27 . Passaggio segreto

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Un razzo colpì l'edificio, scoprendo la coltre luminosa che l'avvolgeva e che cominciò a sgretolarsi, a ritirarsi.

-Ponte levatoio abbassato! Testa calda, sto venendo a prenderti.

-Aspetta ancora un po'!

Un pugno, un calcio, un altro pugno, una gomitata, una sprangata con un tubo di metallo. Astrid cercava di difendersi da tutti, ma erano in elevata maggioranza. Le fiamme le avevano risucchiato tanta energia, troppa, e ora ne stava pagando il prezzo.

Qualcuno la prese da dietro e prima che potesse rispondere, incassò un pugno sullo zigomo. Una ginocchiata in pancia la piegò in ginocchio. Un calcio sul mento la distese a terra. Si rialzò, tenendosi alla ringhiera che aveva alle spalle. Si massaggiò la guancia contusa. Schivò un pugno che avrebbe dovuto fare davvero male. Peccato che lei fosse più pericolosa. Afferrò il capo dell'uomo tra le mani e assimilò un po' della sua energia. Lasciò che il corpo si accasciasse ai suoi piedi e lo scavalcò. Un soldato strappò l'arma del compagno dalle mani e provò a spararle, ma lei fu più veloce e la fece decollare come un aeroplanino di carta. Gli timbrò la guancia con le nocche roventi. Poi un'altra volta e un'altra, finché l'uomo non fu più in grado di pensare. Il terzo scappò via inciampando nei suoi stessi passi. L'ultimo approfittò del suo indugio. Si inginocchiò, unì le mani in preghiera. Disse qualcosa come per supplicare la sua clemenza. Astrid gli poggiò una mano sul viso.

-Mi dispiace. – fece lei in una carezza. Sorrideva, caritatevole. L'uomo, il volto sporco di terra e di sudore, condivise il sorriso ricolmo di speranza - Non conosco il serbo. – e gli scassò il cranio contro il muricciolo, in un unico, violento gesto.

Iron Man la raggiunse qualche istante dopo. La colse piegata mentre riprendeva fiato, regnante sul massacro.

-Pensavo che avessi bisogno d'aiuto!

Astrid sbuffò. Tagliò corto contrariata.

-Andiamo.

Iron Man la prese in spalla.

-Tieniti. – le consigliò lui, mentre planavano sulla fortezza imbiancata, prima di cadere in picchiata contro una vetrata.

Astrid, che non aveva propulsori sotto le mani e i piedi per frenare, venne catapultata in avanti con tutti i pezzi di vetro. L'atterraggio fu ammortizzato da un corpo caldo, più morbido del pavimento e più lamentoso.

Gli uomini presenti nella stanza cominciarono a sparare all'impazzata contro l'uomo di latta, il quale non parve minimamente turbato quando i proiettili raggiunsero l'armatura.

-Ragazzi, non preferite discuterne?

Non preferirono. Così Iron Man sollevò un braccio e in un attimo si accasciarono a terra, quasi coreograficamente, precisamente colpiti da una schiera di mini-razzi.

-Bella discussione.

Una scossa d'aria dal palmo metallico, scostò in modo poco delicato un uomo in camice, l'unico rimasto in piedi, tutto preso nel battere qualcosa di seria importanza ad una tastiera.

L'airbag di Astrid mugolò qualcosa e lei lo zittì con una gomitata. Si alzò, scrocchiò il collo e qualche osso che si stava riassemblando lentamente. Tony uscì dall'armatura. Alzò un dito davanti alla maschera, scrutando attentamente la stanza.

-Modalità sentinella. – e l'armatura iniziò a guardarsi attorno allerta.

Astrid si avvicinò ai computer incuriosita da schemi, disegni, numeri, scritte che si illuminavano sui monitor.

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