tu non le permetti nemmeno di uscire. Cosa c'è? Hai paura che si graffi?

-Non se ne parla, Stark.

-Non è pronta per un combattimento.

-Non è pronta lei o non sei pronto tu ad ammettere che possa essere utile?

Il Capitano rimase muto. Banner rispose alla chiamata timidamente.

-È il momento?

-Ci serve il Verde.

-No, non ci serve il verde. - esclamò Tony.

-Sei diventato tu il Capitano?

-Portalo fuori. Avanti, finiamo l'opera di d'istruzione di questa creatura demoniaca.

Steve Rogers si guardò attorno, in mezzo alle macerie di un paese in cui un'ora prima passeggiavano famiglie, giocavano bambini, si mangiava, si faceva shopping, si chiacchierava sui gossip e si viveva una vita serena. Davanti a lui giaceva la targa di una scuola elementare. Ci ragionò su. Effettivamente, c'era davvero bisogno di svegliare un altro gigante?

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