Capitolo 2: Famiglia

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ATTO PRIMO: DOLORE

Oggi.

The new Project blog, Family: aggiornamento n° 1, 20 maggio 2022


<<Sei un bastardo figlio di puttana come tua sorella>> ed il rumore di cocci infranti seguì l'urlo di mia madre.

Ero davanti ad un altro litigio dei miei genitori, uno scontro dettato dalle mancanze, dal tabagismo di mia madre, da me e dalle mie idee.

È stato difficile crescere con due genitori simili, ma come ha detto qualcuno tanto tempo fa: ciò che non ti distrugge ti fortifica, e nel decorrere degli anni ho forgiato una tempra di roccia ed acciaio attorno al mio cuore ed alla mia anima.

Mia madre, sarebbe dovuta essere colei che mi avrebbe amato incondizionatamente, e forse lo ha fatto, non lo metterei mai in dubbio, ma non lo ha mai pienamente, e concretamente dimostrato, nemmeno quando la vita, o il fato, le ha concesso due figlie.

A lei contrapposto vi era mio padre, un santo in terra, ma incapacitato di essere uomo. Succube come me di mia madre, alle volte sembrava soffrire della sindrome di Stoccolma, e la spalleggiava contro di me. Probabilmente nemmeno lui perché si è sposato, forse non ha ancora completamente capito cosa vuol dire avere una famiglia. 

Mia sorella era una donna d'oro, con i suoi lati oscuri. Io e lei abbiamo vent'anni di differenza, ma onestamente, in alcune cose è stata  più madre di mia madre. Ora come ora so che ha un uomo al suo fianco ed un 'figliastro', che penso adori già, anche se so che non lo amerà mai più di quanto ama me.

Ed infine io sono Thalia, la ragazza con problemi di depressione da più di due anni, cresciuta con due genitori incapaci, distrutta dalla cattiveria delle persone, incapace di fidarsi appieno degli altri, capace di distruggere tutto quello che costruisce. Forse inadatta alla società, imbranata nelle attività fisiche o pratiche, brava solo nelle attività di studio con l'aiuto della dea bendata. La ragazza dal carattere acido, che però se mi stai a cuore do il centouno per cento per te, solo e soltanto per la tua felicità.

Non scesi neanche a dividere i miei genitori,  conoscevo già il finale del film: avrei dovuto compiere una scelta. Avrei dovuto eleggere il mio protetto tra i due, ed onestamente, per quanto male mi fanno o mi abbiano fatto non sarei mai in grado di compiere una simile decisione. 

Io li amo entrambi allo stesso modo, e nonostante tutto non smetterò mai di farlo. 

Nonostante tutto il male, non potrò mai odiarli ne tranciare il legame che ci lega; anche perché ogni volta che ho pensato al giorno in cui non ci saranno più, sono scoppiata in lacrime.

Probabilmente sono sempre stata bambina su questo piano: la mia psiche, non è matura quanto dicono, forse è perché a volte spero che sia tutto un incubo, vorrei svegliarmi nel mio letto con dei ricordi diversi, un'infanzia normale, una famiglia normale ed una vita normale; ma ogni volta che mi alzo dal letto scopro che le mie speranze e preghiere sono vane.

La vita in casa non è stata una guerra ventiquattro ore su ventiquattro, o sette giorni su sette; ma il più delle volte bastava una parola sbagliata, un'arrabbiatura sul lavoro, un lavoro non fatto secondo gli standard di mia madre ed iniziava lo scontro. 

Alcune volte basta un'affermazione diversa o un'opinione discordante.

 A tutto ciò si aggiungeva lo spazio ristretto in cui si viveva, che per quanto la casa potesse essere grande è sempre stata troppo piccola per le esigenze di tutti noi.

Ed a questo distopico quadro famigliare è doveroso aggiungere i miei fantastici, ed amorevolmente detestati zii; uno più stronzo dell'altro, opportunisti come pochi, sanguisughe alla ricerca di vitto, alloggio gratuiti e denaro abbondante.

Non li ho mai considerati un ponte di salvezza, il massimo che avrebbero potuto fare era affondarmi.

I miei nonni sono morti, quasi tutti: l'unica che mi amava, è morta quando avevo solo tre anni per un brutto male e non passa giorno in cui io non la pensi per almeno un secondo. L'ho persa troppo presto. 

Il mio nonno paterno, suo marito, è morto pochi mesi prima della mia nascita, a differenza del nonno materno che è morto nel 1983. 

Poi c'è la nonna materna, o meglio: colei che odia mia madre, odia mia sorella e di conseguenza odia anche me. 

Non ho mai considerato nonna una persona che non fa gli auguri se non li riceve, che se non è cercata non cerca a sua volta gli altri; ed una volta ogni cento anni, se va bene, si ricorda della tua miserabile esistenza.

Ma questa è, ed è sempre stata il gioco morboso della mia vita, e l'unica cosa che potevo fare era cambiarla. Perché esattamente come disse un fisico: 'nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma'.

Trasformare la mia vita in meglio era il mio compito, ma non sapevo ancora cosa sarebbe successo, non avevo ancora vissuto tutto ciò che ho vissuto oggi e col rimorso del domani ed il senno di poi, nessuna Thalia, neanche la Thalia bambina ci avrebbe mai creduto.

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