Capitolo 60: Perdono

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The new Project blog, Family: aggiornamento n° 45, 5 settembre 2023


Ci baciamo con foga come se dovessimo svuotare le nostre anime infrante l'una nell'altro.

Perché in fondo io e lui eravamo questo: due anime infrante. 

La mia anima è stata sfregiata dalla meschinità e dalla cattiveria degli altri.

La sua anima è stata rovinata dalle canne e dall'infedeltà altrui.

Trasciniamo i nostri corpi per le stanze alla ricerca di una porta aperta, come in un valzer viennese solo più passionale, ed erotico.

Non mi sono mai spiegata come potessi essere attratta dall'opposto del mio prototipo di ragazzo ideale. Eppure appena lui si avvicinava, io mi bagnavo ed il mio corpo si piegava al suo volere.

Troviamo una porta socchiusa e senza troppe cerimonie mi spinge dentro levandosi la maglietta e rivelando ai miei occhi quel perfetto dorso ambrato, scolpito delicatamente dagli addominali; una pelle così bella tanto da riflettere dolcemente la tenue luce dello specchio; con dolcezza solleva il mio corpo mettendomi a sedere a gambe aperte sul lavabo, mentre io gli sciolgo il codino lasciando liberi quei suoi bellissimi capelli neri come il buio dell'universo e lisci come la seta più pregiata.

Torniamo a baciarci con ardore, ma con una nota di dolcezza.

Una dolcezza che solo io mi ostinavo a vedere, perché io in verità speravo sempre di essere amata da lui un giorno. La verità era quella che avevamo pattuito la nostra prima notta a Tiznit: noi scopavamo soltanto, non c'era amore, solo puro sesso.

Con una mano mi tiene, palpandoli, e con l'altra spoglia il mio petto da quel striminzito top bianco, lasciando liberi i miei seni, lentamente scende a baciarmi il collo, facendomi gettare la testa all'indietro, sospirando di piacere, scende sul petto cominciando a baciarlo dal centro per poi cominciare a carezzare i seni alternando il suo tocco con dei baci.

Perdo totalmente il controllo di me.

E forse ancora oggi lo perderei.

Mi sistemo in posizione eretta prendendo la sua testa tra le mie mani cominciando a carezzare delicatamente i suoi lineamenti. Mi perdo a fissare le sue iridi color caffè, così scure, così intense tanto da farti affogare in quel mare caldo e scrutatore. Un mare che cela in se numerose porte ma se entri in quella giusta scopri un mondo unico nel suo genere. Delle iridi così cupamente abbaglianti, da ricordare le mie pur essendo somaticamente diversi che siamo, lui trasmette calore con la sua pelle bronzea mentre io trasmetto alglidia con la mia pelle d'alabastro.

Sorrido dolcemente chinandomi a baciarlo, nuovamente, in modo dolce, lento, passionale.

Mentre lui approfondisce il bacio con veemenza.

Faccio scorrere una mano lungo il suo petto nudo, disegnando cerchi immaginari con la punta delle dita facendo rizzare la sua pelle al contatto; mentre le sue mani vagano delicate sulla mia schiena facendomi rabbrividire ad ogni tocco, anche al più impercettibile. Faccio calare la mia mano sino alla cintura dei jeans neri che ha indosso, con uno scatto veloce di entrambe le mani la slaccio, per poi sbottonare i pantaloni e con l'ausilio dei piedi lo faccio scivolare ai suoi piedi insieme ai suoi boxer.

Mi solleva improvvisamente e con uno scatto deciso mi libera dei pantaloncini lasciandomi solo in mutande. Gioca lentamente con il bordo di esse, fino a romperle con uno strappo deciso lasciandomi completamente nuda in balia dei suoi occhi. Carezza delicatamente il mio volto, scendendo man mano sulla scapola, per poi scendere ancora più giù sul fianco facendomi rabbrividire e scattare verso lui in punta di piedi, mentre la sua mano prende a stringere delicatamente il mio collo.

Stento a sentire il mio corpo. La pelle rabbrividisce, le farfalle prendono a vorticare nello stomaco e la mia testa la volgo all'indietro quasi senza averlo ordinato al mio corpo.

Con una lieve spinta, dolce ma decisa spinge il mio volto davanti al suo sino a trovare le nostre labbra così vicine che non distinguiamo da chi provenga il fiato umido.

Incastro le miei iridi fredde come gli iceberg alle sue calde come l'espresso.

Ricominciamo a baciarci con più foga, prende la mia gamba destra allacciandola attorno alla sua vita per poi invitarmi a sollevare la seconda, imitando il gesto precedente mi ritrovo in braccio a lui, a baciarmi come se non ci fosse un domani. Come se non stessimo aspettando un figlio, come due tredicenni in piena crisi ormonale.

Entra in doccia con il mio corpo abbracciato al suo, apre il getto freddo e di colpo mi ritrovo contro la parete ad ansimare. Sospirare. Provare piacere, quel piacere letto in tanti libri ma che solo con lui pare realizzarsi.

Aumenta man mano la velocità delle spinte, succhiando, mordendo e leccando il mio collo nel mentre. Stringe in una mano uno dei miei seni mentre con l'altra mantiene con l'ausilio del braccio il mio peso.

Non posso fare altro che adeguarmi al suo ritmo, mentre l'acqua fredda scalfisce i nostri corpi in modo incessante, il nostro erotismo si consuma nel silenzio infranto da gemiti e sospiri.

Lo sento aumentare ancora la velocità delle spinte, muovendosi dapprima avanti e indietro e poi in modo circolare se così può essere definito.

Mantiene il ritmo finché entrambi non raggiungiamo l'amplesso, continuando a baciarci in silenzio, scendo dalle sue braccia.

Usciamo dalla doccia, per poi fissarci sotto la tenue e timida luce dello specchio, abbiamo i capelli bagnati, le labbra gonfie e rossastre anche se penso che le mie siano viola. I nostri occhi sono lucidi, le mie mani sono dietro al suo collo, e le sue attorno alla mia vita.

Ci guardiamo negli occhi per un tempo indefinito, quasi come se nessuno dei due riuscisse a rompere quel contatto.

Ci guardiamo nelle nostre iridi, mettendo a nudo le nostre anime.

Riprendiamo a baciarci.

Trasciniamo svogliatamente i nostri corpi in camera da letto. Ci stacchiamo per buttarci sul nostro talamo, sotto le lenzuola nere i nostri corpi vengono celati, ma anche li al buio torniamo a osservarci, torniamo a guardare l'uno nell'anima dell'altra.

Iniziamo nuovamente a baciarci, a stringerci.

Quasi come se ci amassimo.

Quanto vorrei che mi amasse come io amo lui.

Ci stacchiamo rimanendo in religioso silenzio. Ognuno nella sua metà di letto.

Alla fine sono io a rompere quel silenzio tombale: <<Così è questo il tuo modo di farti perdonare eh?>> domando sorridendo al buio, con gli occhi imperlati di lacrime.

<<Non credo ti sia spiaciuto>> risponde calmo, e io non replico mi limito a girarmi su un fianco e ad attendere che si addormenti.

Con una mano mi accarezzo d'istinto il ventre, iniziando a viaggiare con la fantasia.

Dopo circa un'ora, credo, mi accorgo che si è addormentato: mi avvicino lentamente, accarezzandogli la guancia, per poi sorridere e tornare distesa su un fianco.

Poco prima di cedere alle armi del sonno e della stanchezza sussurro a mezza voce: <<Ich liebe dich>>.

In quell'istante speravo mi amasse, speravo si innamorasse di me.

Ma lui non mi avrebbe mai amata e mai si sarebbe innamorato di me.

Ma ad oggi col senno di poi ho capito che lui per me non era quello giusto. 

Purtroppo allora, a differenza di stamane, non sapevo ancora cosa sarebbe successo e che quella fu forse la nostra penultima notte insieme.

Lift up - ImpossibleWhere stories live. Discover now