Storia 109

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Era perfetto. Tutti dicevano che era esattamente come me. Lo portammo a casa dall'ospedale alla sua cameretta appena dipinta e passammo le settimane successive in un susseguirsi di pappe e pannolini e perdite di sonno. Eravamo esausti, ma felici.

Aveva circa un mese quando lei venne in cucina mentre stavo preparando la colazione. Aveva un'aria strana, non l'avevo mai vista così. Le chiesi se andava tutto bene.

"C'è qualcosa che non va con il bambino," disse.

Feci cadere la padella e corsi lungo il corridoio verso la camera del bambino. Era sdraiato nella sua culla, scalciando con le sue gambe paffute guardando la giostra giocattolo sopra di lui. Quando mi vide, la sua bocca si aprì in un grande sorriso felice. Lo presi in braccio e mi girai. Lei era in piedi nel corridoio.

"A me sembra che stia benissimo. Cosa c'è che non va con lui?"

"Lui..." lei non riusciva a trovare le parole. "Lui... ha detto qualcosa. Ha parlato."

Guardai il bambino accoccolato sul mio petto, un frugoletto che quasi non riusciva ad alzare la testa.

"Deve aver fatto qualche suono che hai capito male." Lei non rispose. "Cosa pensi abbia detto?"

Lei esitò. "Mi ha detto di andare a fanculo," ha detto alla fine.

Non sono riuscito a resistere. Scoppiai a ridere. La sua espressione strana divenne una di rabbia.

"Eddai, dice una dozzina di cose al giorno che suonano come 'vaffanculo'." Lei uscì dalla stanza, con il viso che sembrava di pietra. "Perché sei così scioccata al riguardo?"

Si girò verso di me. "Perché lui-" disse puntando il dito al bambino sul mio petto- "mi ha guardata dritta negli occhi e mi ha detto chiaramente 'Vaffanculo'. Con le f enunciate e tutto il resto." E mi sbatté la porta della camera da letto in faccia.

Da quel momento le cose peggiorarono. Lei sentì il bambino dire molte cose orribili, davanti a nessun altro se non a lei. Smise gradualmente di prendersi cura di lui, rifiutando di nutrirlo o abbracciarlo o persino di stargli vicino. Diventai l'unico a prendersene cura. Alla fine lei è collassata. Era inevitabile. Smise di mangiare, smise di dormire. La trovai un giorno in bagno, con il corpo irrigidito dentro la vasca, riempita di acqua e sangue.

Dopo che gli ufficiali se ne andarono, portando con loro mia moglie morta, andai a mettere mio figlio nella sua culla. Slacciai la sua tutina e rimossi il piccolo altoparlante. Guardai la giostra, con la sua videocamera nascosta nella zebra. Era stato così facile sincronizzare parole reali con i suoi versi senza senso. Decisi di lasciare la videocamera, era un ottimo baby monitor. Gli baciai la fronte e spensi la luce, lasciando poi la porta socchiusa. Potevo sentire i suoi versi mentre camminavo nel corridoio per chiamare la mia fidanzata e dirle che l'avevo fatto.

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