64 . Fino alla fine

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La diga si ergeva dividendo il fiume e il bosco spoglio che vibrava nella nebbia sembrava volerle stare alla larga, secco e cupo. L'acqua sgorgava impetuosa, ma era troppo lontana perchè l'orecchio potesse catturarne il pieno fragore. Il letto di cemento si allungava per chilometri accogliendo la scia del serpente cristallino che vi adagiava, ma l'occhio di Steve non seguiva la sua forma per catturarne i dettagli, non si arrampicava sulle punte dei rami o sulle cime dei palazzi della città che scompariva all'orizzonte, per apprezzarne la malinconia delle sfumature invernali e imprimerla posticipatamente su un foglio.

Steve Rogers se ne stava in piedi solitario, le mani nelle tasche, la giacca che sbatteva nell'alito glaciale, sotto un cielo torbido e insicuro. Nulla avrebbe perturbato la sua immobilità. Bloccato nei meandri dei suoi ricordi, a cercare un nome e un volto, notò con la coda dell'occhio la sagoma di Natasha.

-Dovresti mettere una sciarpa attorno a quel collo.

La rossa si fermò i piedi a qualche centimetro da lui. Non si preoccupò del suo silenzio. Sapeva che i suoi pensieri pesavano di più di un'infermità assolutamente banale come un raffreddore. Allineò una spalla alla sua e iniziò a fissare la foschia, imitando lo sguardo perso, braccia conserte.

-Come stai?

Steve sembrava aver perso la parola. Gli fu difficile staccarsi dalla contemplazione. Fece spallucce.

-La tua spalla?

-Passerà. Ho avuto ferite peggiori.

-Astrid?

-Si è svegliata mentre le estraevano un proiettile dal braccio e abbiamo dovuto sedarla di nuovo. Si sveglierà tra un paio d'ore.

Steve le rifilò uno sguardo contrariato.

-Lo so cosa pensi, ma continuava ad agitarsi. La dose che l'ha stesa sul campo di battaglia aveva smesso di fare effetto.

-Quando si sveglierà penserà che l'abbiamo messa da parte.

La frase suonò più come una lotta interiore che come una costatazione.

-Se non può più controllare i poteri non possiamo portarla con noi. Sarebbe solo un'altra persona da proteggere. Clint arriverà a momenti. I gemelli sono in gamba. Avrà tutta la distrazione che le serve.

-Continuano a colpirla sotto i nostri occhi. Perché non hanno usato il siero contro di me?

-Suppongo fosse un dosaggio basso. Non avrebbe fatto granché su di te.

-L'hanno tramortita e la stavano portando via con un furgone... Me ne sono accorto solo all'ultimo.

-Non se lo aspettava nessuno.

-È proprio questo il punto. È troppo facile da raggiungere. Abbiamo portato qui il Tesseract e lo Scettro, ma non credo sia saggio tenere tre elementi nel mirino di Loki e dell'Hydra troppo vicini. Non voglio partire col pensiero che possano arrivare di nuovo a lei.

-Non è sola. Non succederà di nuovo. Cos'altro c'è che ti tormenta, Steve?

Steve fece un respiro molto profondo inalando l'aria gelida. Appoggiò i gomiti alla ringhiera, le dita delle mani intrecciate.

-E se se ne andasse di sua volontà?

Natasha stiracchiò le labbra e tacque.

-Ancora dopo tutto questo tempo non la capisco, non riesco a prevederla. È come se non riuscissi mai a raggiungerla.

-Non ti piacerà sentirlo, ma probabilmente non vi capirete mai.

Steve staccò l'attenzione dal panorama per leggere le iridi della donna che come quelle di una negromante. La guardò senza chiedere, come entrando in punta di piedi in una stanza fosca.

-Astrid è motivata dal bisogno di conoscere sé stessa e le sue origini.

Lasciò passare una folata di vento che spazzasse via il sapore acre del discorso che stavano per affrontare. Chiuse la zip del giubbino fino al mento. Steve aggrottò la fronte.

-E con ciò?

-Non mi stupirebbe se un giorno sentirà il bisogno di intraprendere una vita distante dalle nostre.

-Distante quanto?

Natasha si strinse tra le spalle come per cercare di difendersi da quello che sarebbe venuto dopo. Steve voleva essere sarcastico, ma il silenzio dell'amica gli raggelò il sangue.

-Non hai ancora capito? Non hai mai pensato che si fida di Loki perché crede che possa avere le risposte che lo SHIELD non può darle?

-Perché proprio Loki? Perché non Thor, che è dalla nostra parte?

-Perché Loki è interessato quanto lei ad approfondire e le dà le informazioni che lei cerca.

-Perché gli interessa?

-Ho avuto un breve colloquio con lui al Quartier Generale. Ha confessato di aver avuto dei sospetti sulla natura di Astrid dalla volta del gigante di fuoco e che il suo piano era di comandarne un esercito sulla Terra insieme a lei.

-Astrid non vuole comandare un esercito.

-Penso proprio che non accadrà.
È comunque vero che non abbiamo il diritto di legarla in un posto a cui non si sente appartenuta. Quando quel momento arriverà dovremo imparare a lasciarla andare. I tuoi sentimenti lo sanno.

-Non so se i miei sentimenti abbiano un ruolo fondamentale in questo discorso.

-Conoscendoti, avrei detto il contrario. Metterli sempre al primo posto, non è ciò che ti rende il Capitano?

Steve annuii guardandosi le scarpe. Il pavimento era una tela su cui si apriva una sequenza di scenari vissuti e volatili.

-Devo segnarmelo. Oramai è una ricorrenza che i pezzi della mia vita scompaiano nel nulla.

Natasha permise al dolore intriso in quelle parole di penetrarle nelle ossa ed evaporare nel gelo come una nuvola di vapore. È spropositatamente complesso dimenticare il passato se sei costretto a soffocare una felicità che non può avere presente. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa per confortarlo, ma sapeva che qualsiasi convenzionalità sarebbe morta lì su quel ponte. Inutile, banale, fastidiosa.

-A cosa pensi adesso?

-Che abbiamo una missione su cui focalizzarci. Al resto penseremo più tardi.

Ora Steve voleva accantonare il pensiero di Astrid e concentrarsi su Bucky. Ma il pensiero della mente e del corpo di Bucky nelle mani dell'Hydra lo riconducevano di nuovo ad Astrid e al fatto che si conoscevano perché entrambi erano stati fatti prigionieri, dilaniati, manipolati, cancellati, imboccati di false realtà e gli stimolava all'improvviso una rabbia produttiva. Ok, era un buon incentivo. Doveva mantenersi su quello.

-Questa storia terminerà oggi. - fece Natasha, assecondando un comune sentimento di vendetta dopo aver notato le nocche sbiancate dei pugni del compare.

-L'Hydra terminerà oggi. Non questa storia, no. Mi toccherà raccoglierne i resti, uno ad uno. Questa storia è solo al principio.

-Non è quello che facciamo sempre? Raccogliere i resti? Siamo bravi in questo.

-Questa volta no. Questa volta cambierà ogni cosa. - enunciò Steve deciso, pensando a l'unica cosa che poteva essere ancora in grado di salvare, l'unica cosa che potesse dargli una speranza, l'unica cosa che poteva spronarlo ad andare fino in fondo. Non più Astrid. Era il suo passato felice, la leggerezza delle risate nelle sere d'estate, la compagnia di un complice a cui raccontare i propri problemi e le proprie conquiste, la protezione di un fratello nei momenti peggiori e migliori, il sostegno di un fido compagno di avventure, sventure e battaglie, il sorriso del suo unico vero amico, il suo Bucky. Sarebbe andato contro chiunque per lui. Non poteva lasciarselo scappare ora che sapeva che era ancora vivo. Non lui. Tamburellò il pugno sulla sbarra orizzontale che faceva da parapetto. Si sarebbe scontrato contro di lui di nuovo, a volti scoperti. Entro qualche ora, quel pugno avrebbe incontrato il suo. Si sarebbero fatti male. Molto male. Ma doveva farlo per lui. Perché Bucky avrebbe fatto lo stesso.

"Io sarò con te.
Fino alla fine."

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