25 . Lavoro di squadra

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Sei mesi dopo
Sokovia, Romania, Europa

Il Quinjet planò su una cittadina grigia. Un borgo si arrampicava sulla vetta di una collina, sovrastando le abitazioni sulle pendici e nella valle. Tutt'attorno un fitto bosco innevato e una miriade di omini scuri.

-Li vedete? Sono ovunque. Per non parlare di quelli che non vediamo, nascosti tra gli alberi... - fece Natasha sporgendo il collo.

-Piccoli bastardi. Come faremo a superarli? - domandò Clint.

-In qualche modo faremo. - rispose il Capitano risolutivo.

Il dottor Banner fece un respiro rumoroso. Astrid deglutì un grumo d'ansia che andò ad aggiungersi al resto nello stomaco. Osservò il volto del Capitano, concentrato su un pensiero importante. Ripercorse con la mente il momento in cui aveva spiegato il piano nella sala principale dell'Helicarrier, la piattaforma volante che li aveva trasportati aldilà dell'oceano.

-Il piano è semplice. - aveva detto. - Ci addentreremo nel bosco per evitare di essere visti. Io, Tony e Thor ci occuperemo delle guardie attorno all'edificio. Natasha, Astrid: vi farete strada ed entrerete nella fortezza. Entrate, recuperate lo scettro e tornate indietro. Fate attenzione: possono esserci guardie armate nascoste in tutto l'edificio. Barton, copri loro le spalle. Banner...?

-Starò allerta.

-Tutto chiaro, quindi? Astrid?

Astrid aveva annuito poco convinta.

-Il Comandante Fury ti considera pronta. - le aveva detto il Capitano alla prima vera missione, un attimo prima di salire sul velivolo. - Devo chiedertelo, ma so già cosa risponderai. Te la senti?

Astrid non aveva esitato.

-Me la sento.

-Natasha mi ha detto che sei diventata molto agile. Questo non significa che sarà facile là fuori. Non fare stupidaggini. Chiaro?

Quelle frasi le rimbombavano nel cervello come un campanello ogni volta che il Capitano le lanciava uno sguardo. Era passato del tempo, ma lui ancora non riusciva a rassegnarsi all'idea che fosse l'anello debole del gruppo.

Tuttavia si era accorto che era diventata più forte e sicira di sé. Se n'era accorto quando si allenava con Natasha, mentre lui massacrava il sacco da boxe. Era difficile stendere la Vedova. Era difficile sia colpirla che schivarla. Inutile dire che Astrid non c'era mai riuscita, ma gli agenti volontari si erano ridotti a pochi temerari.

Ciò che più lo preoccupava era la recidività con cui si intestardiva a rialzarsi sempre, anche dopo una serie di legnate dritte in pancia o in faccia o sulla schiena. Si rialzava, magari tenendosi alle corde e tornava a combattere come se non fosse successo nulla.
Temeva che proprio quella sua tenacia un giorno l'avrebbe distrutta.

L'aircraft atterrò su una collinetta nuda, protetta dagli alti abeti. Il Capitano fece segno di seguirlo. Presto dovettero nascondersi perché due fuoristrada stavano arrivando proprio verso di loro.

-Perfetto. Staranno pattugliando la zona. Come previsto. Tutti pronti.

Una jeep passò tra di loro. Al momento opportuno, il Capitano si lanciò sui militari che volarono giù dal veicolo e vennero di seguito silenziati dalla Vedova. Quest'ultima, con uno scatto agile, salì sul sedile anteriore e prese il controllo del volante.

Astrid rimase fuori dal marasma senza capire bene cosa fare. Si guardava attorno mentre l'altra jeep si cappottava dal burrone in fiamme.

-Sali! - urlò Natasha, sgommando.

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