Rise anche se non c'era molto da ridere. Doveva essere tornato alle cattive abitudini. Astrid sapeva bene che quando iniziava a comportarsi in quel modo significava solo che aveva ceduto alle lusinghe di molti bicchieri di troppo.

I giornalisti non si arresero. Anzi, qualcuno avanzò un microfono in più.

-Signor Stark, è vero che Loki è colpevole dell'aggressione per cui è stato ricoverato d'urgenza due giorni fa?

-Quell'essere senza spina dorsale deve covare un disperato desiderio di vendetta nel miei confronti per aver deciso di attaccarmi mentre non potevo difendermi. Ma.... com'è che diceva?

Sembrava stesse recitando un copione. Sembrava stesse cercando di ricordarsi un discorso che si era fatto scrivere per l'occasione o che gli avevano propinato per rispondere in modo adeguato, per non esporsi troppo.

-Ah, sì... Ma il suo complesso di inferiorità non mi fa paura e non farà paura nemmeno agli Avengers che torneranno riuniti e più uniti di prima.

Rise di nuovo e questa volta si tenne alla portiera aperta del lungo veicolo alle sue spalle. Era sbronzo. Astrid si vergognò per lui. Per un attimo le venne il bizzarro ed egocentrico pensiero che stesse male per lei, ma lo scanzò immediatamente. Le voci dei giornalisti si ammassarono l'una sull'altra, fameliche, inondando l'intervistato di domande calunnianti.

-È vero che è stato adescato e minacciato di morte dalla sua seguace Astrid Sullivan prima che attentasse alla sua vita?

-È stata davvero lei a sterminare i membri di una squadra speciale inviata appositamente per venire in suo soccorso per poi scappare e lasciarla agonizzante nel suo appartamento?

-Può confermare che la Sullivan si sia alleata con Loki e che complotti con lui per organizzare un secondo agguato?

-Signor Stark, quindi Astrid Sullivan ha voltato le spalle agli Avengers. Dobbiamo considerarla un nemico pubblico?

Astrid strinse il bicchiere che aveva davanti. Trattenne il respiro, mentre la guardia del corpo si era messo di nuovo davanti a Stark per spingerlo indietro. Il miliardario non parlava. L'alcol che aveva in corpo non gli permetteva di rimanere concentrato. Tornò serio con difficoltà, mentre i flash sfavillavano e i giornalisti tendevano i microfoni verso la sua bocca, frementi di raccogliere qualsiasi succulenta news per il proprio articolo.

-Sì. È così. - Rispose prima che venisse spinto in macchina. Non aggiunse altro.

Astrid non si sarebbe aspettata una difesa articolata da parte sua. Si sarebbe accontentata di un "No comment". Invece era peggio di quanto avesse immaginato.

Era stato un "sì" a confermare la sua colpevolezza. Fermo. Chiaro. Definitivo. Un sì a tutte le accuse. Una condanna totale per lei, un'assoluzione sicura per lui. Non era possibile che credesse davvero che l'avesse attentato alla sua vita di proposito. Eppure sembrava così sicuro di sé...

Steve lanciò un'occhiata ad Astrid. Il bicchiere le si era incollato al palmo, l'acqua al suo interno era diventato un blocco di ghiaccio. Dovette allontanare le mani dal tavolo perchè la brina stava prendendo possesso del piano strisciando tutt'attorno al braccio, raggiungendo il vetro della finestra appannata a lato della sua spalla. Lo sguardo fisso sull'immagine dell'uomo nello schermo, le iridi d'ambra che brillavano istericamente per l'ira repressa.

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