68 . Digli che aveva ragione

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-Stark, Barton è stato colpito.

-Mi addolora. Gli serve un cerotto?

-È svenuto. Devo portarlo via.

-Che mi dici di Testa Calda? Spero non si sia sbruciacchiata i vestiti.

-Astrid non è qui. E nemmeno le valigie col Tesseract e lo Scettro.

-In che senso non è lì?

-Avete visto Loki?

-No, nessuno stronzo magico da queste parti!

-Bisogna trovare le valigie. Ora! Non possiamo permettere che le recuperi.

-Va bene, ho capito, sto arrivando.

Nel bosco si propagava solo il rumore dei passi precipitosi sul terreno, lo scricchiolio dei rami secchi, il fiato pesante che si condensava in nuvole bianche ogni volta che Astrid si fermava per decidere in che direzione andare. Rischiò di inciampare più volte perchè i pesi che aveva in mano la sbilanciavano. Si aspettava che qualcuno da un momento all'altro le sparasse in una gamba o ad un braccio. Non sapeva da dove sarebbero saltati fuori per catturarla. Forse Iron Man sarebbe atterrato proprio davanti a lei, forse sarebbe scesa una squadra dello SHIELD, ovvero dell'Hydra, direttamente da un elicottero o da un fuori strada, forse non poteva vederli perchè erano nascosti, forse le stavano tendendo una trappola, forse le avrebbero iniettato di nuovo il sedativo, forse questa volta ci sarebbe stato anche Hoffmann e l'avrebbe portata via per continuare i suoi esperimenti, forse sarebbe stato meglio se avesse svoltato a sinistra, lontano dalla diga e disperdere le sue tracce in città... Non riusciva a ragionare.

Davanti a lei continuava a riversarsi una cascata di domande riguardo a quello che sarebbe successo successivamente. Immaginare la faccia di Stark, di Natasha e del Capitano che scoprivano che cosa avesse fatto era una tortura, pensare che nella tasca posteriore dei pantaloni c'era una pistola il cui manico era macchiato dal suo più grande disonore era un'angoscia colpevole che l'affaticava più delle valigie. Guardava la mano con cui l'aveva impugnata come se da esse potesse gocciolare il sangue del suo amico e si chiedeva perchè non le avessero già sparato in testa.

Un elicottero dei pompieri volava basso. Aveva prelevato l'acqua dalla diga e si stava dirigendo verso la città dopo aver schivato per un pelo una macchiolina rossa che volava nella direzione opposta. Astrid strisciò sotto un grosso abete perchè le fronde secche e spoglie degli altri alberi non la mimetizzavano. Gattonò sul manto di aghi, trascinando le valige accanto a sé. Sperò che Iron Man non venisse a prenderla là sotto, ma era quasi sicura che l'avesse già trovata.

-Astrid?

La voce di Stark era chiara e pulsante. Sembrava fosse lì accanto a lei a sussurrarle nell'orecchio. Il suo tono era una carezza invisibile.

-Non puoi essere davvero tu...

Astrid non rispose. Non poteva parlare e sarebbe stato meglio se si fosse tolta l'auricolare perché il suono della sua voce le recava altro dolore, ma al tempo stesso la consolava.

-Dove sei? Loki... è con te? Di' qualcosa, dannazione.

Astrid strinse le gambe al petto e drizzò le orecchie per ascoltare i rumori attorno a lei, per sentire il passo di Iron Man che si avvicinava, ma sentiva solo il suo battito accelerato e il fiatone che cercava di sopprimere. In quel momento si ricordò che avrebbe potuto attivare la visione termica o il visore a raggi X per visualizzarla senza spostare i rami. Non era stata una buona idea nascondersi. Forse avrebbe fatto meglio a lasciare lì le valigie e tornare a correre.

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