22 . Una tuta su misura

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-Buongiorno, signorina Sullivan.

Le persiane si aprirono lentamente e la luce pervase la stanza. Astrid diede le spalle alla finestra, premette il cuscino sull'orecchio per ovattare la voce della sveglia vocale.

-L'allenamento di oggi è stato spostato alle 9:00. L'agente Romanoff l'aspetta in palestra tra un'ora.

Astrid si stiracchiò tra le coperte, mentre pensava lentamente.

-L'agente Romanoff? Perché l'agente Romanoff e non il Capitano?

-Il Capitano ha ritenuto più opportuno affidare il suo addestramento a qualcuno di più competente.

Mugugnò stropicciando gli occhi. Provava una strana sensazione di disappunto.

Si mise in piedi, le palpebre incollate per il sonno. Si lavò, si sistemò. Uscì dalla camera infilandosi la canottiera sui leggins sportivi, i piedi strascicanti sul pavimento, la voglia che era rimasta nel letto.

Salì nella sala da pranzo. Si versò una tazza di caffè e bevve in piedi per svegliarsi, davanti alla tavola vuota e tristemente pulita. Si chiese se ci fosse qualcuno di umano in quel palazzo che si svegliasse intorpidito come lei o fossero tutti pronti a fare flessioni e dare cazzotti ai sacchi da boxe nel momento esatto in cui mettevano i piedi a terra.

Quel silenzio a dire il vero, la confortava. La faceva sentire quasi a casa e forse poteva diventare un fattore favorevole per abituarsi all'ambiente.

Ritirò il pensiero quando Tony Stark irruppe nella stanza in giacca e cravatta, canticchiando a bocca chiusa. Addentò una mela e si fermò a fissarla con un sorriso irritante sotto i baffi.

-Ma guarda un po', cercavo proprio te!

Astrid alzò le sopracciglia dietro la tazza di caffè doppio fumante.

-Me?

-Esatto! Dormito bene? C'è una bellissima giornata oggi, non trovi?

Astrid puntò la finestra con gli occhi che erano ancora due fessure nel sonno.

-Perché così di buon umore? - biascicò la voce grave.

-Tu non lo sei mai, vero? Sempre tenebrosa e malinconica.

Astrid fece spallucce, sorseggiò.

-Ho qualcosa che potrebbe farti fare un bel sorriso.

-Oh, davvero? - chiese con tono ironico, solo un miracolo poteva farla sorridere quella mattina.

-Scendi al laboratorio tra cinque minuti?

-Ho l'allenamento tra cinque minuti.

-Il Capitano potrà aspettare.

Astrid alzò gli occhi dalla tazza.

-Ah, quindi non lo sa.

-Cosa dovrei sapere?

-Il Capitano si è fatto sostituire. A quanto pare non si sente all'altezza di allenarmi.

-Sarà dovuto andare via d'urgenza...

-O forse vuole evitarmi. - sancì Astrid deglutendo l'ultimo sorso di caffè che le risitemò le viscere.

Stark si grattò il pizzetto, strizzò gli occhi.

-Chi ti allena?

-L'agente Romanoff.

-Natasha! Bene, non farà troppe storie. Vieni con me.

Astrid stette impalata per qualche secondo senza capire. Poi prese un biscotto dal barattolo di vetro sulla credenza, se lo ficcò in bocca e seguì l'allegro fischiettio del genio milionario fuori dalla stanza.

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