32 . Diversivo

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-Come?! C'è Loki dietro a tutto questo?! Vi siete alleati con lui?! - esclamò Steve che piano piano cercava di rimettere i tasselli al posto giusto.

La donna ridacchiò e ogni minuto che passava, quel sorriso era sempre più simile ad un ghigno malvagio già visto.

-Chi c'è alla Torre adesso? - chiese Astrid, pietrificata da un terribile presentimento.

-Nessuno. A meno che non sia tornato Thor. - rispose Stark, serissimo.

-Non c'è nessuno a fare la guardia allo scettro?! - sbottò lei.

Steve lanciò un'occhiata alla ragazza che portava la sua stessa espressione in volto. Ora aveva capito anche lui.

-Romanoff, Barton, presto! Andate al Quinjet e fate in modo di riaccendere i motori! Dovete arrivare alla Torre e assicurarvi che lo scettro sia al sicuro! Astrid... - la guardò come se ciò che voleva aggiungere gli sarebbe uscito dagli occhi. Avrebbe voluto raccomandarsi con lei che non avrebbe agito in modo avventato, ma declinò. Doveva fidarsi del suo raziocinio. - Vai con loro.

La donna non si mosse. Permise ai tre di raggiungere il velivolo. Rise ancora, certa che i suoi piani sarebbero andati a segno. Natasha e Clint si misero immediatamente ai comandi, mentre fuori Iron Man e Captain America sembravano due fantocci che sbattevano da una parte all'altra senza ricavare una soluzione. Natasha premette il bottone di accensione. Il pannello di controllo si accese e il Quinjet emise un ruggito, si alzò in volo di qualche metro. Una spia iniziò a lampeggiare.

-Cos'è?

-C'è qualcosa che non va.

Precipitarono. Il Quinjet incontrò il terreno e si spense tutto di nuovo. Astrid capitolò sul pavimento e per poco non rotolò fuori dal velivolo.

-State bene? - domandò Clint alle ragazze, mentre recuperava l'equilibrio. Natasha non perse tempo, tornò in postazione.

-Che succede?

-Non riparte.

-Perché?

-Non lo so!

-Fai fare a me.

-So come funziona, Clint.

Lasciò spazio all'orgoglio maschile, ma anche Barton fallì. Si spazientì, imprecò, agitò i comandi con frustrazione, inprecò di nuovo.

-Il motore deve essere stato manomesso.

-Vado a controllare.

Clint spalancò un portello sul pavimento e iniziò ad armeggiare.

-Prova ora!

Nat riprovò, ma il motore non si accendeva e iniziava a perdere la pazienza. Nell'impatto, il Quinjet si era inclinato e ora il piano distava dal terreno di almeno un metro. Astrid si era dovuta arrampicare. Mentre tirava su il resto del corpo, notò un paio di pneumatici quasi nuovi e un riflesso brillante su vernice cromata: una Project LiveWire parcheggiata nel suo box sul fondo del velivolo. La fissò come un'illuminazione. Premette un bottone e due ante si separarono.
Si sedette sulla sella. Era morbida e confortevole. Girò la chiave.


-Ci siamo, forse ci siamo. - esultò Barton, ma il velivolo, dopo una piccola scossa, si spense di nuovo e sbuffò fumo denso. Al suo posto, si sentì un rombo diverso. Natasha lo riconobbe all'istante. La chioma rossa ruotò di scatto.

-Che stai facendo?!

-La prendo in prestito!

In realtà non aveva un piano preciso, ma ormai ci era dentro. Astrid ruotò la manopola e sfrizionò. Sentiva che si sarebbe pentita presto. Saltò giù dal Quinjet e sfilò nel traffico. Gli ammortizzatori fecero il loro lavoro a contatto con l'asfalto. Natasha si affacciò di corsa.

-La mia moto! - esclamò la rossa in un istinto possessivo.

Si allontanò dall'altra parte della strada, di modo che la finta Wanda non potesse fermarla. Non percorse un isolato che la voce del Capitano la seguì dall'altoparlante del display.

-Dove stai andando?!

Astrid sospirò. Non c'era modo di toglierselo di torno una buona volta?

-Il Quinjet non parte. Ho preso un'iniziativa. Posso farcela! - assicurò decisa, mentre sfrecciava tra una macchina e l'altra. Il vento le batteva in faccia come un panno ghiacciato e faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Avrebbe dovuto mettere il casco.

-Dimmi che non stai andando alla Torre da sola!

Si ammutolì. Fece lo slalom tra due macchine e accelerò. Era da tempo che non guidava un mezzo a due ruote. Si ricordò del motorino truccato che aveva fatto esplodere per la troppa euforia qualche anno prima e non riuscì a trattenere una risata sguaiata, dimenticandosi di essere ascoltata. Si aggiunsero altre voci.

-Astrid!

-Torna indietro, Astrid.

-Oh, che palle!

-Cosa?!

-Astrid, dove sei?!

-Credo sulla quattordicesima.

-Ripiega! È un ordine!

-Loki ha un punto debole. Posso fermarlo!

-Non puoi andare da sola! Fermati in un angolo e aspettaci!

-Troppo tardi, sono quasi arrivata.

-Se vai alla Torre senza di noi sei esclusa dalla prossima missione!

Astrid digrignò i denti. Per un momento fu tentata di frenare. Appoggiò le dita alla leva e ragiò un momento. Era necessario rischiare un'esterna? Svoltò a destra inclinandosi pericolosamente, il suo ginocchio sfiorò l'asfalto e per poco non slittò lungo la tangente. Bruciò un semaforo rosso, schivò la coda di un camion virando all'ultimo. I clacson si lamentarono, una volante della polizia accese la sirena e provò a rincorrerla, ma la perse dietro una sgommata potenzialmente mortale. Era escluso che si fermasse. Si stava divertendo troppo. Al diavolo la prossima missione, doveva affrontare Loki, non poteva perderselo.

-Stark, va da lei!

-Il Quinjet è ripartito.

-Veniamo a prenderti, Astrid, aspettaci.

-Scusa, Capitano, non ti sento. Ci sono troppi rumori.

Spense la chiamata.

Quel gesto le sarebbe costato davvero caro, ma non poteva fare altrimenti. Aveva una questione in sospeso con Loki ed era necessario che la risolvesse da sola.

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