Capitolo 39: Confessioni

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The new Project blog, Family: aggiornamento n° 32, 4 agosto 2022


Chi è che non sa nuotare e deve ricavare informazioni in una piscina? Thalia? Esatto!

Dopo essermi brevemente informata sulle giacenze della sezione 'mare e piscina' della mia valigia, sono giunta ad una conclusione: non ho un costume decente!

<<Ma siamo seri?!>> pesto i piedi a terra come le bimbe in cerca di approvazione. <<Non ho un bikini decente>>

<<Ora spiegatemi come fate a non avere mai nulla da mettere>> afferma Jhon, esterrefatto, con un'espressione di pura incredulità. Non che quella di Pope fosse diversa; solo Jack era indifferentemente immerso nella lettura di un romanzo di Agatha Christie, mentre noi tentavamo di far funzionare la sua idea.

Un capo delega sempre ai subordinati, ma non so da quando sia lui il capo di questo circo, dato che l'idea di indagare è stata mia!

<<Ma metti quello rosso con il copri costume nero>> suggerisce Pope, prendendo spunto dai colori del Milan, la sua squadra del cuore. Non che l'abbinamento sia brutto, ma non ho ciabatte abbinabili. Di certo non metto le Havaianas! Quelle le uso in casa, non di certo per fare la sfilata sexy in piscina!

<<Troppo semplice, Pope... Dovresti optare per qualcosa di più classy...>> suggerisce Elis, passando in rassegna bikini e parei vari e lanciando via tutti quelli etichettati come: troppo semplici, troppo pacchiani, scontati, e così via dicendo.

<<Avanti, di sto passo potremo lasciare Tiznit nel duemilamai!>> borbotta il lettore, ricevendo in faccia un mio pareo da parte di Elis, ovviamente!

I minuti trascorrono lenti e abbondanti. E cado in uno stato di mezza sonnolenza, quello stato in cui senti ciò che succede attorno a te, ma non capisci cosa accade realmente.

Proprio quando inizio ad addormentarmi, ricevo addosso il mio bikini più figo, quello che letteralmente ho comprato, ma mai messo. È semplice, ma sexy allo stesso tempo. Slip sgambato ma non troppo, e abbastanza coprente nel sedere, con catene argentate invece dei soliti laccetti. Il pezzo sopra è composto da due triangoli, uniti in centro da un semplice anello argenteo. Le sommità dei triangoli di tessuto si agganciano a due distinte catene, che si incrociano sulla schiena per poi riagganciarsi alle basi dei triangoli.

Una parola: figo!

Dopo averlo indossato, aggiusto la mia faccia. Indosso delle ciabattine con le piume, molto trap, oserei dire, e mi avventuro nella mia missione.

Mi inoltro tra le persone presenti e devo ammettere che ci sono tante persone. Troppe.

Inizio a vagare spaesata con noncuranza, alla ricerca della mia preda. Vago come un errante senza meta, e i pensieri iniziano a nuotare liberamente nel mio cervello, riconducendo sempre a un solo pensiero: ho una vita sentimentale fallimentare. In diciotto anni, a breve diciannove, non sono stata in grado di costruirmi neanche l'imitazione di una relazione.

Mentre torturo la me interiore, passo vicino al bar. Cammino lentamente, obbligando il pareo nero, legato ai miei fianchi, a seguirne adagio il movimento. Alzo involontariamente lo sguardo, agganciando quello della mia preda.

Ammicca con l'occhio sinistro, patetico. Pare che la teoria "se c'è un cretino, lo posso trovare solo io" sia stata confermata. Ricambio, mordendomi il labbro. Pateticamente, ma se uno dei ragazzi fosse qui noterebbe la falsità nella mia voce spiccare come il prezzemolo.

<<Wow spero siate abituati a gestire così tanta gente>> commento avvicinandomi a lui,

<<Di sicuro voi italiani più di noi>> commenta ironico guardandomi con occhi carichi ma morti nell'animo.

<<Fidati tutto il mondo è paese>> replico, dando così inizio ad una tranquilla chiacchierata 'del più e del meno', mentre lo seguo a ruota bordo piscina. Ci sediamo su due sgabelli, in disparte rispetto al resto delle persone. Il discorso si sposta verso la riapertura della piscina e di quanto suo zio ci tenesse. Al sentirlo nominare, capisco che ho solo quest'occasione per scoprire qualcosa, e questa è la mia unica possibilità.

<<In paese ho sentito dire che era una brava persona>> dico pensierosa, dondolando la gamba destra appositamente da sfiorare la sua. <<Di certo non sapeva tenere una famiglia...>> sussurra, con lo sguardo piantato nel vuoto.

<<Non posso crederti, non avrebbero mai parlato così bene di lui>> dico dolcemente, ma se uno dei ragazzi fosse qui, noterebbe la falsità nella mia voce, che spicca come il prezzemolo.

<<Sai... lui sposò mia zia solo per la sua bellezza>> comincia a raccontare, fissando una coppia molto giovane entrare nel resort. <<Erano molto giovani, a malapena ventenni. Volevano godersi il matrimonio prima di mettere su famiglia, ma lei rimase incinta di Yasmine, mia cugina>> si blocca, inspirando profondamente, prima di continuare il racconto. <<Dopo il parto, il corpo di mia zia non tornò come prima, e lui poco alla volta ha cominciato a trascurare sia lei che la bimba, fino a che...>> trae nuovamente un lungo respiro prima di proseguire il racconto, un po' come se tutto ciò che quell'uomo avesse fatto in vita fosse solo un danno, una disgrazia per il mondo.

<<Se non te la senti, non ti obbligo mica a dirmi cose private. Hai già raccontato tanto>> lo conforto, poggiando una mano sulla sua gamba, che poco prima ha cominciato a tremare dal nervoso. Per un tempo indefinito, rimaniamo in statico silenzio, mentre io porto nel cuore la speranza che continui a parlare. Voglio arrivare in fondo a questa storia. Si volta, guardandomi negli occhi, dritto e intensamente, mentre io inizio a rigirarmi una ciocca di capelli tra le dita.

<<No, tranquilla...>> inspira profondamente, poggiando la sua mano sulla mia. <<Vedi, il fatto è che lui la tradì con un'altra donna. Mia zia ci rimase molto male. Non lo voleva più vedere, ma per il bene della bimba e dell'onore delle due famiglie, decise di perdonarlo. Ma lui però continuò a vedere l'altra donna, finché non rimase anche lei incinta e lui la sposò... Ma vedi, lui trascurò anche la seconda famiglia, preferendo il lavoro, creando tutto questo...>> si stoppa, e noto nei suoi occhi il lampo di un dolore incolmabile. <<La sua morte è stata per tutti una liberazione>> ammette all'improvviso. <<Perché... in realtà, quel famoso figlio sono io... e la zia è la sua prima moglie>> dice schifato sulla parola "uomo". <<Zia ha sempre tenuto tutta la rabbia per anni senza sfogarsi, e la mia vera zia, la sorella di quell'uomo, non ha mai digerito lo sgarro alla sua migliore amica, che è stata la prima moglie di suo fratello. E allo stesso modo, mamma e la mamma di Yasmine non hanno mai accettato di dividersi lui, nonos->>

<<Ma che bella coppietta abbiamo qui>> una voce, quella voce, la sua voce, interrompe la rivelazione che stavo attendendo da tanto. E lui arriva a rovinare tutto!

Distruggo il contatto visivo con il ragazzo davanti a me, ritraggo la mano dalla mano di Adam, quasi come schifata dal mio stesso comportamento.

Inspiro profondamente per poi voltarmi verso di lui, per trafiggerlo con uno dei miei sguardi più glaciali, ma la cosa pare non segnarlo minimamente. Apre un ampio sorriso, il suo più finto sorriso, innanzi al ragazzo alla mia sinistra, per poi aprire quella sua maledetta boccaccia.

<<Figa, la mia amica in costume, vero?>> domanda, con una luce strana negli occhi. Tutto ciò promette nulla di buono.

<<Ammetto che...>> il poveretto non riesce a finire la frase, che viene nuovamente interrotto.

<<Immaginala senza>> stuzzica il ragazzo con un piccolo ghigno stampato sul volto, mentre io percepisco il flusso sanguigno cumularsi sulle gote.

<<Okay! Tu tappati quella boccaccia inutile>> mi metto in mezzo a quel teatrino unilaterale. La vera domanda è perché lo sta facendo?

<<La mia bocca non è inutile>> ribatte, testardo come suo solito. È una delle teste più dure che io conosca, ma pure io lo sono, quindi ne nascono ore e ore di discussione che si conclude con un pugno di mosche.

<<Sì, lo è... E Adam, scusa tanto questo imbecille, ma ha bisogno di essere sempre al centro dell'attenzione. Scusaci tanto>> discolpo l'idiota alla mia destra, guardandolo con sguardo truce, che trasmetteva ogni mio minimo istinto omicida.

<<Tranquilla, io devo andare al bar a servire>>

Lift up - ImpossibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora