Capitolo 30: Loop

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Entro in casa in punta di piedi, è circa mezzanotte, so perfettamente che solo Jack sarà nel mondo dei sogni ma: non voglio il terzo grado da parte di nessuno, soprattutto da lui.

Non che noi due siamo una qualche forma di coppia, ma non voglio domande o strane indagini sulla mia vita sessuale.

Io e Dio non siamo migliori amici, questo istante ne è la dimostrazione, tra tutte le persone che potevo incontrare su queste dannate scale chi trovo? Lui ovviamente.

<<Perché sei mezza nuda?>> domanda soffermando gli occhi sulle mie gambe nude.

<<Mi sono schizzata con il succo>> mento spudoratamente cercando di non mostrare nessuna emozione con gli occhi

<<Ma...per uno schizzo non ci si toglie i pantaloni..>> incalza alludendo ad un qualche rapporto sessuale

<<Li ho appena tolti all'ingresso>> vagheggio nel tentativo di convincerlo <<e poi perché mi giustifico con te?>> chiedo stizzita ricordandomi che in fondo non devo giustificarmi con lui.

<<Perché ne senti il bisogno?!>> sottolinea ironico

<<Buona notte>> asserisco sulla difensiva

<<Notte bebé>> sussurra al mio orecchio con accento francofono facendomi venire la pelle d'oca.

Entro in camera notando l'assenza di Elis, senza troppe domande mi infilo sotto le coperte per poi cadere in un sonno profondo, che si rompe troppo velocemente lasciandomi ricadere in quella spirale di odio.

Girarsi continuamente nel letto sentendo la fame divorarti come una bestia, non è certo la situazione migliore del mondo. Ma non lo è nemmeno l'alzarsi prepararsi o scaldarsi una pietanza e saziarsi con una sola forchettata, quando sai che tu normalmente mangi il doppio se non il triplo.

Ti sforzi a mangiare, senti l'esofago chiedere pietà, lo stomaco comanda al cervello il rilascio della leptina, meglio nota come ormone della sazietà con tirannia.

Ti alzi da tavola in fretta e furia, per poi crogiolarti nel letto con i sensi di colpa e ritardare il più possibile la doccia, non per odio del rito, ma per paura di confrontarsi con lo specchio, un giudice silente che ci accompagna per tutta la vita.

Senza emettere suoni, ci fa notare tutto quello che non va, e solo con un'estrema, e velata, cautela, esalta ciò che è il meglio di noi.

Alzi lo sguardo e ti vedi inadatta, senti il terrore di: non poter essere uguale allo standard che ti imponi come mantra; fluire nelle vene come il veleno.

Le tentazioni sono dietro l'angolo: il lavandino quasi sempre a portata di mano; per modo di dire mano, cioè piede, va bene si è capito; o il gabinetto molto più funzionale a suo modo.

E qui avviene una delle più grandi scissioni del mondo, (dopo tutte quelle elencate nella stagione prima): chi cede alla tentazione e diventa schiavo, e chi resiste e diventa liberto.

Ora so perfettamente che la metafora dell'antica Roma non è la più lampante, ma ha un suo senso: gli schiavi non avevano diritti obbedivano e basta al loro padrone, in un certo senso anche chi vive questi disturbi obbedisce e basta a quella sua voce interiore; i liberti erano uomini liberi che avevano vissuto la schiavitù, chi resiste a questa voce conosce il disturbo ma è libero forte inconsciamente, nella sua mente.

I pensieri che ti trafiggono sotto l'acqua che scende torrenzialmente sulla pelle, seguendo un percorso disegnato da chissà quale artista, sono più o meno questi, pensiero più pensiero meno sotto intensamente.

<<Cazzo!>> mi sveglio di soprassalto un altro incubo, si okay non sono stata sincera, non è tutto rose e fiori, ma sempre meglio di prima va. Questo è certo, ma da un po' il mio DCA è ritornato, e la notte quella maledetta vocina che ho in testa mi stuzzica malamente, chiunque direbbe l'hai sconfitta una volta perché non due? Perché non è automatico ignorarlo, tolta la cena del morto come la chiamo io, è da un po' che mangio sempre meno, lo stomaco si strozza e il disgusto mi assale.

Mi guardo in torno, un raggio di luce lunare illumina flebile la stanza, noto la sagoma di Elis dormire beata con il sorriso, almeno lei non ha gli incubi.

Guardo l'ora sono le due di notte, non posso andare avanti così. Mi alzo mi vesto e scendo di sotto pur di svagarmi, sono cresciuta non dicendo niente a nessuno e ora come ora sono abituata a fare lo stesso. Faccio zapping tra i canali della televisione capendo nulla di ciò che viene detto, trascorro in loop le restanti sei ore, scivolando tra i programmi televisivi che solo a guardarli confermo il detto 'tutto il mondo è paese', cambierà la lingua, cambieranno i volti ma i programmi sono praticamente parenti.

Vengo risvegliata dal mio stato di trance dal ragazzo più coglione e allo stesso tempo simpatico che io conosca: Jhon.

<<Porca di una maiala incinta!>> gli grido mentre mi dimeno per tirarmi via dalla portata della sua ascella

<<Guarda che non puzzo! Annusa!>> propone impettito spingendo la sua ascella verso il mio naso,

<<Ma anche no!>> dico schifata lanciandomi dall'altro capo del divano per tentare di sfuggirti.

<<Mi spieghi che ci fai in piedi a quest'ora?>> chiede curioso e stupito

<<Nulla non riuscivo a dormire>> mento

<<Sicura?>> domanda

<<Si>> affermo <<Cioè forse, boh manco io lo so>> dico passandomi una mano nervosa tra i capelli

<<Che succede?>> incalza

<<Nulla di così eclatante>> cerco di sviare

<<Sono serio>>

<<E va bene>> sbuffo <<Sai il mio amato DCA?>> gli domando e lui in risposta annuisce

<<Ha deciso di venire a trovarmi portando con se anche gli incubi!>> dico sorridendo isterica, per la categoria Psyco levati ci sto io

<<Ah, cazzo!>>

<<Eh lo so>> dico un po' asciutta

<<Odio dirlo ma ho paura>> affermo triste

<<Paura di cosa?>> domanda curioso

<<Paura di non superarlo>> faccio una breve pausa <<Paura di non riuscire a uscire da questo loop>>

<<Qualunque cosa accada, qualsiasi cosa succeda io sono il tuo migliore amico. Sarò sempre qui a difenderti, a farti ragionare e a sostenerti ma soprattutto ti aiuterò ad uscire da questo mostro che ti porti dietro da sempre>>

Lift up - ImpossibleHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin