9 . Allucinazioni

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Il dottor Banner si presentò con una certa irruenza. Aveva i capelli scompigliati e gli occhi vispi. Scortò il Genio e il Soldato fino ai monitor su cui grafici colorati presentavano punte e colonnine allineate in crescendo allarmanti.

-Sono sbalzi di temperatura. Tutti i grafici risalgono alle ultime otto ore, quando il suolo ha cominciato a surriscaldarsi. Sbalzi di energia, tutti provenienti dalla stessa zona.

Sul monitor apparve un'immagine satellitare a infrarossi che ritraeva il nord del New Jersey e un epicentro rosso sulla costa.

-Che cos'è?

-Non lo sappiamo con certezza, ma c'è una fonte di energia sul fondo dell'oceano che non si stabilizza. Continua ad aumentare e diminuire. E la terra continua a tremare.

-Un terremoto? - azzardò il Capitano che si era già perso tra tutte quelle linee, curve, disegni, immagini e colori.

Il dottore annuì, poi guardò Stark.

-C'è di più. Emette un'onda gamma. - e mise a confronto due grafici: il primo mostrava una strisciolina blu che s'increspava in sincronia con i picchi delle colonnine rosse del secondo grafico.

-Banner... - la fronte di Tony si era contratta in un'espressione turbata, la voce cauta e grave, gli occhi incollati ai grafici in movimento, alla ricerca di qualche informazione che potesse sfatare la sua preoccupazione. - Queste onde gamma... Potrebbero in qualche modo essere simili a quelle del Tesseract? - e slittò lo sguardo per cercare una risposta negli occhi dello scienziato. Quello si tolse gli occhiali dal naso, giocò un po' con le aste della montatura.

-Sono prove deboli quelle che abbiamo, ma c'è una possibilità, sì. - rispose, con la freddezza di un medico.

-Ed è per questo che dovreste andare sul luogo a dare un'occhiata.

Nick Fury, il direttore dello SHIELD, nonché Comandante, appariva torvo nel monitor sulle loro teste. Stark, Banner e Rogers guardarono la sua figura come un'apparizione. Da quando era lì ad ascoltare?

-Come va con la nuova inquilina? - domandò, sviando il discorso, forse ironico. Era difficile capirlo dal tono di voce immutabile.

-Oh, bene! - rispose Stark con nuova vivacità. - Il Capitano ha espresso grande esaltazione!

-Sono contento che l'abbiate presa bene. Temevo il vostro disappunto.

-Un disappunto grande come una casa... - Sussurrò Stark tra sè e sè.

-Cosa facciamo? - domandò il Capitano che era rimasto indietro.

-Niente di speciale. Vi fate una passeggiata in borghese mentre il dottor Banner e la troupe faranno degli esami per controllare l'attività del cratere. Controllate che non ci sia gente losca in giro. Tenete d'occhio la ragazza.

-Viene anche lei? - Steve lanciò un'occhiata spaesata a Fury, poi a Stark, poi a Banner, poi di nuovo a Fury.

-Sono sicuro che vi divertirete, Capitano. - concluse il direttore e chiuse la comunicazione.

-Breve, ma intenso. JARVIS, di' alla ragazza di prepararsi. Banner, lei sale in macchina con me, vero?

Il dottore non rispose, poiché la domanda di Tony era retorica.

***

-STARK!

L'auto sterzò di colpo schivando un furgone nero. Astrid strinse la mano e i denti. Tratteneva il fiato. Per non traballare da una parte all'altra dell'auto, nonostante la cintura allacciata, doveva tenersi alla maniglia della portiera, poichè Tony Pilota Stark stava improvvisando una gara a slalom in mezzo al traffico.

Il bip del cardiofrequenzimetro del dottor Banner stava pericolosamente accelerando e quello dovette scomporsi prima che la situazione degenerasse in un incazzatissimo omone verde per lui e un volo dolorante fuori dalla strada per gli altri due.

-Stark, per piacere! - Strillò il dottore dietro una smorfia, mentre si appigliava alla maniglia come una scimmia.

-Non sapete divertirvi. - Protestò il pilota.

Tony Stark era definitivamente rimasto all'età spericolata di diciassette anni. Quando premette il freno, Il Capitano Rogers si affiancò a loro con un sorrisetto furbo, cavalcando la sua Harley rombante.

-Stark, hai perso animo? - Lo canzonò la voce del Capitano, sovrastando la musica che vibrava dagli altoparlanti.

-Bimbi a bordo! Facilmente impressionabili! Non credere che non ti avrei seminato. - Lo avvertì l'altro, ridacchiando.

La moto sfrecciò avanti e recuperò il terreno perso.

Finalmente Astrid toccò il terreno con i piedi. Lei e il dottor Banner si guardarono e promisero a loro stessi che non sarebbero mai più saliti in macchina con lui. Stark scese dall'auto sistemandosi la giacca. Sorriso impeccabile e occhiali da sole sfumati sul naso che facevano tanto eccentrico genio, milionario, playboy, filantropo. Astrid aggiunse un insulto, mentre lo malediceva con gli occhi. Non avrebbe mai ammesso quel pizzico di adrenalina che l'aveva scossa ad ogni curva azzardata.

Il sole picchiava sulla pelle e sull'asfalto. Una leggera foschia e una calda brezza salata dominavano l'aria e ingrigivano appena il cielo azzurro.

Un enorme capannone era stato posto sul molo e protendeva verso il largo. I furgoni dello SHIELD sbarravano l'entrata, un'alta ringhiera teneva lontani i curiosi. "Controlli ordinari" era la giustificazione con cui si tranquillizzava la gente, ma era facilmente intuibile che non ci fosse molto di ordinario in tutto quel trambusto.

Attraversarono il pontile di legno ed entrarono nel capannone in cui l'atmosfera non era delle più accoglienti. Le pareti in tessuto non permettevano all'ambiente di arieggiare e l'umidità rimaneva imprigionata all'interno. Così si trovarono in una sauna di plastica senza pagare il biglietto d'entrata. L'unica entrata di ossigeno era l'apertura superiore nel centro del capannone, che più che altro dava l'illusione di poter respirare.

-Cos'abbiamo qui? - Domandò uno Stark accaldato agli agenti seduti alle scrivanie. Aveva già abbandonato la giacca su una sedia.

Astrid si avvicinò alla parete trasparente della sala circolare che era invasa da macchine, computer, monitor... L'acqua spumeggiava a largo come in ebollizione. La spiaggia era stata evacuata. Ora era occupata da un gruppo di gabbiani che zampettava indisturbato sulla riva.

Un uomo apparve all'improvviso dietro uno stormo di uccelli che spiccarono il volo uno dietro l'altro. Portava un lungo cappotto nero che si arricciava soffiato dal vento. Si voltò verso di lei e le sorrise, come se sapesse che stesse guardando proprio lui. Astrid incrociò gli occhi del Capitano che la controllava segretamente alle sue spalle. Poi tornò con lo sguardo sulla spiaggia e questa volta non vide che gli uccelli bianchi e la spuma dell'oceano che si infrangeva sulla sabbia candida.

Perfetto. Ci mancavano le allucinazioni.





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