62 . Insegnami

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Poggiò i gomiti sul piano da cucina e riempì il bicchiere fino all'orlo. Mandò giù tutto in una volta e poi di nuovo. Il vecchio e terribile Brandy cominciò subito a darle alla testa, come una botta contro un palo in fronte. Inevitabilmente, verso la metà del recipiente, si ritrovò con la schiena contro l'anta del forno e il sedere sul pavimento. La bottiglia premuta contro una tempia, iniziò a piangere quasi senza motivo. Benché di motivi ne avesse diversi, ma in quel momento non ce l'aveva con uno in particolare.

Se il Capitano l'avesse vista in quello stato le avrebbe tirato le orecchie. Le avrebbe strappato la bottiglia dalle mani e l'avrebbe trascinata fino in camera, costringendola a dormire.

Anche Stark, se l'avesse vista in quello stato, le avrebbe tirato le orecchie. Ma solo perché stava cercando di attentare alla propria vita ingerendo della robaccia scadente. Si sarebbe seduto di fronte a lei, avrebbe tirato fuori dalla tasca della giacca firmata la sua fiaschetta elegante, l'avrebbe portata alla bocca e gliel'avrebbe passata.

Avrebbero parlato e riso, avrebbero fatto l'amore sul tavolo della cucina, fregandosene dei coinquilini, o sarebbero rimasti a fingere di non essere attratti disperatamente l'uno dell'altro, fingendo che fosse solo il calore dell'alcol che stimolava un bisogno fisiologico. Solo ora si rendeva conto del perché di tutte quelle occhiate, di quelle allusioni maliziose che lei aveva tentato di ignorare per tutto il tempo. Se solo non avessero bevuto quella sera, nemmeno un sorso...
Neanche a lei l'alcol faceva un bell'effetto per i primi minuti. E ora stava svanendo. Lo sentiva scivolare via di nuovo dal suo corpo. Prosciugò di nuovo due bicchieri, uno dietro l'altro. Si asciugò le lacrime. Non sentiva più il suo pianto, non riusciva a controllarlo. Si tappò la bocca con la mano, ma i singhiozzi erano più forti della sua volontà brilla.

Sentiva la sua voce mentre buttava via tutto ciò che era solo loro, accartocciandolo e lanciandolo in un cestino festaiolo. Già vedeva il suo sorriso mentre la scherniva, mentre si serviva da bere con quella sua nonchalance da uomo da palcoscenico. Che cosa pensava che ci fosse tra loro? Era stata solo una notte, in fondo, nulla di più. Un'avventura. Una debolezza. Una sbandata. Si sarebbe risolto tutto senza più parlarne.

Pensava davvero che si fosse innamorato di lei? Tony Stark? Il famoso Tony Stark? Il playboy più ricco e chiacchierato d'America che aveva, tra l'altro, il doppio dei suoi anni? Nah... Forse per lei provava una tenerezza, una simpatia, un'infatuazione passeggera diluita nel bourbon. Non era amore. Non era così ingenua da crederci davvero. O forse stava solo cercando di autoconvincersi? Quel bacio con Potts la turbava ancora.

E lei... cosa provava? Era per lei l'amore? Perché continuava a pensare a lui? Doveva stare discretamente bene, a casa con la sua donna, quindi perché continuava a tornare a lui col pensiero? Forse si sentiva sola. Forse aveva solo bisogno di qualcuno con cui parlare la notte quando non era capace di fidarsi della braccia del sonno, per paura di venire trascinata in luoghi oscuri in cui non voleva addentrarsi.

O magari era il caso di ammetterlo. Tony Stark gli si era incastrato dentro. Le aveva dato ciò di cui non si aspettava di aver bisogno in un periodo di desolazione. Forse si era davvero innamorata di lui. E questo era un bel problema, perché lui era un playboy e il rifiuto era scontato. Nessuno avrebbe dovuto saperlo. Tanto meno il diretto interessato. Dopo averlo quasi ucciso, dichiararsi sarebbe stato come premere la fronte contro la canna di un revolver carico.

Si sentì patetica perciò riempì il bicchiere e si attaccò alla bottiglia, confusa, senza curarsi del fatto che un po' di quel Brandy insapore se l'era versato addosso. Non si allarmò neanche della presenza indesiderata che si era manifestata nell'angolo opposto della stanza e la fissava da qualche minuto, immobile e silenzioso come un elemento dell'arredo.

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