35 . Una squadra, una famiglia

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Clint lanciò un'imprecazione. Fece saltare la padella sulla fiamma con gesto esperto. Girò la carne dalla parte rossa sulla piastra, che sfrigolò. Aggiunse un pizzico di sale. Ogni tanto si voltava, per aggiornarsi sul grado di oscenità della partita al televisore ultra piatto e ultra vistoso, integrato alla parete. Il telecronista si animava meno di lui.

-Non sarebbe passato lo stesso. - lo demolì Stark. Un braccio a sostenere tutto il corpo dal lavandino. Un piede accavallato all'altro. Stappò una birra.

-Ma dai, era completamente smarcato!

-Avrebbero intercettato il lancio. Sono dei bestioni. Ho letto che fanno degli allenamenti speciali per schiacciare così gli avversari.

-Potrebbero essere battuti in velocità. Si muovono come ippopotami.

Stark gli lanciò un'occhiata.

-Ti dona quel grembiulino, sai? Sembri Mrs. Doubtfire ai tempi d'oro.

-Ah-ah! Intanto sto preparando da mangiare per tutti. Tu invece che fai?

-Ti ammiro. Mi stupisco che tu non abbia una famiglia per cui cucinare. Una bella moglie, un paio di marmocchietti che ti fanno la festa quando arrivi a casa...

-Nah, sono un tipo solitario.

-Ti ci vedo a smontare e rimontare il salotto di una casetta di campagna, lontana dal caos cittadino, dalle missioni, dall'occhio di Fury...

-Ci penserò.

-Cristo santo, quella pelle avrà preso la forma del suo deretano! - esclamò, gli occhi puntati sulla figura di un Capitan America che pareva fondersi tutt'uno col divano.

-Non credo che stia guardando la partita.

-Ora glielo chiedo. Rogers? - alzò il tono - Tu che dici? Come stiamo andando?

Clint gli sostenne la parte.

-Sembrano che giochino per la prima volta. Qualcuno dovrebbe provare a rompere il ghiaccio con quel pallone, non trovi anche tu?

Tony lo guardò con un'espressione come contrariato che gli avesse rubato la battuta, ma divertito dalla sorpresa. A Clint scappò una pernacchia mentre cercò di trattenersi dal ridere.

Steve non fece una piega. Era assorto nei suoi pensieri e non si accorse per nulla degli scherzi dei compagni. Fissava un punto tra la parete e lo schermo. Piegato in avanti, i gomiti sulle ginocchia, le mani richiuse l'una sull'altra appoggiate alla bocca socchiusa. Pensava ad una soluzione, ma non aveva niente. Nessuna pista da seguire, nessun indizio. Non capiva gli attacchi a intermittenza del nemico e soprattutto non capiva più che cosa fare con quella spericolata.

-Dovresti stendere un po' i muscoli. - fece Tony mentre si sedeva accanto a lui. Gli offrì una birra. Il Capitano l'accettò volentieri.

-Non so cos'ho sbagliato. Qualcosa è sfuggito e non riesco a recuperarlo.

-In effetti un particolare ti sfugge.

-Quale?

-Non puoi pretendere di avere tutto sotto controllo.

-Ultimamente mi sto rendendo conto che non ho sotto controllo proprio un bel niente.

-Non potevamo sapere quello che sarebbe successo. Loki è uno stratega. Era lui ad avere in mano il gioco e noi non ce ne siamo accorti. E Astrid è... Imprevedibile.

-Ti avevo inviato per proteggerla.

-Non starai dando la colpa a me?

-Mi chiedo solo cosa stessi facendo mentre lei era con Wanda...

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