48 . Resurrezione

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Stark si svegliò di colpo, come da un incubo. Si tenne all'armatura, in iperventilazione. Sudato e di un colore di pelle sul bluastro, gli occhi sbarrati e cerchiati, tremava, forse per il freddo o forse per l'ultima immagine che ancora viveva nei suoi occhi. Qualcuno passò una coperta. Pepper lo abbracciò e lo avvolse con premura, mentre lo accarezzava in volto, incredula e piangendo di gioia.

-Figlio di puttana! Ci hai fatto prendere un colpo! - si lasciò sfuggire Fury.

Stark gli lanciò un'occhiata stranita. Si guardò attorno cercando qualcosa o qualcuno.

-Ben tornato, Tony. - disse il Capitano e gli altri lo seguirono a ruota con sospiri di sollievo, battute e sorrisi, sostenendosi a vicenda. Il dottor Banner si sedette perché gli venne un mancamento. Si mise la testa tra le mani e pensò di prendersi qualche giorno di ferie alle Canarie.

Le prime, deboli, parole di Stark non tardarono ad arrivare e sembrarono uscite dall'oltretomba.

-Dove...?

-Sei disorientato, Tony, ma è del tutto normale. Abbiamo dovuto fare uso della cella di criorigenesi per farti tornare. - illustrò Bruce.

-Perchè?

-Sei stato ibernato.

-Come?

-Questo devi dircelo tu.

Astrid trattenne il respiro. Tony portò una mano sul reattore. Le occhiaie violacee e i capelli ricoperti di brina lo facevano invecchiare di dieci anni.


-Ti ci vuole una bevuta, amico! Per risanare le viscere! - fece Thor dandogli qualche pacca sulla spalla di troppo.

Tony guardò i membri degli Avengers che stavano in piedi di fronte a lui, ma ne mancava uno. Anzi, una. Passò in rassegna tutti i volti, mentre gli altri parlottavano tra loro e gli ponevano domande a cui non era interessato. Virginia gli diede un bacio sulla guancia. Lui non la allontanò, ma ne rimase confuso.

Astrid percepì il sangue congelarsi. Non era un freddo reale, era una doccia di delusione, mista ad abbandono. Perché Virginia Potts lo stava baciando con tanta naturalezza? Cosa non sapeva? All'improvviso provò un senso di vergogna. Quanti di loro sapevano che lei e Tony erano stati insieme? Guardò il Capitano, poi Fury, poi Natasha. Si avvicinò alla porta lentamente. Doveva raggiungere Loki. Doveva tornare a casa del Capitano. Si sarebbero chiariti più tardi. Avrebbe smentito tutto. Sarebbe stato facile. Aveva già il suo alibi: avevano fatto una gita fuori porta nessuno si era sfiorato. Stavano seguendo le tracce dello scettro e l'avevano trovato, ma era finita male.

La realtà è che ora si vergognava. Era stata talmente dolce l'idea di un paio di braccia in cui abbandonarsi, così tentatrici quelle labbra logorroiche, così accoglienti quelle mani mature, così familiare e accomodante quello sguardo malinconico in cui si poteva specchiare senza maschere, che non aveva pensato alle conseguenze. Non era mai andata a fondo nel passato di Tony, non gli aveva mai chiesto che cosa fosse successo tra lei e la sua fidanzata storica. Ora rischiava di essere chiusa in carcere per una colpa che l'avrebbe fatta sentire più sporca di un omicidio. Essere l'amante non era peggio di essere un'assassina. Ma essere l'amante di uno dei volti più conosciuti e influenti della terra era di gran lunga peggio di essere giudicata per aver vendicato il suo onore o una persona amata. La sua integrità era compromessa.

Chissà cosa avrebbe pensato Steve di lei, che era sempre così corretto e si erano promessi di fidarsi l'uno dell'altra e ora aveva l'ennesima prova della sua irresponsabilità, nonché della sua mancanza di etica.

Doveva andarsene subito, ma Tony la trovò dietro la fila. La fissò intensamente. Bofonchiò qualcosa. Astrid si impietrì.

-Che cosa hai detto? - gli chiese Pepper.

-Ha detto "Astrid"... - azzardò Banner.

Calò un silenzio di piombo nella stanza. Astrid sentì il pavimento cederle sotto i piedi. La pelle iniziò a pizzicare. Tony alzò un dito verso di lei.

Improvvisamente, le sirene del Quartier Generale iniziarono a urlare e i lampeggianti girare dando l'allarme. Tutti si chiesero cosa fosse successo pronti all'attacco. Un soldato piombò nella stanza trafelato.

-Il Tesseract! È stato preso.

-È stato preso?! Chi lo ha preso?!

-Loki, signore.

Astrid fece per andarsene, ma come voltò le spalle si scontrò contro Natasha che la squadrò centimetro per centimetro, gli occhi spalancati.

-Cosa stai facendo qui?

-È davvero lei!

-Ma come ha fatto?

-Astrid, che cosa hai fatto? - sibilò tra i denti Natasha, sconcertata, preoccupata, disarmata.

-È opera di Loki! - affermò Thor accusatorio mentre i vestiti di Astrid tornavano quelli che il Capitano le aveva dato a casa.

Steve corrucciò le sopracciglia. Astrid sentì il suo cuore rompersi in due.

-Eri d'accordo con lui?

Come glielo spiegava che lei e Loki avevano stipulato una tregua, che lui l'aveva aiutata a scappare, infrangendo la loro promessa e che era stata soggiogata per uccidere Tony Stark, dopo aver passato la notte con lui in segreto da tutti, ma che non sapeva chi fosse stato perché Loki, il Dio degli Inganni, colui che non faceva altro che mentire, tradire e raccontare storie per manipolare chiunque, persino il fratello, le aveva genuinamente giurato di non essere stato lui? Era una storia assurda, non ci avrebbe creduto nemmeno lei se l'avesse sentita da un'altra persona.

Tutte le prove erano contro di lei. E adesso che non poteva più nascondersi, la parola del Comandante sarebbe stata decisiva.

-Prendetela!

Natasha alla porta non si mosse. Un agente dietro di lei si nascose.

-S-signore... Mi perdoni... Questa ragazza è colei che ha fatto fuori una squadra di nove agenti specializzati?

Captain America si fiondò su di lei furente. Astrid indietreggiò fino ad incontrare la parete con la schiena. Di nuovo spalle al muro, di nuovo in trappola. Non voleva che finisse così. Non voleva essere catturata. Era innocente. Era una vittima. Sarebbe dovuta scappare. Fare un buco nella parete e buttarsi, ma si sentiva fiacca. Non aveva ancora recuperato le energie. Non aveva i suoi poteri. A mala pena riuscì ad intiepidire le dita. Steve la afferrò dalla maglia, la incollò contro il muro. Non lo aveva mai visto così arrabbiato. Si rimpicciolì sotto quel paio di iridi azzurre ricolme di delusione e una scheggia di risentimento. Voleva dirgli tante cose, ma non poteva davanti agli altri, davanti a Fury. Con la coda dell'occhio scorse una via di fuga.

-Non farlo. Non peggiorare le cose. - sussurrò lui che aveva spesso di fare pressione contro di lei. Non aveva il coraggio di colpirla. Non poteva farle del male dopo averla soccorsa, dopo aver pulito il suo sangue, dopo averla curata, dopo aver patito per lei, rimandendo in allerta di un segno di ripresa per due ore nel suo appartamento, rischiando la sua incolumità e domandandosi freneticamente chi l'avesse aggredita, da cosa era scappata, che cosa non era colpa sua.

Un agente azionò una pistola e le sparò un ago nel collo. Astrid non riuscì ad evitarlo. Se lo strappò e lo riconobbe. Era lo stesso che Clint le aveva lanciato quandonera stata arrestata la prima volta. Un'arma del genere, così preziosa nonnpoteva essere stata utilizzata da un agente intento a difendersi, ma da qualcuno che stava fermo, a distanza, in una posizione di sicurezza. Qualcuno in un angolo che poteva prendere la mira in modo accurato senza essere visto. Collegò la punta all'unica puntura che aveva notato allo specchio sul collo. Forse era così che aveva perso i suoi poteri. In qualche modo qualcuno l'aveva depotenziata. Qualcuno che aveva la possibilità di mettere le mani sui prodotti dello SHIELD, qualcuno all'interno dello SHIELD, qualcuno che poteva permettersi di sacrificare i propri uomini per un bene superiore.

Guardò Fury con aria tradita, ma non ebbe tempo per fiatare. Le gambe cedettero e si accasciò. Il Capitano la sostenere, incredulo riguardo allo strano sedativo che le avevano iniettato, a Loki, al Tesseract rubato, a lei che lo aveva tradito, a Tony che l'aveva appena accusata e alla sua incapacità di capire a cosa doveva credere.

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