Capitolo 83: L'accordo

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The new Project blog, Family: aggiornamento n° 68, 20 novembre 2023

Un mese dopo...

1 maggio 2023

"Cara Zaihrah,

Oggi festeggi il tuo primo mese, sai non puoi immaginare quanto hai riempito la mia vita e quella degli zii di gioia, ma anche di difficoltà: non avevo mai pensato che fare la mamma fosse semplice, ma diciamo che tu hai già un bel caratterino chissà da chi hai preso.

Quando ho scoperto che eri nella mia pancia ho pianto, di gioia e di paura, ma ero certa che tu saresti stata il mio riscatto, tu sei il più grande dono della mia vita. Ora ti chiederai perché al tuo sedicesimo compleanno stai leggendo una lettera scritta dalla tua mamma diciannovenne, un mese dopo il parto, la risposta è semplice: ti chiedo scusa.

Ti chiedo scusa per non averti dato un padre, sai senza vivere il futuro, lo conosco già: mi hai vista al fianco di numerosi uomini, ma mai al fianco di tuo padre e lui non è stato al nostro. Probabilmente tu saprai tutto di lui, te ne avrò parlato così tanto che ti sembra di conoscerlo da sempre ma vedi devi sapere che spesso i grandi sono più sciocchi dei bambini. Quando ti abbiamo avuta, eravamo appena adulti, entusiasti della vita e assetati di libertà o per lo meno io lo ero. Papà non ti ha mai odiata, in cuore suo so che ti ha sempre amata, sei la parte migliore di noi solo che lui era troppo spaventato da me e da te, dalle responsabilità e dai sentimenti.

Papà ha un cuore grande, solo che è difficile da aprire.

Sai lui ha fatto alcuni sbagli, così come li ho fatti io, ed è per il tuo bene e per il nostro di 'coppia' se mai lo siamo stati, che abbiamo scelto di fare un patto: tu lo avresti conosciuto solo al momento giusto. Ora non so di per certo se tu lo abbia già conosciuto, oppure no ma sappi che è il ragazzo, l'uomo che io ho più amato in vita mia e ripeterei mille volte quella notte.

Anche se so che il nostro è solo un amore unilaterale, ed esclusivamente mio.

Ed è giusto che tu sappia cosa ci siamo detti la notte in cui tu nascesti....

Trenta giorni prima...

Jhon dorme su una poltrona, Jack è appena tornato a casa mia, mentre Elis e Diana sono addormentate sul divano, e la mia piccola dorme sul mio petto come un piccolo koala non pensavo di poter amare così incondizionatamente. Della mia vita non pensavo troppe cose.

I vecchi cinque sono qui riuniti, in una stanza a vedere la nuova generazione. Il problema è che non siamo più cinque, siamo quattro. Ho pregato sin dal primo istante di epidurale che Pope comparisse dalla porta, senza rose, senza cioccolatini, fiocchi o cianfrusaglie varie a me bastava la sua presenza, a noi sarebbe bastata. Ma per la millesima volta non è stato così.

Mi alzo con cautela stingendo a me la mia piccola, è così fragile ma anche così forte che nemmeno lei immagina. Lentamente mi dirigo verso il bagno facendo attenzione ai movimenti bruschi, purtroppo come la maggior parte delle donne anche io ho avuto una grossa lacerazione al perineo durante il parto, di conseguenza sono stati necessari dei punti di sutura ed ora devo muovermi piano pur di non provocarmi troppo dolore. Afferro il telefono dalla borsa sulla sedia vicino alla porta, per poi entrare nel bagno e chiudermi la porta alle spalle.

Digito il numero di telefono del diretto interessato, e avvio la chiamata a mio carico. Dopo tutto neanche i costi telefonici gli faccio pagare.

Uno squillo. Nessuna risposta.

Due squilli. Nessuna risposta.

Tre squilli. Nessuna risposta.

Quattro squilli: <<Pronto>> la sua voce annoiata risponde all'altro capo del telefono facendomi trasalire.

<<È nata>> annuncio fredda al ragazzo che amavo e che amo.

<<Auguri, cosa vuoi da me?>> domanda apatico come se la gioia della paternità non lo sfiorasse nemmeno <<Sono fidanzato>> aggiunge in tono di gravità, come se lei fosse la donna della sua vita facendo conficcare più nel profondo le lame del dolore.

<<Con una troia ecco con chi stai>> mormoro lontano dal microfono del telefono ma non abbastanza fievolmente tant'è che mi domanda di ripetere; <<Dobbiamo parlare di lei, di noi>> dico con voce debole ma determinata, la quale fa eco nella stanza del moro.

<<Cos'altro devo dirti per farti capire che non siamo ne saremo mai qualcosa?>> replica annoiato, come se la mia chiamata fosse un peso.

<<Cos'altro devo dirti per farti capire che Zahirah è nostra figlia?>> domando a mia volta con il suo stesso tono di voce.

<<Tua figlia>> mi corregge.

<<Nostra>> rispondo secca aggiungendo <<E se non mi credi guarda le foto che ti ho mandato è identica a te>> e da parte sua cala un silenzio imbarazzante.

<<L'hai chiamata come avevo detto io>> sussurra credendo non lo potessi sentire e decido di lasciare spazio al silenzio.

Un silenzio assordante, che non so quanto dura, ma so che se non sarò io a romperlo lui non lo farà. Ne ora ne mai. Non è da lui.

<<Ascolta>> comincio con un tono che per certi versi non mi è mai appartenuto <<Com'è figlia mia è anche figlia tua, tu sei suo padre e non pretendo la farsa che abbiamo messo in piedi per un mese, ma almeno che tu ci sia a Natale o al compleanno, che tu le faccia conoscere le sue origini>> propongo con decisione, per una volta, la prima faccio ciò che farebbe una madre.

Mettere tua figlia al di sopra di tutto, tua figlia al di sopra di tutti. Anche del tuo stesso bene.

<<Non sono interessato>> risponde con una voce che non appartiene nemmeno a lui, qualcosa si è mosso ma non so cosa <<Non potrei mai darle ciò di cui ha bisogno>>.

Pope è davvero l'uomo più leale che io conosca.

<<Ma è un suo diritto sapere chi è suo padre>> incalzo con voce più calma e tranquilla.

<<Lo so>> risponde facendo calare un ennesimo silenzio.

<<Ho un'idea>> annuncio ricevendo un mugugno come invito ad esplicarla: <<Ti conoscerà al momento opportuno, in questi anni io continuerò a parlarti di lei, e a lei parlerò di te, quando sarà abbastanza grande...vi conoscerete. Ci stai?>> propongo.

<<Ci sto, ad una condizione>> propone,

<<Quale?>> domando

<<Non le darai una religione>> come avevamo stabilito al nostro primo 'noi'.

<<Andata>> dico con fermezza ed un mezzo tremito di gioia, lo stesso tremito di chi si è appena tolto un peso dal cuore.

Dopo neanche pochi secondi ci salutiamo, come due persone civili. Come Thalia Notti e Pope Noussir di un anno fa circa, come due normali ragazzi che sono amici da tanti anni e non come la pantomima di una coppia o due sconosciuti che hanno troppi ricordi in comune.

Le lacrime rigano lentamente il mio volto, mentre osservo quella foto scattata alle Outer banks prima che io scoprissi di essere incinta, ma non mi pento di nessuna scelta fatta.

E mai me ne pentirò.

<<Ti amo Pope>> sussurro sulla sua immagine ammettendo per la prima volta a me stessa, con vera e piena consapevolezza, di essermi veramente innamorata.

Amore mio, spero che tu possa capire la scelta presa dalla tua mamma e dal tuo papà.

So che in questi anni avrai sofferto tanto, ma ti promettiamo che tu e lui recupererete ogni istante perduto.

Con amore,

la tua mamma"

Lift up - ImpossibleWhere stories live. Discover now