50 . Tortura eterna

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Il mondo riprese a girare lentamente. Voci, parole, luci si mescolarono ai ricordi. Astrid ruotò i polsi per scacciare il fastidio che li cingeva. Presto si rese conto che fossero stretti in due spessi anelli come quelli che le avevano messo al primo arresto, stavolta ciascuno era inchiodato al corrispettivo bracciolo della sedia.

L'aveva vissuta già quella scena. Tra poco sarebbe comparso Coulson dalla porta di fronte, si sarebbe seduto al tavolo e si sarebbero sorrisi per una decina di minuti, come ai vecchi tempi. Se non fosse che questa volta non ci sarebbe stato più alcun contratto da firmare, più alcuna delibera, più alcuna seconda possibilità. L'aveva bruciata la sua seconda possibilità. Letteralmente.

Si voltò verso il vetro che rifletteva il suo volto stanco e segnato. Era sicura che qualcuno la stesse osservando. Sentiva la pupilla nerissima di Fury giudicarla per l'eternità. Aveva scommesso su di lei e ora lo aveva deluso. Se le ricordava ancora quelle parole.

L'indice di Stark la puntava ancora, se chiudeva gli occhi.
Sentiva ancora il ghiaccio tra le sue mani che ricopriva l'armatura spezzettata. Lo aveva fatto per proteggerlo dai proiettili che le perforavano la schiena, dopo che era svenuto. Dopo che lei lo aveva aggredito. Sentiva ancora quelle parole, "Sai cosa fare", sussurrate al suo orecchio per svegliarla. Un timbro diverso da quello di Loki, più gracchiante, più anziano. Sentiva ancora il reattore ARC tra le dita, mentre sperava di stare facendo la cosa giusta. Vedeva ancora il suo sguardo spegnersi davanti a lei, i cuori di entrambi che scalpitavano dalla paura. Vedeva i corpi di quegli uomini cedere ad uno ai suoi piedi, contro i suoi pugni e le fiamme che divoravano la stanza, mentre una forza inaudita le scorreva tra le vene, una forza scollegata dalla sua volontà, una forza che ubbidiva ad un comando. Aveva lottato per uscirne, la sua coscienza aveva prevalso, ma quando si era accorta di quello che aveva fatto, della morte che prevaleva nella sua stanza, nella sua casa, nel posto in cui aveva conservato tutti i suoi ricordi con Samantha, i suoi primi anni da adulta, i suoi ultimi da civile, che coricato tra i cadaveri che aveva scorticato e carbonizzato c'era anche l'armatura di Tony, con cui quella mattina aveva passato le ore più belle della sua vita da quando aveva perso tutto, si era accasciata sulle ginocchia e aveva urlato con la voce che non aveva, mentre i tagli e i buchi tra petto e stomaco la dilaniavano.

Immaginò il volto del Capitano tutto corrucciato nei suoi pensieri, che cercava un modo per non odiarla troppo rispetto ai suoi standard di buonismo. Si chiese cosa gli altri si stessero dicendo tra di loro, con quali parole la nominassero, se la stessero calunniando con sdegno o nel loro cuore ci fosse ancora un briciolo di affetto nei suoi confronti. Si chiese se ciò che aveva fatto fosse stato evitabile. Se l'era domandato talmente tante volte in quelle ore, immaginando scenari e finali alternativi differenti che temeva di aver perso completamente la concezione della realtà.

Era vittima di sé stessa, si era messa da sola in quella situazione.
Forse sarebbe dovuta scappare. Ci avrebbe provato, almeno. Ma poi? Chi avrebbe creduto alle sue parole? Chi ha la coscienza pulita non scappa. Lei non ce l'aveva così pulita. Il suo timore più grande, non l'avrebbe mai ammesso, era quello di ritrovarsi sola contro il mondo.

Quando la maniglia della porta blindata scattò per aprirsi, invece di Coulson entrò e un ciuffo biondo. Astrid ebbe uno scatto incondizionato: si alzò in piedi, ma rimase con le braccia ancorate alla sedia e dovette risedersi. Steve si mise aldilà del tavolo, ma senza prendere posto sulla sedia. Serio, severo, arrabbiato. I pugni sul metallo.

-Ho poco tempo. Come hai fatto ad arrivare qui?

Astrid deglutì. Alzò gli occhi verso le telecamere di sorveglianza.

-Non ci ascolteranno.

Astrid deglutì. Il Capitano protendeva verso di lei con un'enfasi aggressiva e pressante.

-Loki è entrato in casa, mi ha presa e mi ha portata qui.

-Tutto qui? Non vi siete detti niente? Non mentire. Non sei capace.

Il Capitano rimase in attesa, senza interrompere il contatto visivo.

-Volevo vedere Tony. Volevo assicurarmi che fosse vivo con i miei occhi. Loki me ne ha dato la possibilità.

-Logico, dopo averti indotto ad ucciderlo.

-Non è stato lui.

L'espressione sul volto del Capitano cambiò all'istante.

-Non so chi è stato, ma non è stato lui. Lui non ha lo scettro.

-Te lo ha detto lui? E tu ci hai creduto?

-Era sincero.

-Ti ha manipolata, Astrid. Mi avevi fatto una promessa.

Astrid si ammutolì. Si chiese se fosse l'orgoglio a non farle ammettere di aver commesso l'errore o stava ancora seguendo l'intuito.

-Seconda domanda. - fece un respiro profondo, ma i suoi occhi conrinuarono a puntarla, come per tenerla ferma a distanza - Volevi uccidere Tony?

-No! - esclamò Astrid senza pensarci un istante.

Steve rimase immobile, la studiò ancora, poi allontanò la sedia e fece il giro del tavolo. Le afferrò una mano. Astrid percepì la consistenza del metallo e una zona di temperatura più bassa del palmo del Capitano della grandezza di una chiave.

-Nascondila. Sarai legata in modo tale da non poterti muovere. I tuoi tentativi di usare i poteri saranno nulli nella cella in cui ti porteranno. Sarai sottoposta ad un interrogatorio speciale. Ti porranno delle domande. Cercheranno di piegarti in tutti i modi. Non dargli ciò che vogliono. Qualsiasi cosa accada, tu non cedere. La camera e i corridoi sono tappezzati da telecamere e di guardie. Se proverai a scappare, ti immobilizzeranno e raddoppieranno la sorveglianza. Tu devi solo attendere il segnale per liberarti e fuggire.

-Che segnale?

-Taglieremo la corrente. Scatterà una sirena.

La porta si spalancò di colpo.

-Tempo, Capitano!

Fury si materializzò con prepotenza nella stanza. Alle spalle del Comandante c'era un uomo avvolto in un camice lungo e bianco quanto i suoi capelli.

-Signorina Sullivan, le consiglio di non opporre resistenza. Se collaborerà andrà tutto bene.

-Dove mi portate?

Un agente smontò le manette dalla sedia e la obbligò ad alzarsi. Altri due la puntavano con un paio di pistole lanciasonniferi. Sentì il ferro di un'arma più grossa premerle dietro al schiena. Guardò Fury e provò tutto il suo disappunto, diede un'ultima occhiata al Capitano dietro di lui e la spinsero fuori dalla stanza.

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