8 . Gioco di maschere

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Tony Stark si era cambiato. Ora portava un paio di jeans e una felpa da cui si intravedeva il logo dei Black Sabbath della maglietta sottostante. L'impeccabile genio, milionario, eroe venerato, salvatore della Terra, si mostrava umano e per niente minaccioso. Astrid non sapeva come interpretare quell'atteggiamento così naturalmente disinvolto e rimase immobile, a studiare l'espressione indefinita sul suo volto, allerta e diffidente.

-Bevi a quest'ora? - domandò lui, ma non sembrò tanto stupito. Si sedette su uno degli sgabelli davanti al bancone e la fissò con un paio di occhi giganti, come in attesa di qualcosa.

Astrid si fece bordeaux e a momenti pensò di prendere fuoco.

-Ce l'hai la lingua? Credo di averti sentito pronunciare il tuo nome, stamattina.

Astrid annuì rigidamente.

-Allora?

Cosa avrebbe dovuto dire? Si sarebbe dovuta scusare? Certo, la visione di una ragazza che beve in piena mattinata non trasmetteva di certo una grande stima. Che figura!

-Sono desolata. -abbassò lo sguardo. Allontanò la mano dalla bottiglia e si morse le labbra amare e alcoliche.

Stark aggrottò la fronte.

-E perchè? Ti faccio compagnia. - e puntò con l'indice le mensole dietro di lei.

Astrid si voltò. Prese un altro bicchiere e lo posò sul banco, perplessa. Stark ci versò l'alcolico.

-Ti ho sorpresa a prendere un drink, tutto qua. Non ci avrai ripensato, spero.

No, non ci aveva ripensato. Solo che la situazione era abbastanza imbarazzante e, tralasciando il fatto che di un bicchiere o due non se ne faceva granché, lei non era abituata a bere in compagnia. Le fu difficile accettare di condividere una cosa così intima e segreta con praticamente un estraneo. Non si sentiva a suo agio a mostrare quella parte vulnerabile di sé, ma da brava alcolista trovò un modo per lasciarsi andare. Allungò la mano aspettandosi una risposta espressiva dal volto del milionario, il quale la studiava concentrato, come su di libro scritto in una lingua complicata.

-Cin cin!

Stark avvicinò il bicchiere al suo ed entrambi tintinnarono, riecheggiando nell'attico. Astrid assunse un piccolo sorso.

-Allora, ti sei fatta un giro? Come ti sembra? - chiese lui spalancando le braccia orgoglioso.

-Spazioso.

-Spazioso. - ripeté Stark. Sorrise. Accettò la risposta come un complimento alla propria persona.

-Per alloggiare poche persone lo è molto. - chiarì lei, evitando di esporsi in giudizi eccessivi.

-Hai già visitato i laboratori?

-Ci ho dato un'occhiata.

-Allora non dovresti pensare che ci siano poche persone.

-Intendevo, voi Avengers. Ricordavo foste un po' più numerosi. È normale che vi si veda di rado?

-Shakespeare in estiva è in viaggio... - e con la mano cerchiò il soffitto o forse un punto aldilà di esso. Astrid non capì, ma fece finta di niente. - Il dottor Banner è ancora titubante, ma oggi era in laboratorio. Non l'hai visto?

Astrid fece "no" con la testa.

-Natasha non la vedremo per un giorno o due: ha appena ricevuto un incarico assieme a Legolas.

Stark contò sulle dita i componenti. Fece una scenetta come se proprio non riuscisse a ricordare. Anche Astrid li contò. Erano quattro, più Stark: cinque, e...

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