1 . Criminale

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Una luce fredda la accolse aggressiva. Strizzò gli occhi dolenti, mentre provava ad assemblare i pezzi dell'accaduto. Tentò di portarsi una mano al viso, ma il suo polso non si mosse dal bracciolo della sedia, in parte addormentato da un'ubriachezza generale che rendeva pesanti e faticosi anche i pensieri: il sedativo aveva fatto il suo effetto.

Poggiò la testa sullo schienale e si perse nel buio che la circondava.
La maniglia emise un clack metallico e un uomo sulla quarantina uscì dall'ombra illuminato dalla lampada che pendeva dal soffitto. Rigorosamente vestito in giacca e cravatta, aveva un aspetto curato e un particolare luccichio negli occhi. Spostò una sedia. Si sedette compostamente di fronte a lei. Poggiò sul tavolo un faldone spesso e compatto.

-Buona sera, signorina Astrid Sullivan.

Astrid scrutò la prima facciata del faldone su cui era incollata la foto del suo passaporto. Le parve buffo leggere il suo nome sull'intestazione di un documento governativo. Eppure ripensandoci, non era poi così buffo.

-Come si sente?

-Pronta all'attacco. - rispose Astrid ironica.

-Ne ero certo.

-Lei conosce il mio nome. Io non conosco il suo. - puntualizzò lei, come se le fosse interessato davvero.

L'uomo sfilò il distintivo dalla tasca interna della giacca: accanto alla fototessera, una lucente placca timbrata dal governo, raffigurante una maestosa aquila stilizzata. Sotto era stampato a lettere cubitali l'acronimo "S.H.I.E.L.D.".

-Sono l'agente Phil Coulson della Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division.

-Bel nome. - fece lei sarcastica.

-La ringrazio. Siamo un'associazione antiterroristica che si occupa di casi come il suo.

-E come sarebbe il mio caso?

-Speciale.

L'agente Coulson si sistemò sulla sedia e intrecciò le dita sul piano del tavolo avanzando i gomiti. La luce gli illuminò il volto.

-Vede, il governo è a piena conoscenza dell'esistenza di esseri con doti sovrannaturali che camminano indisturbati in mezzo alle strade di New York, gli Stati Uniti e il mondo intero, ma non intende che essi diventino una minaccia per i civili. Mi spiego?

Astrid ruotò le cornee percorrendo gli angoli della stanza per quanto riuscisse a vedere nel buio.

-Sono in carcere adesso?

-Non ancora.

-Come mai?

-Siamo intervenuti per darle una seconda chance, per così dire.

-Come mai? Perché questa benevolenza?

-Interesse, ovviamente. Vorremmo proporle un accordo. Il nostro obiettivo è valorizzare le sue potenzialità. Renderle utili all'umanità. Rendere lei utile all'umanità.

-Porterò la pace nel mondo? - chiese Astrid, senza mancare di cinismo e scherno.

-Puntiamo a qualcosa di più modesto, ma il concetto è quello.

L'agente la studiava con una calma surreale. Astrid si allungò in avanti, cercando la sfida.

-Perché siete convinti che accetterò e che seguirò gli ordini alla lettera? E se mi ribellassi? Se scappassi?

-Oh, ma sarà ben sorvegliata, non si preoccupi.

-E se uccidessi chi mi sorveglia?

-Signorina Sullivan, lei sta cercando di dissuadermi?

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