Storia 119

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Carol chiuse a chiave il suo ufficio e si voltò, osservando il pavimento della fabbrica oscurata.
Odiava essere l'ultima ad andarsene di notte. Camminare sola attraverso la fabbrica le dava sui nervi. Ma non erano le macchine silenziose a spaventarla.
La fabbrica costruiva bambole. Piccole, grandi, bambole di plastica, bambole di pezza, bambole che potevano parlare, mangiare e piangere. Ogni tipo di bambola che potevi trovare tra gli scaffali dei negozi di giocattoli.
I vari pezzi delle bambole venivano assemblati sui nastri trasportatori della catena di montaggio. Carol non era spaventata di giorno, quando la fabbrica pullulava di lavoratori ed era piena di rumore. Ma camminare di notte attraverso file di braccia penzolanti, parrucche appese e teste fluttuanti la rendeva ansiosa.
Con la testa bassa, si slanciò verso l'uscita. L'unico rumore che riusciva a sentire era quello dei suoi tacchi che battevano sul pavimento. Era a metà strada quando sentì una risatina provenire da dietro di lei.
Si girò. "C'è nessuno?"
Davanti a lei c'era una fila di teste di bambole appese a degli uncini nell'oscurità. Si sentì una codarda ad ammettere che era felice di non riuscire a vedere i loro piccoli occhi neri.
Ma dopo percepì un movimento. Alla fine della fila, una delle teste si girò lentamente verso di lei, facendo cigolare l'uncino. La bambola sbatté le palpebre.
Carol si mise ad urlare, si girò e corse verso l'uscita. Dietro di lei sentì un rumore che immaginò potesse essere fatto solo da dei piccoli piedi di plastica che correvano sul pavimento.
Qualcosa passò attraverso le sue gambe, facendola inciampare e storcere una caviglia. Il suo corpo cadde a terra e l'ultima cosa che Carol percepì mentre il mondo diventava nero erano delle piccole mani che si arrampicavano sulle sue gambe.

Jim Bates sbuffò. L'ultima cosa che si aspettava di vedere questa mattina era il corpo della sua segretaria sul pavimento della fabbrica. Esaminò il cadavedere, aveva gli occhi spalancati e la bocca contorta in un urlo, e tutto ciò che poteva fare era chiedersi come era potuto accadere.
La polizia era venuta velocemente ed aveva chiuso l'edificio, ma finora non aveva trovato neanche un indizio che potesse spiegare la morte di Carol. Weston, il poliziotto che aveva risposto alla chiamata, si avvicinò a Jim. "Il comandante arriverà presto."
"Grazie," rispose Jim. "Avete qualche sospetto?"
Weston alzò le spalle. Aprì la bocca per parlare, ma venne chiamato da un altro poliziotto. Sia Jim che Weston si girarono verso di lui. Aveva trovato qualcosa sul pavimento. Si avvicinarono con curiosità. "Cosa hai trovato?" chiese Weston.
"Non vorrei caricare di problemi la sua mattinata, Mr. Bates, ma credo che ne dovrà aggiungere un  altro alla sua lista."
"Ovvero?"
Il poliziotto mostrò il problema, che squittiva a più non posso. I suoi occhi piccoli e neri brillavano e le sue piccole mani si agitavano in aria. "Penso che voi abbiate un'infestazione di ratti"

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