Capitolo 32: Stato di fermo

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The new Project blog, Family: aggiornamento n° 28, 27 luglio 2022


<<Le ripeto, ho studiato chimica per un breve periodo, e essendo cresciuta in campagna, ho una buona conoscenza dei veleni>>, ripeto frustrata per la settantesima volta. Il caldo amplifica la sensazione di frustrazione a cui sono sottoposta.

La voglia di dare fuoco alla stanza è altissima, altissima. Le pareti marrone cappuccino scrostate, il tavolo di legno consumato dal tempo, marrone come il saio di Padre Pio, tarlato come il saio di Padre Pio.

Chiedo umilmente scusa a Padre Pio per questo paragone.

E se non bastasse la sedia squadra terga, il nostro caro Aaoui, o come l'ho ribattezzato io, detective simpatia portami via, cerca di farmi confessare qualcosa che non ho fatto.

Il tutto sta creando un milkshake letale per il mio cervello.

<<Sia sincera, e non succederà nulla>>, dice calmo, quasi con pietà per la mia situazione, come se fossi una bugiarda.

<<Peggio di così può andare?>>, domando più a me stessa che a lui, con ironia. <<No, di certo! Prosegua>>, gli concedo, rispondendo a me stessa. In un certo qual modo sto dando prova di grande squilibrio mentale.

<<Dov'era ieri tra le diciotto e le ventuno e trenta circa?>>, domanda per la terza volta in quarantacinque minuti, come un prete al Vespro che recita la medesima formula con un bisbiglio sommesso.

<<Sempre a sciogliermi come un ghiacciolo al caldo, in mezzo alle strade di Tiznit, sotto il sole cocente del Marocco>>, rispondo, passandomi una mano in faccia. Nel frattempo, una mosca gira per la stanza indisturbata, per poi posarsi sul vetro del lampadario al neon senza morire.

<<Chi può confermarlo?>>, chiede, ignorando l'insetto che nel frattempo gli si è posato sul naso, rendendolo ancora più ridicolo. Ma in questo istante, neanche il ridicolo mi solleva il morale. Solo tornare a casa mi aiuterebbe.

Scordavo se mai il detective più simpatico della terra, ovvero Aaoui, non mi proscioglie dallo stato di fermo. Rischio di far mobilitare mezza Italia, dal Ministero dell'Interno alla Farnesina. La cosa ha il suo non so che di poetico e di tragico.

<<Sempre i miei amici, non credo che cambierò compagnia. Ma se mai accadrà, gli invio uno Snapchat!>>, replico ironica, cercando di non scoppiare nell'isteria più totale. Ma forse avrei bisogno di cinque minuti di follia.

<<Non faccia la saccente che non è in una buona situazione>>, mi bacchetta, neanche fosse mio padre, aizzando la stronza che è in me.

<<E lei cambi domande! Sa vero che, oltre a non avere fantasia, sembra affetto dal complesso di inferiorità?>>, sbotto. Forse, e dico forse, ho davvero esagerato. Non faccio in tempo a formulare delle scuse che si alza e se ne va!

Fantastico, non mi sono mai presa una denuncia per insurrezione verso pubblico ufficiale nel mio paese, e me la prendo in Marocco! Sono un genio!

Mi immagino già i titoli dei giornali:

"RAGAZZA IN VACANZA IN MAROCCO ACCUSATA DI OMICIDIO, IN CARCERE PER INSURREZIONE VERSO PUBBLICO UFFICIALE"

oppure

"ARRESTATA IN MAROCCO PER INSURREZIONE VERSO PUBBLICO UFFICIALE, SU LEI PENDONO ACCUSE DI OMICIDIO"

Immagino solo il caos tra ministeri e Farnesina.

Ecco come potrei diventare la donna più odiata d'Italia.

Chissà come se la staranno passando i ragazzi e Elis, non ho avuto nemmeno un secondo per metabolizzare la cosa con loro.

Pope, però, non si è mai sbagliato. Anni e anni fa, scherzando, mi disse, in via Monte Napoleone, nella mia amata Milano: "Se entri in Marocco, vieni arrestata!".

Il cit più grande della storia. Direbbe Jhon, e non posso più dargli torto.

Mi alzo e inizio a fare le vasche, avanti e indietro per la stanza, un po' come i nuotatori durante l'allenamento. Menomale che non ho nessun oggetto pericoloso a portata di mano, neanche una penna, altrimenti mi sarei già tolta la vita.

La mosca riprende il suo silenzioso volo, intrappolata con me in questa stanza. Pensate che per molte culture, la mosca nella stanza è presagio di morte. Ah, quanto sei fortunata, Thalia!

Giro in tondo, una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci volte? Non so.

Ho la testa che gira, gli occhi che bruciano, l'ansia che sale, vuole tornare a tormentarmi.

Non può.

Non deve.

Mi accascio su questa sedia dura come la roccia, in attesa della mia condanna.

Ho perso la cognizione del tempo. Saranno ore che sono chiusa qui, senza cibo, senza acqua, e ho sonno. Colpa dell'aria viziata.

<<Allora>>, entra, facendomi sobbalzare, detective simpatia. <<Ripartiamo>>, aggiunge con quel suo pessimo accento inglese.

<<Ascolti, ero sempre in mezzo a Tiznit, a fare il pollo arrosto sotto il sole cocente. Sempre con i miei amici, lo possono confermare. Sono arrivata qui ormai cinque giorni fa, e di questa roba non so nulla>>, sputo d'un fiato. <<Quindi, se ora mi lasciasse andare, forse trovo ancora qualcosa nel frigo di casa, sa com'è>>, gesticolo nella speranza di non finire in galera.

<<Il suo amico Jack, però, ha detto che lei non nutriva simpatia verso il deceduto, e spesso lei ironizza su omicidi per avvelenamento>>, mi dice calmo.

Io ammazzo Jack, giuro.

<<Ciò che il mio amico intendeva è che io non sopporto essere considerata un oggetto per l'appagamento dell'eccitazione maschile. Vostro caro schiattato ha passato tutto il tempo dello shooting ad ammirare il mio deretano, capito?! Ma di certo non avveleno qualcuno solo perché ammira il mio fantastico seno o il mio divino posteriore. E di sicuro, se finisco in galera, il mondo perderebbe due belle tette, ma questi sono dettagli>>, gesticolo a caso, per dare corposità al discorso. <<Il succo della storia è che io sono cresciuta con una madre che, al posto di farti vedere i cartoni, ti faceva vedere donne mortali. Ma con questa storia, io non c'entro nulla>>, partorisco dalle mie corde vocali.

Forse sono stata troppo egocentrica.

Silenzio assordante. Ecco cosa cala nella stanza.

<<Quanto tempo fa è arrivata nel nostro paese?>>, chiede, rompendo il silenzio creatosi.

<<Cinque giorni fa>>, replico secca, determinata, decisa, senza paura.

<<E quanto tempo può essere impiegato per compiere un simile avvelenamento?>>, domanda.

<<Circa quindici, massimo venti, se ricordo bene>>, termino di rispondere che si alza e se ne va.

Tiznit, la possiamo porre uguale all'equazione: gli strani capitano tutti a Thaly.

Il tempo passa lento e inesorabile, e la mia pazienza diventa labile.

Okay, la pianto con queste robe filosofico-poetiche.

<<Lei è libera dallo stato di fermo!>>, annuncia Aaoui aprendo la porta e facendomi cenno di uscire. Esco nella centrale e inalo un buon odore di aria fresca. Dai tempi del Covid e delle mascherine, non mi eccitavo più per questa sensazione.

<<A cosa devo la libertà?>>, chiedo.

Se so stare zitta? No.

<<Alla non imputabilità dei fatti>>, replica. <<Ma siete comunque nella rosa dei sospettati, lei in primis>>, annuncia calmo, e io annuisco.

Mi congedo silenziosamente, andando a recuperare il mio telefono. Lo sblocco:

43 messaggi su Whatsapp.

Li ignoro, apro la rubrica e digito il numero di Jhon.

Schiaccio il verde.

Porto il telefono all'orecchio e attendo che risponda.

Lift up - ImpossibleWhere stories live. Discover now