58 . Rivelazione

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-Ecco la prova che lo SHIELD ci tiene nascosto qualcosa. - Spiegò Astrid. - questa registrazione è stata manomessa.

-Io non sono una registrazione, Fräulein! - ribatté il computer con impertinenza. L'accento straniero era dominante. - Non sarò più l'uomo che il Capitano fece prigioniero nel 1945, ma io... esisto.

Su uno dei monitor più piccoli, si illuminò la faccia di un ometto imbronciato, la fronte sproporzionata rispetto al resto del volto, un paio di occhietti maligni. Astrid fece una smorfia confusa e disgustata allo stesso tempo. La rivolse il Capitano. Si grattò la testa. Non sapeva come porre la domanda, perché le faceva strano parlare di una macchina come se fosse una persona, ma la pose lo stesso, come l'era venuta.

-Voi due vi conoscete?

Il Capitano scese dalla piattaforma ai loro piedi e cominciò a passeggiare cercando di non inciampare tra i cavi in vista, osservando l'esercito di aggeggi che rumoreggiava tutt'attorno a loro. Fece un giro completo.

-Armin Zola. Uno scienziato tedesco che lavorava per un'organizzazione terroristica a braccetto coi Nazisti della Seconda Guerra Mondiale. È morto da anni.

-Primo errore. - Lo interruppe lo scienziato in scatola. - Io sono svizzero. Secondo: guardatevi intorno. Non sono mai stato tanto vivo! - Enunciò con enfasi fiera. La sua voce echeggiò per tutta la sala. Sembrava quasi che avesse una coscienza propria. - Nel 1972 mi diagnosticarono una malattia terminale. La scienza non poteva salvare il mio corpo. La mia mente, tuttavia, meritava di essere salvata in una banca dati su sessanta chilometri di nastro. Voi vi trovate nel mio cervello.

-Come sei arrivato qui? - Chiese il Capitano, indeciso se parlargli come si parla ad un uomo, ad un criminale o ad una macchina.

-Mai sentito parlare dell'"Operazione Paperclip"? Sono stato invitato. Alla fine della guerra, lo SHIELD reclutò scienziati tedeschi con capacità strategiche. Pensavano che potessi aiutare la loro causa. E ho aiutato anche la mia.

-L'Hydra è morta. Abbiamo distrutto l'ultima base a Sokovia. - insistette il Capitano. La sua voce suonò non convinta. Troppi indizi dispersi nel tempo si riconducevano tutti ad un terribile presentimento. Anche il fatto che stesse parlando con un nemico che aveva creduto di aver sotterrato, non gli quadrava. Sfidò le sue certezze con quella frase, sfidò la sicurezza del dottore per capire dove potesse cedere, sperando che fosse tutto un bluff.

-Ho l'impressione che questi non muoiano mai. - commentò Astrid amaramente. Scosse la testa, le nocche premute contro la scrivania. Nella sua testa provava ancora a far combaciare i tasselli smussati che si rincorrevano come una folata di vento fa volteggiare le foglie assieme alla polvere.

Hydra... Hydra... Hydra... Continuava a saltare fuori come un fungo. Avevano distrutto la base di Sokovia, ma ancora tornava a battere cassa, come un cancro recidivo. Steve sapeva che dentro di lei si animava un conflitto confuso. Ricordava ancora - e le avrebbe ricordate per sempre - le ultime parole che lei aveva pronunciato stringendogli la mano, prima di svenire in un coma di poche infinite ore. Sapeva che c'entrasse qualcosa con tutto ciò che stavano per scoprire. Era curioso anche lui, ma temeva l'effetto che la rivelazione avrebbe avuto su di lei: Astrid non era capace far fronte allo sconvolgimento emotivo con equilibrio e saggezza.

-Tagli una testa... - iniziò Zola...

-Altre due spuntano fuori. - recitò Astrid, finendo la frase con un fil di voce, facendo paura a sé stessa. Non sapeva come le fosse uscito dalla bocca e la cosa stava iniziando ad acquisire una sfumatura inquietante.

-Dimostralo. - ordinò Steve. E ciò che ne seguì fu il suono dei circuiti e l'annuncio della voce di Zola: "Accesso archivio". Johann Schmidt, era ora in primo piano sullo schermo. L'esercito nazista alle sue spalle, la svastica che sventolava possente in un angolo dell'immagine.

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