62 . Insegnami

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Samuel Wilson non si sarebbe mai accorto di avere una bottiglia in meno in casa. Qualsiasi alimento alcolico fosse stato nascosto nei reparti della cucina, sarebbe stato fatto fuori in men che non si dica.

Astrid si affacciò in tutte le ante dello scaffale, sopra e sotto il lavandino e i fornelli, ma tra scatole di cereali, barattoli di legumi e di ravioli al sugo già pronti, le uniche bottiglie che trovò furono quella dell'olio, dell'aceto e della passata di pomodoro. Provò un tentativo disperato con il frigo. In fila nell'ultimo livello dell'anta erano incastrate una bottiglia di latte, una di acqua naturale e dell'aranciata.

Aranciata?! Ma che razza di ex militare è uno che non possiede una fiaschetta nel cassetto?!

Almeno nell'ultimo cassetto c'erano tre birre, ma Astrid non aveva voglia di blanda e quasi analcolica birra. Doveva cercare meglio. Era sicura che almeno del liquore doveva esserci da qualche parte. La gente ne regala spesso una bottiglia o due ai parenti o agli amici e non si sa mai che fine facciano, inglobatate nella vetrina del salotto e dimenticate. Riprovò negli stessi posti, spostando tutto di nuovo e finalmente... non le sembrava vero. Eccola lì, nascosta dalla fretta, a fianco ad una bottiglia di Orzata di origine italiana ancora sigillata, che Astrid scartò fin da subito.

Baciò la bottiglia di Brandy come un miracolo. Strappò il tappo di sughero e l'etanolo danzò fuori dal recipiente, con un odore acre e raffermo, insolitamente forte. Lo assaggiò, sorseggiando a canna e il sapore indeciso le procurò una smorfia di disgusto. Era vecchio, ma non solo era vecchio: il riposo avrebbe dovuto renderlo più intenso e fascinoso, invece era acre. Chissà da quale baracchino saltava fuori? Non c'era scritto su nessuno dei lati del cartellino impiccato al collo della bottiglia.

Si passò la lingua tra i denti per convincersi che non fosse poi tanto male. Bevve un altro sorso e le venne voglia di sputare tutto sul pavimento. Fece forza su sé stessa e ingoiò come fosse una medicina. Non era la collezione di Stark, era evidente. Dio, come le mancava! Quella porcheria era peggio della robaccia mediocre che poteva permettersi con i pochi spicci del vecchio lavoro.

Avrebbe voluto stare seduta a terra per scolarsi tutta quella bevanda orribile che non meritava di essere chiamata col nome sull'etichetta, ma tracannata direttamente dalla bottiglia senza respirare.

Non voleva rischiare di farsi scoprire dal Capitano, nel caso in cui gli fosse venuto in mente di scendere per vedere che stesse combinando. Era rimasta ad ascoltare i rumori lievi dei suoi passi nella stanza. Si erano silenziati poco dopo che era scappata. Ciò l'aveva, da una parte, sollevata perché non voleva la rincorresse per farsi dare una spiegazione che semplicemente non c'era. Dall'altra parte, le aveva lasciato un vuoto che nemmeno del cattivo Brandy era in grado di rabboccare.

Con tutta probabilità non sarebbe mai sceso. Forse non era così spavaldo da affrontarla dopo essersi fatto scoprire ed aver ricevuto un rifiuto. Era in Tony Stark andarle dietro e riprendere l'argomento, ma solo perché era convinto di poterlo vincere. Altrimenti avrebbe fatto spallucce e si sarebbe versato un bicchiere di whisky. Il Capitano era solito lanciarle occhiate e fare marcia indietro, trasformandosi in un muro impenetrabile. Si faceva rispettare solo qualcuno andava contro la sua autorità. Per le questioni più spicciole, come un bacio mancato, aveva una sorta di blocco. Astrid lo stava imparando in quel momento.

C'era di nuovo troppo silenzio.
Per ogni veicolo che passava nelle vie vicine, tratteneva il respiro per ascoltare se si fermasse sotto casa, per far scendere una squadra armata che avrebbe portato via il Capitano e avrebbe ucciso lei a sangue freddo. Invece nessuna macchina si fermò davanti alla casa di Sam Wilson quella notte. Nessuna squadra speciale venne a far loro visita. Nella piccola villetta a schiera regnava la tranquillità più ordinaria. Un paio di gatti litigavano in un vicolo, la sirena di un'ambulanza schizzava storpiata dall'effetto della velocità sul suono. Niente di più eclatante.

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