6 . Ostacoli mentali

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Il letto era morbido. Più morbido di quello che aveva a casa. Ci si tuffò e si perse nel biancore del soffitto. Aveva già sistemato tutto ciò che possedeva nell'armadio, nei cassetti, nella scarpiera. Aveva fatto arieggiare la stanza e annusato tutti i prodotti di marca precisamente sistemati nel bagno. La sua suite era più di una camera per dormire: aveva il letto e il bagno, ma anche un piccolo salottino con una scrivania e un'orchidea rosa che invadeva tutto lo spazio del suo profumo. Non aveva idea di cos'altro fare. Sarebbe volentieri scappata dalla finestra. Peccato solo che si sarebbe trovata sul ballatoio di un grattacielo.

La lancetta di un enorme orologio luminoso appeso alla parete segnava le 11:30. Decise di farsi un giretto prima del meeting. Si ricordava che Natasha le avesse detto dov'era situata la palestra così si infilò nell'ascensore, stando ben lontana dal vetro e premette il pulsante del piano dedicato. 

Lo schiocco dei pesi riecheggiava per tutto l'atrio. Immaginò che tipo di allenamento l'avrebbero sottoposta dalla mattina seguente in poi. Non aveva mai pensato a iscriversi in una palestra. Ci passava ogni giorno per andare a lavoro e non l'aveva mai degnata di uno sguardo. Non ne aveva bisogno e non aveva abbastanza soldi per pagarne le rette. 

Le porte scorrevoli si aprirono, tagliando in due il suo riflesso. Subito apparve una sala immensa, illuminata dai neon. Attrezzi da una parte, file di manubri e dischi dall'altra, macchinari, materiali per pilates, tapis-roulants, un ring colorato e un Capitan America in canottiera che dava pugni a un sacco da boxe, pendente dal soffitto tramite una catena sonante.

Ci riflettè due volte prima di entrare. Era sicura che non l'avesse notata poiché le dava le spalle. Era un po' inquietante accorgersi di quanta ferocia potesse uscire da quei pugni, contro il tremolio repentino del sacco che tentava di oscillare in senso opposto alla spinta, inutilmente. Pensò che sarebbe stato abbastanza sconveniente ritrovarsi davanti una fiera del genere e non simpatizzarne gli intenti.

Fece un respiro profondo e si decise ad entrare. Passeggiò indisturbata tra gli attrezzi, studiandone le forme e fantasticandone la funzione. Provò a decifrare un disegno che spiegava l'utilizzo di uno di essi e pensò che fosse complicato solo pensare di poter svolgere quel certo movimento. Scrollò la testa e distolse lo sguardo, anche perché la sua attenzione ricadde sul ritmo dei pugni che un attimo prima riempiva il silenzio e che ora improvvisamente si era arrestato.

Il Super Soldato aveva fiutato la sua presenza. Fermò il sacco da boxe.

-Sei venuta per allenarti?

Astrid si mangiò un'unghia.

-Mi scusi, non volevo disturbare.

-Non disturbi, ho finito.

Steve si asciugò la faccia con un asciugamano. Era passata un'ora da quando era scomparso tenendosi un orecchio. Il preferito di Coulson, in canottiera, completamente sudato. Astrid cominciò a pensare che non era stata una buona idea venire lì. Steve Rogers la scrutava dall'altra parte della palestra con aria da segugio.

-Hai mai combattuto?

-Vale fare a botte?

Il Capitano scosse la testa paziente.

-No. Combattuto nel senso di avere uno scontro corpo a corpo usando tecniche di attacco e difesa, arti marziali, eccetera.

-Non ho mai combattuto, Capitano.

-Cosa sai fare?

Astrid ci pensò su. Forse Captain America si aspettava un po' troppo da lei.

 -Quasi niente senza i miei poteri.

-Se entrasse qualcuno con un'arma adesso cosa faresti?

-Mi nasconderei.

-Dove?

-Dietro a quella colonna.

-Come?

-Non so, così. 

Astrid si avvicinò alla colonna e ci si nascose in piedi spiando da un lato.

-Se fosse un fucile d'assalto ti trancerebbe in due insieme alla colonna. 

Astrid si portò una mano al ventre e immaginò la sua parte di sopra smettere di comunicare con la sua parte di sotto e le vide crollare verso direzioni opposte come due fette di budino.

-E cosa dovrei fare?

-Stare più bassa possibile, occupare meno spazio possibile, soprattutto stando attenta ai piedi, devono stare più vicini a te possibile.

-Perchè?

-Si spara alla prima parte del corpo visibile. Se vedo un tuo piede esposto, sparo a quello e sono sicuro che posso finirti perchè non potrai correre.

Astrid deglutì pensando a Captain America che le sparava a un piede e poi in fronte senza pensarci due volte.

-Se mi nascondessi per terra dietro il tappeto del ring?

-Te lo consiglierei solo se avessi un'arma anche tu. E' difficile uscire da quella posizione e nel momento in cui vedi l'aggressore e ti alzi per scappare è troppo tardi. 

-Allora cosa sarebbe meglio fare?

-Nasconderti dietro la colonna accuccia e scappare appena possibile.

-Con i piedi vicini.

-Esatto.

-Ma questo non è uno scontro.

-No, ma hai evitato una pallottola.

Astrid assunse la lezione e sorrise contenta di aver imparato una cosa nuova.

-Giusto.

-Cosa sai fare con i tuoi poteri?

Astrid accese una fiamma nel suo palmo.

-So anche accenderle attorno a me e far esplodere i macchinari concentrandomi su di essi.

-Ottimo diversivo, molto scenico, ma come puoi usarlo in uno scontro a due?

-So rendere la mia pelle incandescente.

-Come un'arma? Interessante. Altro? 

-Cercherei di stare il più possibile vicino ad oggetti di metallo o infiammabili in modo da usarli contro l'avversario. So anche creare delle ondate di calore.

-Puoi usarle come scudo?

-Non l'ho mai fatto a una volta ho spinto una persona in questo modo.

-Potremmo pensarci. C'è molto lavoro da fare.

-Metterò qualche muscolo anch'io?

-Sicuramente, se ti impegnerai. L'importante è che non sia il tuo unico obbiettivo.

Astrid si sentì giudicata. aveva solo provato a fare una battuta per rompere il ghiaccio, ma il muro del Capitano l'aveva già stesa. Sembrava come se una coltre di pregiudizi non permettessero ad entrambi di vedersi e comunicare. 

-Vado a lavarmi, tra poco c'è il meeting.

-Ci vediamo su allora. - anticipò lei finalmente contenta di potersela svignare dall'imbarazzo.

Mimò un 'ciao' con la mano, che mostrava tutto il disagio che le si era insidiato in corpo e si avvicinò strategicamente alla porta d'ingresso. 

Decretò che avrebbe fatto di tutto per evitare anche solo un'altra occhiata fulminea con Capitan "tieni i piedi vicini" Rogers. Almeno fino alla fine della giornata. Almeno fino alla mattina seguente, quando avrebbe dovuto affrontarlo davvero volente o nolente.

Salì un paio di rampe in corsa e poi si ricordò che avrebbe dovuto farsele tutte fino in cima. Così allungò la mano per chiamare l'ascensore e si chiuse dentro.

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