60 . Potere

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La stazione di servizio offriva un piccolo bar non molto ambizioso. Entrarono appena il responsabile alla cassa si voltò di spalle. Era presente solo un uomo di mezza età, seduto al bancone, che stringeva un sigaro spento tra le labbra e gli occhi affondati nel giornale. Non c'erano cameriere né altri clienti.
Steve posò discretamente lo scudo dietro l'albero di Natale schiacciato in un angolo, tra vari gadget, souvenirs e le cartoline di auguri appese sugli alberelli girevoli, come aveva fatto prima di ritornare in ospedale: aveva nascosto lo scudo in un vicolo buio per muoversi con più facilità. Non era stata una buona idea andare a riprenderlo poichè era ingombrante e attirava troppo l'attenzione, ma almeno grazie ad esso erano sani e salvi.

Fu Astrid ad ordinare un solo toast e una bottiglia d'acqua, perchè tra i due aveva la faccia meno nota sotto il cappuccio.
Quando si sedette al tavolo che aveva scelto Steve - in disparte, ma non troppo, perché potesse vedere chi arrivava - si scambiarono uno sguardo d'intesa, entrambi a disagio. L'ultima e l'unica volta che si erano seduti l'uno di fronte all'altro in un bar, era saltato tutto all'aria.

Astrid affondò i denti nel pane croccante. Lo trovò sciapo. Aveva un estremo bisogno di spezie e magari di qualche fetta di prosciutto in più, ma per lo meno i carboidrati le avrebbero riassestato lo stomaco. Mentre Steve aveva già finito l'altra metà, lei era ancora lì a studiarne la farcitura.

-Mangia.

Perchè ogni suo invito suonava sempre come una costrizione?

-Mi si è chiuso lo stomaco.

Steve sbuffò dal naso. Incrociò le braccia e scrutò attento il mondo umido aldilà del vetro gocciolante.
Astrid faticava a deglutire. Abbassò lo sguardo sul formaggio filante che sarebbe stato più invitante se non avesse appena vomitato di fronte all'ultima persona davanti alla quale non avrebbe mai voluto vomitare. Doveva pensare a qualcos'altro.

-Ti si intravede la ferita. - informò con tono piatto mentre masticava.

Steve sbirciò nel buco della felpa e tentò di coprirlo come poteva, stringendo il tessuto in una mano, poi tornò ai suoi pensieri gravosi. Diventava muto e distante ogni volta che il suo cervello era impegnato ad escogitare un piano. Così Astrid lo lasciò perdere, anche perché non aveva voglia di parlare. Voleva solo starsene lì a smangiucchiare la crosta di pane e a fissare il vuoto.

Per un attimo credette di aver sentito pronunciare un nome famoso. La sua attenzione si diresse all'improvviso verso lo schermo del televisore appeso alla parete. Il suo cuore emise un singulto: l'uomo che la telecamera inquadrava, portava un paio di occhiali da sole sul naso, nonostante fosse notte inoltrata e un pizzetto iconico sul mento. Era seguito da una donna con un'acconciatura rossiccia, tutta attorcigliata in uno chignon elaborato. Entrambi in abiti eleganti, stavano per salire su una limousine, prima che venissero assaliti dai giornalisti.

-C'è Stark in TV, c'è Stark in TV! - ripetè a voce serrata, battendo una mano sul tavolo. Steve si voltò quasi immediatamente.

Un piazzato bodyguard si mise tra la folla e i VIP per farli passare.

-Tony Stark non rilascia dichiarazioni! - si ostinava a spiegare, benché la ressa non lo calcolasse più di tanto.

Inoltre, Tony Stark non era uno che amava mostrarsi vulnerabile al pubblico e sicuramente non l'avrebbe fatto stando in secondo piano. Schivò il bodyguard di Virginia Potts e fronteggiò le telecamere.

-Come ha detto lui, non lasciamo dichiarazioni. Se volete una conferenza, dovrò chiamare la mia segretaria. Ah, no, aspettate, è già qui. Come dici? - avvicinò l'orecchio alla donna alle sue spalle, ma si capiva che era una finta. - Dice che sono impegnato tutta la settimana.

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