11 . Folgorazione

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Astrid la seguì impaziente per i corridoi e poi sull'ascensore maledetto. La chioma di Natasha sapeva del tipico profumo floreale delle tinte. Doveva essersela rifatta da poco perchè come aveva percorso i suoi passi le era arrivata una nuvola di fragranza direttamente sul viso.

Come anticipatole, al tavolo da pranzo era presente un uomo in più: Clint Barton. Aveva un paio di occhi pungenti e un sorriso semplice. Clint le allungò una mano e lei la strinse.

-Ci siamo già incontrati.

Astrid cercò di ricordare ed ebbe una sensazione sgradevole.

-Sono quello che ti ha sedato. Evento spiacevole. Sono rammaricato.

-Già, la missione, gli ordini...

Astrid scimmiottò l'utopia del soldato diligente mentre ancora sentiva le frecce penetrarle gli arti, il petto e l'addormentavano lentamente.

Si misero a sedere. Nessuno tra loro doveva saper cucinare perchè Tony Stark aveva ordinato di nuovo un take away: patate fritte, pollo, scatole di hamburger erano riposti sul tavolo in sacchetti di carta. Astrid cercò di trattenere una smorfia alla visione del cibo che aveva maneggiato per anni. Addentò il panino solo perchè stava morendo di fame.

-Allora, cos'avete scoperto? - chiese Barton inforcando due patatine con le dita.

-Fury non vi ha tenuti al corrente? - ribatté il Capitano.

-È sparito poco dopo averci ordinato di rincasare.

-Che strano, pensavo foste i suoi prediletti. - mormorò Stark tra i baffi, ma nessuno si curò della frecciatina.

-C'è una sorta di geyser che bolle l'acqua dell'oceano. È spuntato dal nulla. - iniziò il dottor Banner.

-Un geyser?

Banner fece per iniziare una lezione di geologia, ma l'altro lo interruppe con prudenza.

-Sì, so cos'è. Allora?

-Sta creando un po' di problemi. - tagliò corto lo scienziato.

-Da quando ci occupiamo anche dei fenomeni geologici?

-Astrid, tu hai visto qualcosa?

Astrid alzò la testa e incontrò molteplici paia di occhi in attesa. Quelli di Stark la fissavano con insistenza pretendendo più di tutti una risposta sincera. Si schiarì la voce.

-Bè... In effetti una cosa l'ho vista. Come un'ombra che nuotava sul fondo. E ad un certo punto è stata risucchiata da una... Fonte di luce... E poi è sparita.

Sapeva di aver detto qualcosa di importante perchè si fermarono tutti per scambiarsi sguardi strani.

-Secondo te poteva essere una sorta di portale? - Chiese il dottor Banner a Stark che fece una mossa come per dire: "Ecco, ve l'avevo detto".

-Un portale? - domandò lei del tutto ignara di cosa stessero parlando.

Nello stesso momento il cielo venne squarciato da una luce bianca e un tuono fragoroso. Come per consolidare il timore di tutti.

Il flash illuminò per poco le ombre, creandone di più nette, storpiandole.

-Che succede? - Chiese Astrid. Non era spaventata perchè gli altri non si mossero, quasi fosse naturale un lampo del genere in un cielo sereno.

-Thor.

Guardò Natasha interrogativa. Quel nome avrebbe sicuramente dovuto rimembrarle qualcosa.

-Chi?

-Capellone, mantello rosso, martello... Comunemente chiamato "Dio del Tuono" ? - Delineò grossolanamente Stark accompagnando con una cantilena.

Astrid scosse poco la testa. L'uomo abbozzò una smorfia incredula. La guardò come si guarda un essere fuori dal mondo.

-Non li guardi i telegiornali? Non hai internet a casa? Dove hai vissuto tutto questo tempo?

-Sicuramente l'avrai già visto da qualche parte.

-È come temevamo. Se è tornato sulla Terra c'è un motivo. - asserì il Capitano, lo sguardo perso in un punto invisibile.

Stark si alzò nervosamente.

-Non abbiamo ancora accertato che l'avvenimento di oggi e le trame di Loki siano collegati... - Chiarì il dottor Banner.

-Non diciamo stronzate! Non ci vuole un genio per fare due più due! - Sbottò Stark mentre stappava una bottiglia di whiskey.

-Magari è qui solo per informarci che in realtà va tutto bene. Per venirci a trovare. Siamo i suoi amici. - Cominciò Natasha difendendo il dottore o tentando di raffreddare la situazione.

-Ma è ovvio! Non aveva niente da fare su Asgard e ha deciso di passare a salutarci! - Ironizzò l'altro con tono aggressivo. Bevve tutto d'un sorso il suo drink e poggiò sul piano il bicchiere indelicatamente. Si portò una mano alla bocca mentre provava a calmarsi.

Astrid ascoltava distante, senza capire di chi stessero parlando. Qualcosa le disse che c'entrava con la battaglia di New York di mesi prima e non le piacque.

-Chi è Loki? - Chiese ingenuamente.

Tony Stark non aveva filtri e non aveva scrupoli. Se una cosa doveva essere detta, era inutile girarci attorno, perché prima o poi sarebbe saltata fuori. Anche se avrebbe reso le cose più amare, era meglio togliere il dente fin dall'inizio.

-Solo il più grande figlio di puttana dell'universo. - rispose, mentre si riempiva un altro bicchiere.

-Ha una bella reputazione...

-Sì, be' vediamo... ha ucciso ottanta persone in due giorni, ha controllato la mente di Barton per una settimana insieme ad un astrofisico e un gruppo di ricercatori per succedere nel suo piano di invasione della Terra con un esercito di alieni. Ha un potere che non conosciamo. Illimitato probabilmente. E non ha niente da perdere.

-Ma voi... l'avete sconfitto. Vero? – Domandò Astrid con voce debole.

Un momento di silenzio le raggelò il sangue.

-È scappato. – Sancì Natasha, trovando il coraggio che nessuno aveva avuto ancora.

-E quello che sta arrivando è con noi, giusto?

-Il fratello maggiore? Sta con noi, sì. A quanto pare...

-Sono fratelli?!

-Fratellastri. – La corresse una voce alle loro spalle.

La stanza fu travolta da una folata violenta e umida. Una sagoma si ergeva possente davanti alla vetrata aperta. I biondi capelli, legati per metà da un paio di minuscole treccine ai lati del capo, svolazzavano assieme al mantello scarlatto. Il corpo nerboruto da fiero dio norreno, protetto da una robusta e luccicante armatura. Con una mano impugnava saldamente un massiccio martello che brillava di un riflesso quasi irreale.
Smise di piovere all'improvviso come se qualcuno, o proprio lui, l'avesse deciso. Ma da quando aveva iniziato?

-Ti prego, dimmi che sei qui perché ti mancavamo. – Si augurò Stark sarcastico, nascondendo un doloroso bisogno di speranza.

L'uomo erculeo rimase serio, esitante. Negli occhi vitrei vibrava l'ombra oscura di un sospetto e di una dichiarazione vitale.

-Thor? – Natasha lo smosse con voce materna, accogliente, rassicurante. – Tu sai... Che succede?

-È tornato? – Si introdusse il Capitano.

-Temo, amici miei... - Rispose infine l'uomo, la voce tagliata da una nota sofferente - Che non se ne fosse mai andato.

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