Capitolo 50: Ti voglio

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<<Oh amo tu non sai che è successo!>> entra Elis vittoriosa nella nostra stanza d'hotel, raggiante come non mai, un sorriso ampio le illumina il volto perfettamente incorniciato dai quei suoi ricci biondi.

<<Emh no? Ma ho il sospetto che abbia a che vedere con Jack?>> ipotizzo uscendo dall'armadio, nel quale mi ero immersa alla ricerca di un outifit decente per la partenza di domani.

<<Esatto ora siediti e ascolta>> ordina e senza ribattere obbedisco alla ragazza, pronta per udire l'ennesimo inveimento contro il castano della stanza accanto.

Elis 

Stavo tornando dalla piscina, tranquilla cammino giro l'angolo e sbatto contro un petto, ma non so per quale ragione aveva qualcosa di famigliare che non sapevo spiegarmi.

<<I'm sorry sir>> mi scuso alzando lo sguardo e incrociando quello di Jack e lì mi diedi una risposta alla domanda precedente.

<<Quindi si dice Sir e non Mr?>> mi chiede sorridendo quasi lo avesse fatto apposta e per me cuore lo ha fatto pienamente apposta, palese.

<<Che guardi? Vuoi l'autografo?>> gli chiedo e lui si volta a fissare il vuoto davanti a sé.

<<Mi spieghi perché non andiamo più d'accordo da quella sera?>> domanda passandosi una mano tra i capelli, cosa che non gli ho mai visto fare.

<<Vediamo da dove comincio... ah sì, giusto! Siamo ad una festa piena di ragazzi che mi farei in tutti i modi e in tutte le posizioni, decido di appartarmi con te, manco fossi Michele Morrone, e che fai? Inizi a lamentarti per ogni cosa! L'averti lasciato lì solo come un imbecille è stato il minimo!>> gli replico asciutta.

<<Sono proprio un coglione!>> mormora tra sé e sé, quasi stesse facendo ammenda dei suoi peccati davanti al Signore.

<<Oh! Hai detto una cosa giusta, ora se vuoi scusarmi me ne torno in camera.>>

Lascio sul bancone una banconota e me ne vado, attraverso svelta i corridoi, passo dalla scala principale, decido di prendere l'ascensore, si apre e due manzi escono da lì e sai, sono solo in copricostume, un po' meno che in intimo, e divento rossa come un peperoncino. Entro, seleziono il nostro piano, si chiudono le porte e inizio ad attendere che si riaprano al piano corretto.

Inizio a spazientirmi quando le porte si aprono. Percorro con calma il corridoio quando vengo bloccata per il polso. Mi giro e indovina? Era di nuovo lui!

Lo guardo, mi guarda.

<<Vieni>> mi fa, e non riesco a protestare che sono in camera dei ragazzi, non so da quando sia così intraprendente, mi ricordava Cooper di SexLife dopo aver letto il diario del sesso di Billie.

<<Bene, tutto divertente, ora posso uscire?>> chiedo avviandomi verso la porta.

<<No. Ti prego, ascoltami!>>

<<Parla, hai due minuti tic-tac>> gli faccio segno sul polso, sai il segno dell'orologio.

<<Ricominciamo da zero!>> spara d'un fiato.

<<Come?!>>

<<Ricominciamo da capo!>> propone con una calma che, ripeto, sottolineo e giuro che neanche il Papa, sempre col dovuto rispetto nei confronti di Sua Santità, ha nelle vene così tanta calma.

<<Ma tu mi credi, deficiente?>> gli chiedo allibita.

<<No, ti reputo intelligente, molto anche>> dice tutto convinto.

<<In teoria eri tu l'intellettuale, ma lascia che ti illumini posso?>> chiedo, e lui annuisce e lì ho liberato tutto ciò che mi tenevo dentro da anni: <<Per anni ti sono venuta dietro come un cagnolino, e tu eri sempre lì a fare lo stronzo. Mi sono dichiarata e tu hai quasi riso, non ci siamo parlati, torniamo a parlare e che succede? Ah sì, giusto, continui a fare lo stronzo! Ma sai una cosa? Mi sono svegliata e ho aperto gli occhi! Se aspetto te, aspetto la morte!>> gli urlo tutto, togliendomi un peso dal cuore.

Mi guarda e mi bacia, subito resisto poi ricambio appena mi balena in mente la scintilla della vendetta.

Iniziamo a baciarci sempre con più foga, lui mi cala il copricostume.

Mi stacco. Mi tolgo il reggiseno, lui fissa i miei seni, allora io inizio a baciarlo e lo trascino verso il letto senza staccare la mia bocca dalla sua, lo giro e lo spingo sopra, per poi salire a cavalcioni su di lui.

Inizio a strusciarmi sul suo pacco, percorro con le dita tutto il suo petto, mi chino inizio a leccargli il lobo dell'orecchio per poi baciare il suo collo, fino a scendere lentamente verso il suo membro che inizia a gonfiarsi.

Pian piano torno a strusciarmici sopra e lui comincia ad ansimare, più mi struscio, più ansima.

Passano dei buoni e lunghi minuti, io non mi bagno e lui si eccita, finché lui non dice:

<<Ti voglio.>>

<<Come?>> chiedo tutta innocente, quasi una santa, sono diventata.

<<Ti voglio!>> ripete, urlando, quasi non ridevo della scena.

Allora io mi metto a quattro zampe su di lui, lo fisso negli occhi, gli do un bacio a stampo e gli sussurro all'orecchio:

<<Sai, a forza di aspettarti, mi si è seccata la figa.>>

Lo riguardo, sorrido, recupero la roba e ora sono qui!"

Conclude lei il racconto.

Thalia

<<Porca puttana, amo, sei una grande!>> le batto il cinque, orgogliosa. Io e lei siamo più simili di ciò che gli altri pensano.

<<Tu non sai quanto godo!>>

<<Immagino>> dico, ridendo al pensiero del mio amico nella stanza accanto con il suo amico duro e la sete di sesso da colmare.

Un po' mi spiace.

<<Comunque tu e coso?>> mi chiede curiosa, alludendo a lui.

<<Nulla di che, abbiamo fatto sesso nella piscina della spa!>> faccio le spallucce, evitando di toccare la promessa che mi ha fatto.

<<Daje amo, non è un tavolo!>> ride la riccia. <<Anche se una volta l'avete fatto sul letto>> aggiunge, ridendo di gusto.

<<Oh, non ricordarmelo! Comunque, vado in doccia, tu prepara gli outfit che tra poco dobbiamo scendere a cena>> e corro nel bagno, mentre Elis mi fa il saluto militare in risposta.

Sinceramente, sono un po' ansiosa di vedere Elis e Jack seduti allo stesso tavolo. Ci sarà da divertirsi.

Lift up - ImpossibleWhere stories live. Discover now