56 . Trovare la propria strada

1.5K 104 53
                                    

Una macchia colorata volò dal finestrino, rotolando per qualche metro finchè non andò a schiacciarsi sotto le ruote di un camioncino che li seguiva. Steve seguì il percorso dallo specchietto retrovisore. Lanciò ad Astrid uno sguardo di rimprovero che solo la plastica rumorosa del pacchetto di patatine che lei custodiva contro il ventre come un grosso uovo potè coprire in quanto rumorosità. Gli aveva domandato ripetutamente se l'avesse pagato, davanti al bar della fermata di benzina, perché non era sicuro che avrebbe adottato la sua stessa politica: atteggiarsi da persone comuni e oneste anche se con una taglia sulla testa, un po' per scampare ai sospetti, un po' perché era giusto così.
Lei, come di consueto ad una delle sue domande inutili, gli aveva risposto alzando gli occhi al cielo. Non era riuscito a non lasciarla andare, mentre lui faceva il pieno: la scusa del bagno era stata incontestabile. Era convinto che l'avesse fregato sotto gli occhi, ma nella mente sembrava non passasse neanche un dubbio o un ripensamento, nemmeno quando aveva abbassato il finestrino per affidare un paio occhiali alla Natura.

-Ti sembra normale?

-Che cosa?

-Lanciare cose dal finestrino.

Astrid fece spallucce. Imboccò una mano di patatine e continuò a masticare. Steve proprio non capiva come lei potesse prendere la cosa così alla leggera.

-La gente lo fa di continuo. Pacchetti di sigarette, fazzoletti, pezzi di carta, plastica...

-Bè, la gente sbaglia. Non è che se lo fanno tutti devi farlo anche tu.

Astrid poggiò la testa al finestrino proprio mentre la scritta bianca sulla sfondo azzurro del cartello "Welcome in New Jersey" piantato nel prato al bordo della strada, scivolò confusa alle loro spalle. Natasha si era separata da loro appena usciti dal centro commerciale. "Stanno cercando tre persone. Se ci separiamo sarà più difficile rintracciarci" aveva detto. Ed era svanita tra la folla con la sua infallibile tecnica di mimetizzazione. Astrid la maledisse per averla lasciata sola assieme al perfettino moralista.

-Mi sembra familiare quel cartello.

-Ci siamo già venuti. Quando è uscito il gigante dall'oceano e ha distrutto mezza cittadina sulla costa. Eravamo in New Jersey.

-Ah, giusto. Alla fine si ritorna sempre negli stessi posti.

-Spero sia solo una coincidenza.

-Lo spero anch'io. - concordò lei, scrocchiando una patatina sotto i denti.

-Devi per forza mangiare quella roba?

-Ho fame. Tu hai mangiato? Io non mangio da stamattina, sai?

-Stai facendo briciole ovunque.

Astrid abbassò gli occhi e spolverò i pezzettini sulle gambe e sulla maglia che andarono irrimediabilmente a sovesciarsi sul tappetino. Steve trattenne il respiro.

-Pensavo che me lo dicessi perché il cibo spazzatura fa male, non perché sporco una macchina che hai rubato.

-L'ho presa in prestito.

-La riporterai indietro davvero? Credevo l'avremmo abbandonata in un fossato.

-Lasceremo l'indirizzo al proprietario, così potrà ritrovarla.

-Sei proprio un perfettino.

-Si chiama "essere onesti".

-Se fossi così onesto mi avresti denunciato a Fury quando ti sono piombata in casa con la scena del crimine spalmata addosso. - lo rimbeccò lei, riempendosi di nuovo la bocca.

Steve non rispose. Non poteva darle torto, era stata una debolezza, benché più tardi si fosse rilevata la scelta giusta. Astrid gli sventolò il pacchetto aperto sotto il naso. Il pungente odore salato gli intasò le narici. Trattenne a fatica una smorfia di disgusto.

Neve E Cenere | MARVEL ❶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora